Lamborghini, collaborazione con Boeing e University of Washington

Lamborghini, collaborazione con Boeing e University of Washington

di Redazione

08.10.2010 ( Aggiornata il 08.10.2010 12:26 )

Vedete l'aereo qui sopra? E' il nuovissimo Boeing 787 Dreamliner: è costruito per metà in fibra di carbonio, dunque consuma il 20% in meno rispetto a un aereo convenzionale di pari dimensioni. Il futuro della mobilità, ormai è noto a tutti, è proiettato verso il rispetto dell’ambiente. Che si parli di trasporti pubblici o di mezzi privati. E visto che in campo autobilistico è vietato far passi indietro in termini di prestazioni, una delle strade efficaci per far conciliare performance e riduzione delle emissioni è abbassare il peso delle vetture.
Ecco allora che Lamborghini, proprio in quest’ottica, sta dandosi parecchio daffare per apprendere tutti i segreti delle leghe leggere, e sfruttarle in futuro per rendere più performanti i propri modelli ma al contempo abbassare le emissioni. In poche parole, privilegiando il rapporto peso-potenza, il vero segreto per una sportiva coi fiocchi.
Adesso vi diamo qualche numero: 370, 455, 575 e 670. È l’escalation di potenza delle sportive a 12 cilindri di Sant’Agata Bolognese, rispettivamente Miura, Countach 25-, Diablo e Murciélago SV. Di questo passo, la prossima dodici cilindri (quasi pronta, la vedremo nel 2011) sfoggerebbe ottocento cavalli. Ma dovrebbe fare i conti con emissioni che giocoforza non potrebbero essere contenute. Dunque, la futura supercar V12 avrà certamente qualche cavallo in più dell’attuale Murcy SV — se non altro per questioni d’immagine e marketing — ma sarà soprattutto il suo peso contenuto la vera chiave di volta.
Ecco allora che entrano in gioco le partnership e le evoluzioni del proprio stabilimento che la Casa bolognese sta attuando. Dall’anno scorso, ad esempio, Lamborghini finanzia l’ACSL, Advanced Composite Structures Laboratory. È un laboratorio presso l’Univeristà di Washington il cui scopo è quello di condurre ricerche a lungo termine nei settori dell’aeronautica e astronautica, avvalendosi anche del supporto di aziende come Boeing e istituzioni come la Federal Aviation Administration. Lamborghini, da tutto questo, può avvalersi dei risultati ottenuti dalle ricerche per applicare nuovi materiali, più leggeri, resistenti e versatili, alle proprie vetture. In particolare si fa riferimento alla fibra di carbonio, e l’ACSL è deputato proprio a conoscere più a fondo le potenzialità di questo materiale, dalla sua caratterizzazione ai metodi di lavorazione e produzione.
A tal proposito, visto che la fibra di carbonio viene impiegata sulle Lamborghini già da parecchi anni (il primo telaio su base di carbonio viene realizzato nel 1983 per la Countach), per divenire ancor più padrona della materia Lamborghini ha appena reso operativo il suo nuovo ACRC, Advanced Composites Research Center. Situato a pochi passi dallo stabilimento di Sant’Agata Bolognese, è un centro di 2600 metri quadri al cui interno lavorano 30 persone fra tecnici e ingegneri. La sua missione è condurre ricerche sui metodi di progettazione e produzione dei materiali compositi, ma anche la produzione stessa sia di componenti, sia di prototipi di vettura veri e propri. L’ACRC è tra l’altro caratterizzato dalla presenza di un nuovo processo produttivo per creare elementi in fibra di carbonio estremamente complessi (è coperto da brevetto) da applicare alle prossime vetture del Toro.
È un’evoluzione dei processi RTM (Resin Transfer Molding), che compatta tramite alta pressione la struttura della fibra di carbonio, e dell’RTM sottovuoto, in cui la resina è indotta nella fibra tramite depressione; il nuovo sistema si chiama RTM Light e permette di produrre elementi in carbonio con maggior qualità e precisione utilizzando pressioni minime e temperature basse; inoltre il processo è più veloce, costa poco e richiede attrezzature meno complesse. Non resta che attendere la prossima supercar V12 tutta in carbonio, per scoprire a quanto ammonteranno il suo rapporto peso-potenza e le emissioni di CO2...

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