Citroen C3 Max, così corre nel CITE 2015

Utilitaria, a chi? Citroen C3 Max è lontana parente della paciosa segmento B della casa francese, tra le prime della classe quando si tratta di elogiarne le doti di confort tra tutte le rivali. Per correre nell'italiano Endurance, nel CITE 2015, però, servivano altre doti, sviluppate da 2T Course&Reglage. Servivano cavalli, leggerezza, un assetto affilato come una lama per staccare il tempo tra i cordoli. Tutto fatto. Le forme di C3 Max restano quelle grossomodo della vettura di serie, tutto il resto è stato profondamente rivisto. A cominciare dalla scocca, alleggerita da Procar Motorsport, che ha curato anche l'integrazione del rollbar e l'assemblaggio dei vari componenti, elettronica inclusa. Un peso risultato inferiore al minimo regolamentare, così con l'ausilio della zavorra in punti ben precisi si è raggiunto il limite ed equilibrata la dinamica di marcia. Dai 940 kg si è passati a 1010 kg. Un contributo importante al contenimento delle masse arriva dalla carrozzeria, in gran parte in vetroresina e fibra di carbonio, sulla quale fa sfoggio un'aerodinamica importante, dallo splitter anteriore all'enorme ala ancorata su una struttura interna a sua volta vincolata al rollbar, passando per carreggiate notevolmente allargate e con sfoghi d'aria funzionali a ridurre le turbolenze nel vano ruota. I cavalli sono garantiti dal motore 1.6 litri turbo, elaborato da MC Motortecnica per arrivare a 230 cavalli e 400 Nm di coppia massima, gestiti da un cambio Sadev 6 marce. Sul versante dell'assetto, si contano ammortizzatori Ohlins a 4 vie, del tipo impiegati anche nel mondiale WTCC, preparati da Andreani, mentre le ruote sono da 18 pollici. Staccate garantite da freni AP Racing, con pinze a 4 pistoncini davanti e 2 due dietro, dal diametro rispettivamente di 335 e 220 millimetri. Nella trasposizione da strada a pista, l'avantreno e buona parte degli elementi al posteriore sono stati presi in prestito dalla sorella Citroen DS3 nella specifica R3. Quanto fa? Ben 249 orari il dato dichiarato. Fabiano Polimeni