Arabia Saudita, protesta contro il divieto alla guida per le donne: ragazza in prigione per più di 5 anni

Arabia Saudita, protesta contro il divieto alla guida per le donne: ragazza in prigione per più di 5 anni© Getty

La  31enne Loujain Al-Hathloul era già stata arrestata nel 2018, quando aveva avviato la sua campagna di promozione per il diritto delle donne di guidare un mezzo di trasporto. Una battaglia fortunatamente vinta anche se la giovane dovrà restare in carcere

di Redazione

30.12.2020 13:16

Combattere per gli stessi diritti e per le stesse opportunità tra donne e uomini in Arabia Saudita è ancora decisamente molto complicato. Il 2020 si chiude con una brutta notizia per Loujain Al-Hathloul, l'attivista 31enne che si batte da sempre per affermare i diritti umani e per questo è molto conosciuta non solo nel suo paese. La giovane infatti, come conferma la sorella Lina tramite Twitter, è stata condannata a 5 anni e 8 mesi di carcere per aver iniziato una campagna di protesta contro il divieto di guida per le donne nel 2018.

Loujain era già stata arrestata proprio due anni fa, dove è tutt'ora, giudicata colpevole dalla Corte di Giustizia per aver commesso "diverse attività proibite dalla legge contro il terrorismo". Il giudice visti i 2 anni e 7 mesi di pena già scontati ha previsto la sospensione della pena di 2 anni e 10 mesi con la sua liberazione prevista, per ora, nel marzo del 2021. Una speranza per lei ma anche per la sua famiglia che non la vede dal 2017 e non la sente più al telefono dallo scorso novembre quando aveva annuciato loro uno sciopero della fame.

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Un divieto di guida abolito nel 2018

Prima di allora infatti in AS le donne non potevano mettersi al volante di una vettura, di una moto, di un camion, o di qualsiasi mezzo di trasporto, ma potevano solo salire come passeggere accompagnate da un uomo (fratello, marito, autista ecc.). Una situazione fortunatamente terminata nel 24 giugno del 2018, proprio dopo due settimane dell'arresto di Loujain, con la caduta del divieto storico di guida per il sesso femminile nell'ultimo paese al mondo che ancora non aveva riconosciuto questo diritto a tutti.

Come Loujain Al-Hathloul anche altre donne come Iman Al-Nafjan e Aziza Al-Yousef, per il loro impegno in favore dei diritti umani, sono finite in carcere, dove hanno subito torture e violenze sessuali, con l'accusa di terrorismo rischiando una pena detentiva fino a 20 anni. A poco purtroppo sono valsi gli impegni, tutt'ora portati avanti, di Amnesty International, delle organizzazioni per i diritti umani internazionali e di molte nazioni (dall'Unione Europea fino al Canada) che ne avevano chiesto la scarcerazione.

Diritti ancora da conquistare per le donne

Eppure spesso l'unico paese al Mondo senza parlamento, insieme al Vaticano, accoglie eventi internazionali di grande rilevanza mediatica. A Ryad lo scorso novembre si è tenuto il G20 ma ospita regolarmente le maggiori competizioni sportive internazionali come Formula 1 (confermato dalla Fia il GP di Jeddah nel 2021), Formula E e che da due anni ha consentito ad Amna Al-Qubaisi di essere la prima donna pilota dell'Arabia Saudita al volante di una monoposto in Formula 4.

Solo dallo scorso febbraio è riuscita a istituire un campionato di calcio femminile e solo dal 2012 permette l'educazione fisica nelle scuole pubbliche femminili e la frequentazione delle palestre esclusivamente femminili. Mentre è dal 2019 che le donne possono arruolarsi nell’esercito saudita, una decisione presa un dopo anno della loro entrata nel corpo della polizia. Tutti piccoli traguardi conquistati anche se la strada è ancora lunga e molto tortuosa per tutti i promotori e le soprattutto le promotrici di un cambiamento.

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