Mercato auto Italia, crollo d'aprile: -97,5%

Mercato auto Italia, crollo d'aprile: -97,5%

Il ministero dei Trasporti ha rilasciato i dati ufficiali del mese: sono state vendute solo 4.279 vetture. Male anche Fca: 1.620 auto in Italia e -96,3%

di Redazione

05.05.2020 ( Aggiornata il 05.05.2020 10:47 )

Le stime di Unrae prima della fine di aprile non facevano ben sperare, ma adesso il ministero dei Trasporti ha rilasciato i dati ufficiali del mese: il mercato auto in Italia ha subìto un crollo del 97,55% rispetto allo stesso periodo del 2019. In totale, sono state vendute solo 4.279 auto. Ampliando il raggio, nei primi quattro mesi del 2020 si parla di 351.611 immatricolazioni, cioè -50,69% paragonato al periodo gennaio-aprile dello scorso anno.

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Classifica per Gruppi

E i grandi Gruppi auto soffrono. È il caso di Fca che ad aprile ha venduto 1.620 auto in Italia. Si tratta del 96,3% in meno rispetto allo stesso mese del 2019. La quota è del 37,9% (+12,6%). Nei primi quattro mesi dell’anno, le immatricolazioni del gruppo sono 87.504, in calo del 50,39% rispetto all'analogo periodo dell'anno scorso.

Analizzando i singoli brand, ad aprile crescono Fiat (22,65% di quota, +5,7%), Jeep (9,2% di quota, +5,5%), Alfa Romeo (3,4% di quota, +2,2%). Uno sguardo anche alle auto più vendute del mese: la Panda si conferma regina assoluta, seguono le Fiat 500X e Tipo e le Jeep Compass e Renegade. Ragionando sui primi quattro mesi dell’anno ci sono segnali positivi per i marchi Fiat e Lancia, rispettivamente con quote del 16,3% (+0,6%) e del 3,7% (+0,25%). Ben cinque modelli Fiat tra le dieci auto più vendute da gennaio ad aprile: Panda, 500 e 500X, Lancia Ypsilon e Jeep Renegade.

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L’analisi di Promotor

Se si considera che le immatricolazioni di aprile valgono circa il 9% di quelle di un intero anno, proiettando il dato su un intero anno si ottiene un volume analogo a quello del 1949 quando le immatricolazioni furono 48.883. Ovviamente il dato di aprile, come quello di marzo (-85,42%), è dovuto all'emergenza coronavirus” fanno sapere dal Centro Studi Promotor. Nonostante le concessionarie abbiano riaperto, “il cammino per tornare alla normalità è lungo e accidentato, come emerge dal clima di fiducia degli operatori del settore. Questo indicatore è crollato dal 33,3 di gennaio al 3,6 di aprile, anche se un piccolo supporto può venire dal fatto che la gente ha capito che il mezzo più sicuro per limitare il contagio è l'auto privata”.

Si può tornare alla normalità? Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, prova a rispondere: “Ci vuole una terapia d'urto come emerge anche a livello europeo. Di grande interesse è l'apertura a incentivi alla rottamazione anche con l'acquisto di vetture nuove ad alimentazione tradizionale, da parte del vicepresidente della Commissione europea e commissario per il clima Frans Timmermans. Una campagna incisiva di rottamazione non può riguardare soltanto la sostituzione di vecchie auto con vetture a emissione zero perché non esistono al momento le condizioni per una diffusione su vasta scala di auto elettriche”.

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Le richieste al Governo

Dati allarmanti anche da Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica. Rispetto al bimestre marzo-aprile 2019, quest’anno sono state perse 361.000 immatricolazioni (-51%). “La fase 2 di graduale riapertura delle attività produttive e commerciali ha alle spalle i 50 giorni più difficili del secondo dopoguerra per la nostra economia” dichiara il presidente Paolo Scudieri. “I dati del mercato ad aprile sono quelli di un mercato fermo, com'era prevedibile. Quello che più conta è concentrarsi su una rapida ripartenza, visto che la riapertura dei concessionari, da sola, non basta certo a riavviare il mercato, e, con esso, la filiera produttiva automotive”.

Arrivano, dunque, in automatico le richieste al Governo che comprendono misure a supporto della domanda, oltre a “un incremento del fondo Ecobonus 2020 per proseguire l'incentivazione delle auto Bev e Phev e la previsione di una estensione del bonus alle auto ad alimentazione alternativa con emissioni di CO2 da 61 a 95 g/km. Inoltre, visto il considerevole numero di vetture accumulate in stock da concessionari e produttori durante il lockdown, per evitare che il loro smaltimento blocchi il riavvio della produzione e per dare un immediato impulso alla ripresa delle vendite in un momento in cui la fiducia dei consumatori è bassa, riteniamo possa essere di grande efficacia un incentivo all'acquisto delle vetture in stock prodotte prima del lockdown”.

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