di Redazione
12.02.2010 ( Aggiornata il 12.02.2010 10:05 )
E' il momento dei SUV compatti e il Nissan Juke da ultimo arrivato cerca di prendere il primato. Difficile dire se ci riuscirà, ma comunque è destinata a scrivere un nuovo capitolo nel settore sempre più affollato degli sport utility compatti, dove troviamo già la Fiat Sedici, la Suzuki SX4, la Toyota Urban Cruiser e la neonata Mini Countryman che — pur diversa come concezione — è una sua rivale diretta.
La Juke, omologata per cinque persone, lunga 4,10 metri, alta 1,56 e con un passo di 2,53, esibisce un design aggressivo e bombato. Specie nei passaruote e nel frontale. La linea di cintura è alta, i fari antinebbia grandi e di forma circolare circondano una vistosa griglia a nido d’ape sul muso. I gruppi ottici anteriori sono allungati ai lati del cofano, quelli posteriori hanno una strana ma gradevole forma a boomerang. L’apertura delle due porte posteriori ricorda quello dell’Alfa 147, con le maniglie in plastica nera che si nascondono nel montante.
L’abitacolo, con sedili bicolori e inserti in simil-alluminio, è raffinato e realizzato con materiali di ottima qualità. Soprattutto nella consolle centrale, nelle cornici delle bocchette d’aerazione, nel volante e nella leva del cambio. Sotto una piccola palpebra spiccano due grossi strumenti circolari, tachimetro e contagiri, che per stessa ammissione dei designer Nissan sono di derivazione motociclistica.
Sul piano meccanico c’è la possibilità di scegliere tra la trazione sulle due ruote motrici e quella 4x4, secondo buona tradizione Nissan. La Juke sarà proposta con tre motori: un quattro cilindri a benzina 1.6 da 118 cv e 15,2 kgm di coppia e un turbo a iniezione diretta della benzina, sempre di 1.6 litri ma da 190 cv. Uno solo il turbodiesel 1.5 dCi da 106 cv e coppia di 23,2 kgm.
Questi motori vengono abbinati a un cambio manuale a cinque e sei rapporti. In alternativa un nuovo CVT con tre modalità di guida (Normal, Sport ed Eco) ma soltanto per le due unità a benzina.
La versione da 190 cv sarà dotata del "Torque vectoring", come vedete nel video, il sistema che oltre a ripartire la coppia tra avantreno e retrotreno,è in grado di farlo pure tra la ruota di sinistra e quella di destra dell'assale posteriore, per ottimizzare le perdite di aderenza.
La Juke, omologata per cinque persone, lunga 4,10 metri, alta 1,56 e con un passo di 2,53, esibisce un design aggressivo e bombato. Specie nei passaruote e nel frontale. La linea di cintura è alta, i fari antinebbia grandi e di forma circolare circondano una vistosa griglia a nido d’ape sul muso. I gruppi ottici anteriori sono allungati ai lati del cofano, quelli posteriori hanno una strana ma gradevole forma a boomerang. L’apertura delle due porte posteriori ricorda quello dell’Alfa 147, con le maniglie in plastica nera che si nascondono nel montante.
L’abitacolo, con sedili bicolori e inserti in simil-alluminio, è raffinato e realizzato con materiali di ottima qualità. Soprattutto nella consolle centrale, nelle cornici delle bocchette d’aerazione, nel volante e nella leva del cambio. Sotto una piccola palpebra spiccano due grossi strumenti circolari, tachimetro e contagiri, che per stessa ammissione dei designer Nissan sono di derivazione motociclistica.
Sul piano meccanico c’è la possibilità di scegliere tra la trazione sulle due ruote motrici e quella 4x4, secondo buona tradizione Nissan. La Juke sarà proposta con tre motori: un quattro cilindri a benzina 1.6 da 118 cv e 15,2 kgm di coppia e un turbo a iniezione diretta della benzina, sempre di 1.6 litri ma da 190 cv. Uno solo il turbodiesel 1.5 dCi da 106 cv e coppia di 23,2 kgm.
Questi motori vengono abbinati a un cambio manuale a cinque e sei rapporti. In alternativa un nuovo CVT con tre modalità di guida (Normal, Sport ed Eco) ma soltanto per le due unità a benzina.
La versione da 190 cv sarà dotata del "Torque vectoring", come vedete nel video, il sistema che oltre a ripartire la coppia tra avantreno e retrotreno,è in grado di farlo pure tra la ruota di sinistra e quella di destra dell'assale posteriore, per ottimizzare le perdite di aderenza.
Leonardo Iannacci
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