Nissan-Renault, cresce il gigante l'aquisizione del 34% di Mitsubishi

Nissan-Renault, cresce il gigante l'aquisizione del 34% di Mitsubishi

Ghosn con una manovra ingegnosa fa spiccare il volo al Gruppo nippo-francese

di Piero Evangelisti

07.07.2016 20:16

L’industria dell’automobile si divide in due grandi blocchi ben distinti: da una parte i costruttori premium - in crescita costante – ai quali i clienti continuano a riconoscere margini molto elevati, e dall’altra i grandi Gruppi generalisti, impegnati in un’estenuante ricerca di alleanze, sinergie, economie di scala, partnership e joint-venture.

Poche sono le Case che sfuggono a queste regole. Una, fino a qualche mese fa, era Mitsubishi Motor Corporation, che viaggiava in apparente serena autonomia con circa un milione di vetture vendute ogni anno, sparpagliate un po’ ovunque, senza un mercato di riferimento (meno di 100mila le unità vendute in Usa lo scorso anno) al di fuori di quello giapponese. Quello dove in aprile è scoppiato lo scandalo delle emissioni truccate delle sue “kei-car”, le piccole vetture vitali per le sovraffollate metropoli nipponiche. 

Non un dieselgate qualsiasi, ma un’abitudine alla manipolazione che durava da 25 anni, una falsificazione scoperta e denunciata da Nissan che a Mitsubishi faceva produrre le “kei car” con il suo brand. Nel Paese del Sol Levante, dove il senso dell’onore è fortissimo, arrivano ammissioni e confessioni. Mitsubishi perde in borsa la metà del suo valore e il titolo crolla: per la Casa dei tre diamanti sembra non esserci futuro finchè non entra in scena Carlos Ghosn, il piccolo zar dell’Alleanza Renault Nissan, indirettamente danneggiata dalla vicenda. Che mette sul tavolo 1,9 miliardi di euro e acquista a prezzi di saldo il 34% di MMC. Una quota che, secondo la legge nipponica, conferisce a chi la possiede il controllo di una società.

 
Da entrambe le parti si parla di cooperazione, di scambi di competenze, di condivisione. Si loda Ghosn come mago delle partnership, ma, di fatto, Renault-Nissan che lo scorso anno ha venduto circa 8,5 milioni di veicoli, si è mangiata Mitsubishi con un’operazione che la proietta nell’olimpo dei costruttori da oltre 9 milioni di pezzi l’anno, alle spalle di Toyota, VW e General Motors. Una posizione difficilmente immaginabile 17 anni fa, quando Renault acquistò il 43% di Nissan (salvandola dalla sicura bancarotta) e i giapponesi il 15% della ex Règie da poco privatizzata.

Dando vita a un’alleanza che apparve subito decisamente sbilanciata a favore di Parigi. A gestire con successo questo non facile equilibrio di forze è stato Carlos Ghosn, prima come risanatore di Nissan e poi come capo incontrastato delle due Marche.

L’acquisto di Mitsubishi da parte del socio giapponese potrebbe guastare l’armonia all’interno dell’Alleanza dove, da tempo, Nissan chiede una maggiore partecipazione nel capitale di Renault. Mentre sul fronte transalpino il ministro dell’Industria Macron minaccia addirittura una legge speciale per contenere lo stipendio di Ghosn che nel 2015 è salito a 7,5 milioni di euro per la sola poltrona in Renault. Si prospettano tempi duri per il piccolo zar? Lui, per ora, fa parlare i dati dei bilanci dove spicca l’aumento del 48% degli utili realizzato da Renault lo scorso anno. Un risultato che dovrebbe far riflettere anche il più strenuo sostenitore del politically correct.

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