Progettate per far concorrenza alle icone su quattro ruote, spesso anche a fronte di investimenti esorbitanti, non sono mai riuscite a imporsi e, in alcuni casi, non hanno mai raggiunto la produzione fermandosi al prototipo

Supercar, la top 10 delle sportive dimenticate

<p>Di <strong>supercar</strong> ce ne sono a bizzeffe. Tantissime ci hanno fatto sognare e molte altre, invece, sono state una nuvola di fumo. Presentate come le più veloci, le più potenti e le più “tutto” di sempre sono <strong>finite presto nel dimenticatoio</strong>, anche a fronte di investimenti economici importanti. Ma quali sono queste principesse mai diventate regine? Ne abbiamo selezionate <strong>dieci</strong> che, nella loro breve carriera, non sono mai riuscite a sedersi sul trono ma sono state presto declassate.</p>
<p><a href="https://www.auto.it/annunci-auto-usate/" target="_blank" rel="noopener">Cerchi un'auto usata? Sfoglia il nostro listino</a></p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Panther 6 (1977)</h2>
<p></p>
<p>Prodotta dall’inglese Panther Westwinds dal 1977 al 1978, la <strong>Panther 6</strong> è stata pensata come un’auto sportiva per eguagliare vetture come Ferrari o Lamborghini e, allo stesso tempo, garantire il lusso di una Rolls Royce. Un obiettivo ambizioso che ha fruttato <strong>due soli esemplari</strong>, uno bianco e uno nero. Il modello è una cabriolet a sei ruote spinta da un V8 a doppio turbocompressore da 8.193 cc, ma non sono mai stati resi noti dati ufficiali sulle prestazioni della Panther 6. All’interno, il lusso dichiarato non manca: rivestimenti in pelle Connolly e strumentazione di bordo all’avanguardia per l’epoca.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Aston Martin Bulldog (1979)</h2>
<p></p>
<p>Quando pensi alle produzioni che hanno fallito le attese. Ecco la storia di <strong>Aston Martin Bulldog</strong>, presentata nel 1979: accolta con curiosità e stupore dagli appassionati del settore grazie al suo <strong>design futuristico</strong> e il motore ad alte prestazioni. Ne dovevano essere realizzati tra i 12 e i 25 esemplari, ma la Bulldog è rimasta un <strong>unicum</strong>, poi venduta dalla Casa automobilistica a un acquirente in Medio Oriente.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Wolfrace Sonic (1981)</h2>
<p></p>
<p>L’eccezione di questa top 10. La Wolfrace Sonic non è <strong>mai stata concepita per la produzione</strong>, tutti sapevano che sarebbe stata un pezzo unico. Un pezzo unico ma camuffato da grande macchina pubblicitaria (ovvero, tantissimi investimenti). Le cose non sono andate come sperato e la Sonic è finita presto nel dimenticatoio. Si tratta di una vettura a <strong>due posti e sei ruote</strong>, spinta da due Rover V8.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Jaguar XJR-15 (1990)</h2>
<p></p>
<p>Prodotta da Jaguar Sport tra il 1990 e il 1992 in solo<strong> 50 esemplari</strong>, la <strong>XJR-15</strong> è un’auto sportiva dal prezzo esorbitante (oltre 960mila dollari all’epoca). La meccanica deriva dalla XJR-9, vincitrice della 24 Ore di Le Mans. A spingerla un V12 da 5.993 cc, 456 CV e %69 Nm, potenza e coppia trasmessi alle ruote motrici posteriori tramite un cambio a 6 marce manuale senza sincronizzatore. Telaio e carrozzeria sono stati realizzati in fibra di carbonio e Kevlar.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Maserati Chubasco (1990)</h2>
<p></p>
<p>L’idea iniziale era farla diventare l’<strong>antagonista della Ferrari</strong>, con una produzione di 450 esemplari in tre anni. Naturalmente le cose non sono andate così per la <strong>Maserati Chubasco</strong> disegnata da Marcello Gandini, <strong>rimasta un concept</strong>. Coupé biposto dotata di grandi prese d’aria lungo i fianchi, tetto scorrevole e l’optional del maestoso alettone posteriore. A spingere la Chubasco lo stesso motore della Maserati Shamai da 3.271 cc e 340 CV.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Cizeta V16T (1991)</h2>
<p></p>
<p>Progetto sfortunato dell'ingegnere Claudio Zampolli e della sua collaborazione finanziaria con il musicista Giorgio Moroder. Nel 1991, entrambi affidarono a Marcello Gandini il compito di disegnare questa vettura per la Casa modenese, nata da pochi anni. <strong>Cizeta V16T</strong> era un'auto bella e potente. Una coupé sinuosa, il cui punto di forza era la motorizzazione: era spinta infatti da un 16 cilindri aspirato da 6 litri montato in posizione trasversale, quattro valvole per cilindri, per una potenza accreditata di 540 CV. Le prestazioni erano da supercar moderna: 328 km/h di velocità massima, 4 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h. Un prodotto artigianale finissimo, in un'edizione limitatissima: <strong>10 soli esemplari</strong>. La V16T non conobbe fortuna, probabilmente per i costi esosi. Da lì, di conseguenza, nel 1995 venne interrotta la produzione, e la fine per il piccolo Costruttore emiliano.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Isdera Commendatore 112i (1993)</h2>
<p></p>
<p>Il nome dell’auto è un chiaro <strong>omaggio a Enzo Ferrari</strong>. La vettura, una sportiva, è stata presentata al Salone di Francoforte nel 1993 e di <strong>esemplari</strong> costruiti ce sono solo <strong>due</strong> (il secondo realizzato sei anni dopo con cilindrata maggiorata). L’originale monta un V12 Mercedes da 6 litri che eroga più di 410 CV, velocità massima fino a 341 km/h e accelerazione da 0-100 in 4,7 secondi. Sia le portiere che il cofano motore sono ad ali di gabbiano e lo specchietto retrovisore è a periscopio, quindi non ci sono i tradizionali specchietti laterali.</p>
<p><a href="https://www.auto.it/news/news/2020/06/11-3059889/top_10_le_auto_cult_delle_serie_tv/" target="_blank" rel="noopener">Top 10, le auto cult delle serie tv</a></p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Bristol Fighter (2004)</h2>
<p></p>
<p>Portiere ad ali di gabbiano anche per la <strong>Bristol Fighter</strong>, la sportiva coupé prodotta dal 2004 al 2011. A spingerla un motore V10 da 7.996 cc, poi modificato in seguito fino a erogare 525 CV e 698 Nm (successivamente, sulla Fighter S il motore viene potenziato per raggiungere 628 CV). Accelerazione da 0-100 in circa 4 secondi e velocità massima di 340 km/h.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Gumpert Apollo (2005)</h2>
<p></p>
<p>Ci sono delle produzioni, che già in fase iniziale, fanno intuire l’esito negativo. Come il caso della <strong>Gumpert Apollo</strong> prodotta tra il 2005 e il 2021. Il prototipo, completato nel 2004, si è<strong> schiantato durante un test promozionale</strong>: danni gravissimi, che hanno costretto il team di ingegneri alla ricostruzione della vettura. Il modello finale (costruito in circa 40 esemplari prima della cessazione del Marchio) presenta portiere ad ali di gabbiano che si aprono al centro del tetto, oltre a una potenza da 650 CV e 805 Nm erogati da un V8 biturbo da 4,2 litri di origine Audi.</p>
<p><div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div></p>
<h2>Weber Faster One (2008)</h2>
<p></p>
<p>Prodotta dalla Casa svizzera Weber, la<strong> Faster One</strong> è spinta da un motore V8 da 7 litri (e quattro serbatoi) con doppia sovralimentazione, che produceva 900 CV dichiarati. La velocità massima dovrebbe stare sopra i 500 km/h, ma non ci sono dati ufficiali o prove certe. Abbiamo scocca in fibra di carbonio e freni in carboceramica e, tra gli optional, anche un sistema multimediale con accesso a Internet e TV.</p>
<p><a href="https://www.auto.it/news/news/2020/11/12-3589324/auto_nuove_ecco_la_top_10_delle_piu_affidabili/" target="_blank" rel="noopener">Auto nuove: ecco la Top 10 delle più affidabili</a></p>

<p>Progettate per far concorrenza alle icone su quattro ruote, spesso anche a fronte di investimenti esorbitanti, non sono mai riuscite a imporsi e, in alcuni casi, non hanno mai raggiunto la produzione fermandosi al prototipo</p>