FCA-Renault, ora è più complicato

FCA-Renault, ora è più complicato

Lo Stato francese cambia linea. Vuole governance a guida Renault, sede legale a Parigi e anche un dividendo. Tutto il contrario della prima proposta FCA. E Nissan aggiunge: "Dobbiamo rivedere tutto l'accordo"

di Pasquale Di Santillo

03.06.2019 16:42

Non era una passeggiata. Era intuibile, adesso è ufficiale. Fino all’apertura Nissan della scorsa settimana, la fusione tra Renault e FCA somigliava a qualcosa di fattibile, auspicabile e anche vantaggioso per tutti. Ora un po’ meno. Se davvero la strada si è fatta in salita, e quanto, lo capiremo domani al CdA di Renault. Intanto vi spieghiamo perché la vicenda si è complicata.

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La differenza la sta facendo il diverso atteggiamento del Governo francese, che lo ricordiamo è socio di Renault, Governo che, probabilmente sensibilizzato da qualcuno ha improvvisamente cambiato orientamento rispetto alla scorsa settimana. La lettera originaria di Elkann a Renault parlava di fusione paritetica, governance a guida FCA e con una sede in Olanda. Ma nel week end la Francia ha chiesto al Lingotto ulteriori garanzie, con un incontro a Parigi tra il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire e lo stesso il presidente di FCA, John Elkann.

Le indiscrezioni di Le Monde

Secondo le indiscrezioni raccolte dal quotidiano Le Monde, FCA avrebbe sostanzialmente accondisceso, con “John Elkann, attuale presidente di FCA, al posto di presidente del consiglio d'amministrazione e Jean-Dominique Senard, direttore generale (Ceo) delle due aziende e membro del consiglio". Il tutto per una "durata di quattro anni e dotato di un meccanismo di salvaguardia che permetta di evitare che il potere vada nelle mani di un solo azionista".

Sempre secondo Le Monde negoziati sono in corso "sulla questione di un possibile dividendo eccezionale versato a Renault per compensare un potenziale squilibrio". Secondo fonti del ministero francese dell'Economia, quella di FCA è "un'offerta amichevole e lo deve restare".

"Lo Stato francese non è senza scelta. Analizzeremo l'insieme del 'deal' per vedere se è equo oppure no", avvertono a Parigi, aggiungendo: "Saremo attenti al fatto che gli impegni presi, in particolare sull'impronta industriale e la localizzazione dei centri di decisione e di ricerca, siano controllabili e verificabili". Inoltre, "con il 7,5% del nuovo insieme, lo Stato dovrà essere rappresentato nel Consiglio di Amministrazione della holding".

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Il ruolo dello Stato francese 

È proprio l’atteggiamento, quella frase “lo Stato francese non è senza scelta” che suona male, cine una sorta di avvertimento a chi starebbe per sfruttare la situazione e prendersi un vantaggio, come se Renault non fosse capace di difendersi da sola.

Quello che sorprende ancora di più, in quest’ottica è l’atteggiamento FCA: perché in assenza di una posizione ufficiale, le voci riportate sempre da Le Monde parlano di una sostanziale adesione da parte di Elkann alla versione dello stato francese, con sede della nuova alleanza a Parigi, governance a guida francese e anche dividenti per Renault. Cosa questa che suona ancora più paradossale visto che la Borsa, al momento valga FCA 22,5 miliardi di euro, 6 in più di Renault e se ci dovesse essere un dividendo questo dovrebbe essere indirizzato agli azionisti FCA

La precisazione di Nissan

A complicare ancora di più il panorama che precedere il CdA di Renault - non a caso? - interviene Nissan, di cui in una prospettiva industriale corretta né FCA né Renault possono fare assolutamente a meno in virtù del bagaglio di tecnologie e brevetti.

Hiroto Saikawa, CEO di Nissan, precisa in una nota alcuni paletti che sembrano negare l'inclusione automatica del marchio giapponese nella nuova società, e che suggeriscono invece la nascita di un rapporto esterno ancora tutto da definire, come alleato.

A maggior ragione se come sembra la governace dovesse essere francese, che dopo il caso Ghosn per i giapponesi è come avere il diavolo all’uscio. “La proposta attualmente in discussione tra FCA e Renault  è una fusione completa che, se realizzata, altererebbe significativamente la strutturadel nostro partner Renault. Ciò richiederebbe una revisione fondamentale della relazione esistente tra Nissan e Renault".

Hiroto Saikawa è fin troppo netto: "Dal punto di vista della protezione degli interessi di Nissan, Nissan analizzerà e prenderà in considerazione i suoi rapporti contrattuali esistenti e il modo in cui dovremmo operare in futuro".

Le dichiarazioni di Di Maio

Sulla questione FCA è intervenuto, finalmente, anche Luigi Di Maio. Il ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali ha dichiarato: "Sono in contatto con i vertici di FCA. Stiamo seguendo come Governo l'operazione FCA-Renault che, vista la portata, vede il nostro Paese tra i suoi protagonisti. Il mio auspicio è che possa creare più lavoro ma le trattative sono ancora in corso.

Diamo per scontato che si salvaguardino prima di tutto i lavoratori e che, piuttosto, attraverso il mantenimento e il potenziamento del piano di investimenti sugli stabilimenti italiani, questi aumentino nel prossimo futuro. Lo Stato ha già supportato e supporta FCA, sia nell'interesse dei lavoratori che dell'azienda - ha continuato su Facebook il vicepremier -. Lo ha fatto prima di tutto nel rispetto della tradizione di un marchio indissolubilmente legato all'Italia e alla sua storia e che ci auguriamo continui a essere rispettato, perché solo in quel caso staremmo parlando di un'operazione di crescita e sviluppo aziendale come da noi intesa.

L’obiettivo dichiarato di questa operazione è una partnership tecnologica che permetta lo sviluppo di nuovi prodotti e la crescita del comparto automotive in Europa e in Italia. Stiamo monitorando l'operazione per conoscere il notevole valore aggiunto che dovrà portare all'Italia. L’auspicio è che l'operazione crei più occupazione portando più tecnologia e più crescita al nostro mercato dell'automotive".

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