Sergio Marchionne, i 14 anni che hanno trasformato l'auto italiana

Sergio Marchionne, i 14 anni che hanno trasformato l'auto italiana

L'acquisizione di Chrysler e la nascita del sesto gruppo automobilistico al mondo, la globalizzazione del marchio Jeep, il nuovo respiro internazionale dell'azienda, un solo protagonista

di Paolo Matteo Cozzi

21.07.2018 12:21

L’ultimo successo: l’azzeramento del debito di FCA. L'ultima volta invece che l'avevamo visto di persona era lo scorso 26 giugno, quando consegnò una speciale Wrangler con la divisa dei Carabinieri all'Arma, affinché potesse garantire la sicurezza degli italiani anche dalle spiagge. La prima, quella della riviera romagnola. Il padre di Sergio Marchionne era un maresciallo dei Carabinieri, per lui quello fu un momento molto importante. Personalissimo, nel suo suo ruolo di personaggio pubblico. E per noi che c'eravamo, fu toccante intuire la difficoltà di quel momento. Era molto affaticato il condottiero del Lingotto. E, ironia della sorte, la consegna di quella Jeep speciale nella sua ultima uscita pubblica con la stampa, sarebbe poi diventata il passaggio di testimone al nuovo amministratore delegato Mike Manley. Quel 26 giugno, ancora "solo" capo proprio di Jeep.

Sergio Marchionne se ne va dopo 14 anni alla guida di Fiat prima, trasformata in FCA dopo la fusione con Chrysler, e anche di Ferrari, in seguito. Lascia in eredità conti in ordine, una posizione di mercato che vedrà nel prossimo quinquennio il marchio Fiat concentrarsi sempre di più sulle questioni nazionali lasciando a Jeep compito (e volumi) per la scena internazionale. Insomma: belle macchine, buoni affari. Cioè esattamente ciò che il suo ruole impone.

Marchionne (66 anni) avrebbe dovuto rimanere in FCA fino a metà anno venturo, nel 2019 è prevista infatti la ratifica del bilancio 2018, rimanendo però al volante di Ferrari almeno fino al 2021. Ceo della Fiat dal 2004, entrato in azienda pochi giorni dopo la morte di Umberto Agnelli e a poco più di un anno da quella dell’Avvocato Gianni Agnelli, acquisisce nel 2008 la fallita Chrysler. Là in America le cose vanno male, l’era della presidenza Obama si apre con una crisi senza precedenti e le Big Three dell’auto sono al collasso. Con loro, l’intero comparto automotive e l’economia nazionale.

Quando il 20 gennaio 2009 Fiat annuncia l’ingresso nel capitale Chrysler, nasce il sesto gruppo automobilistico al mondo. Il manager abruzzese cambia le regole del gioco: nel 2010 disdice il contratto nazionale e successivamente Fiat esce da Confindustria, Chrysler torna all’utile già nel primo trimestre 2011, nel 2014 sale anche in Ferrari e la porta in Borsa. Rilancia Alfa Romeo e Maserati, prepara un piano di rilancio dei marchi ben articolato, pareggia il bilancio nel 2018.

Come detto, l’uscita da FCA con passaggio di testimone interno all’azienda era prevista per il 2019; coi conti in ordine, un piano avviato e 14 anni spesi infaticabilmente a rimettere in ordine un orgoglio nazionale, la Fiat con la sua galassia di marchi. Come spesso irrimediabilmente accade, certe cose capitano prima del previsto.

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