Morgan: sono come sono

Morgan

di Redazione

14.09.2011 ( Aggiornata il 14.09.2011 12:49 )

Cosa significa per te essere vintage?
Avere gusto per il passato nello stile e nello spirito. Significa avere un senso estetico tale per cui ci si diverte a fare una ricerca legata al passato.

Facciamo un gioco. Sei uno dei giudici di un programma musicale. Devi scegliere tre artisti per formare la tua squadra. Chi scegli per ogni decennio, partendo dagli anni ‘60 e perché?
Negli anni ‘60 direi: Luigi Tenco, Kings e i Beach Boys. Anni ‘70: Fabrizio De Andrè, David Bowie e l’Elvis di Las Vegas del periodo fat. Anni ‘80: Battiato, Divo e Duran Duran. Anni ‘90: Daniele Silvestri, Lenny Kravitz, Red Hot Chili Peppers.

Dal punto di vista musicale perché, secondo te, molti degli artisti di oggi guardano al passato e ripropongono i suoni degli anni che li hanno preceduti?
La nostra epoca è caratterizzata dagli anni ‘90. Un epoca che l’arte figurativa ha definito bene, del post moderno, uno stile che include tutti gli altri stili e li mescola tutti insieme, quindi c’è questa diffusa sperimentazione nell’accostamento di cose anche molto diverse tra loro, una ricerca estetica, che poi risale allo stesso concetto che nell’arte fu il post moderno.

Quale dei cantanti di oggi ricorderemo in futuro e quali entreranno di diritto nella storia della musica?
Sicuramente ci ricorderemo di Daniele Silvestri. Secondo me è uno piuttosto bravo.

Se dovessi scegliere tra le canzoni di tutti i tempi, quali metteresti sui tre gradini del podio?
Ne me quitte pas di Jacques Brel, Love me tender di Elvis Presley e Jingle Bells.

Quale invece la canzone che, secondo te, ha cambiato il panorama musicale?
The robots dei Kraftwerk.

In generale, di cosa hai nostalgia del passato?
Dell’ingenuità.

Quale personaggio del passato vorresti essere e perché?
Nessuno. Io non voglio essere nessuno. Io non sono nessuno.
Il tuo stile che unisce elementi dell’abbigliamento degli aristocratici dell’800 fino ad arrivare al look del Glam Rock degli anni ’70, ha attirato l’attenzione di molti stilisti a partire da Cavalli che in passato ha cucito per te una collezione vintage seguendo la tua espressione artistica. Quanto, nella vita di Morgan, è importante l’abbigliamento? Come scegli i tuoi capi e cosa soprattutto non deve mai mancare nel tuo guardaroba?
Nel mio guardaroba possono mancare le mutande, possono mancare i calzini però sono d’obbligo i fiocchi anarchici.

Quanto, nella vita di Morgan, è importante l’abbigliamento?
È un gioco. È una cosa da fare senza tanta razionalità. Ricordo che sin da bambino con mia sorella e i miei cugini giocavamo a foulard. Andavamo nel cassetto dell’armadio di mia nonna, tiravamo fuori tutti questi meravigliosi foulard di seta che aveva collezionato da quando era giovane e ci travestivamo, facevamo dei fiocchi, dei pacchetti regalo. Allo stesso modo, oggi, prendo i vestiti e mi diverto, li butto, li lancio, li abbino, li uso per quello che non sono e così una cravatta diventa una cintura, una camicia diventa un paio di scarpe. Io faccio con i vestiti quello che Brian Eno diceva che bisogna fare con gli strumenti musicali, ovvero usarli per quello che non sono stati progettati.

C’è un capo vintage che secondo te ha fatto la storia?
Senza dubbio i foulard.

Nella vita di tutti i giorni. Pantaloni o jeans?
Facciamo una gamba pantalone e una jeans.

Camicia o t-shirt?
Non so risponderti ma posso sicuramente dirti di non mettere mai una maglietta nera sotto la camicia bianca e mai la camicia fuori dai pantaloni.

Cravatta, papillon o foulard?
Papillon, ma quello da fare non quello già fatto.

Per molti sei un modello di eleganza e stile, ma lontano dai riflettori Morgan come veste? A casa, tuta, pantaloni o altro?
Pantaloncini corti e maglietta.

La notte a letto, pigiama o maglietta e mutande?
Pigiama, mentre d’inverno col freddo, mi piace molto la veste da camera.

Ho letto che sei un collezionista di strumenti musicali e alcuni, come il Piano Bass simile a quello utilizzato da Ray Manzarek, molto rari se non unici. Come nasce questa passione e cosa significa per te possedere questi strumenti e magari suonarli?
Senza magari. Per me gli strumenti vanno suonati. Io non sono un collezionista perché il collezionista vero di solito non le usa le cose che colleziona con cura. Io invece gli strumenti li vedo in questo modo, sono qualcosa di vivo e non da chiudere in un cassetto.

Quali, tra gli strumenti che possiedi, è il pezzo più pregiato e quale quello a cui sei più affezionato?
Il pezzo più pregiato è il clavicembalo, ci tengo molto.
Quale, invece, l’oggetto che vorresti ma non hai ancora?
Un altro tipo di clavicembalo.

Hai la possibilità di viaggiare nel tempo, quale epoca scegli e perché?
Vorrei scegliere l’epoca barocca e il periodo del clavicembalo.

Se prendessi il tuo iPod, cosa ascolterei?
Il clavicembalo ben temperato di Bach.

Quali sono gli artisti che hanno influenzato la tua carriera artistica?
Elvis Presley, Cesare Pavese e Bach.

Ricordi il primo disco che hai comprato?
Furia Cavallo del West.

Quale invece l’ultimo?
Non ricordo.

Chi viene a vederti dal vivo non può non notare la tua versatilità nel suonare vari strumenti, iPad compreso. Quanto la tecnologia attuale può influenzare la “creatività” artistica e qual è il vantaggio che un artista ne può ricavare?
Totalmente. Oggi giochiamo una continua partita a scacchi con la tecnologia.

Ci sono degli oggetti del passato a cui sei lagato particolarmente?
Non sono legato ai beni materiali.

Quale i tuoi prossimi impegni lavorativi?
Concerti, X-Factor su Sky e vari progetti discografici.

Quella con i Bluvertigo è da considerarsi una parentesi chiusa o in futuro potreste salire sul palco ancora insieme?
Io spero ancora di poter fare qualcosa insieme ma dipende da Andy.

Salutaci con un verso che ti rappresenta.
Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangëa; sì che di pietade io venni men così com’io morisse. E caddi come corpo morto cade. (Divina Commedia: ultima quartina Canto V - Inferno, ndi)


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