Inchiesta sulle assicurazioni auto

Inchiesta sulle assicurazioni auto

di Redazione

03.08.2010 ( Aggiornata il 03.08.2010 11:09 )

Accanto alla batosta per l’aumento dei pedaggi autostradali - scattato il primo luglio, il secondo in un anno - c’è stata un’altra stangata, quella dell’aumento delle polizze auto. Che però ha suscitato poca eco sui giornali, anche se la notizia che accompagnava l’aumento a due cifre della RC-auto era clamorosa: l’Isvap, l’ente statale che sorveglia le assicurazioni, ha finalmente preso posizioni nette contro le imprese. E ha rivelato alla stampa quello che auto scrive da tempo, ovvero che le polizze auto, in Italia, costano praticamente il doppio di quanto praticato in Germania, in Francia e in Spagna: vale a dire 407 euro contro 222, 172 e 229 euro, rispettivamente nell’ordine.
Non solo, ma nel periodo 2002-2009 il premio medio per l’Italia è cresciuto del 18% contro il 7,1% della media europea. Quindi eravamo fuori da tempo e, a quell’aumento, ora si aggiunge la stangata 2010. É un’autentica partita a poker, col trucco, perché nulla va nel senso giusto. Ricordate l’indennizzo diretto? La trovata che Governo e imprese di assicurazione - con il beneplacito di alcune associazioni di consumatori – avevano sbandierato come portatrici di riduzioni consistenti (si diceva dal 15 al 30% dei costi assicurativi), grazie all’ eliminazione di gran parte delle spese legali? L’avete vista voi la riduzione? Non solo non c’è stata, non solo i rimborsi ora vengono fatti con cifre tirate all’osso, “prendere o lasciare”, ma sono nati come funghi centinaia di uffici pseudo-legali, che si offrono di trattare con le assicurazioni al posto del vostro legale, che vantano ottimi rapporti con i liquidatori e che si accontentano di una modesta percentuale…

Il vizietto di gonfiare

Sapete qual è il meccanismo che le assicurazioni hanno inventato per scambiarsi i risarcimenti? Ognuno paga al proprio assicurato i danni provocati da terzi, ma alla fine dell’anno la compensazione fra le imprese non avviene sommando i risarcimenti effettivamente pagati, ma semplicemente moltiplicando il numero dei sinistri risarciti, per il costo medio di essi, calcolato a consuntivo. È fin troppo ovvio comprendere che nessuna Compagnia risarcisce a cuor leggero il proprio assicurato quando vede che il danno è superiore a quello medio, perché sa che, a fine anno, questa differenza non gli verrà rimborsata.
L’Ania, l’associazione delle imprese, si difende attaccando. Denuncia che in Italia 8,6 automobilisti su 100 denunciano un sinistro all’anno, quasi il doppio della Francia e almeno il 20% in più della media europea. È vero, gli italiani hanno il vizietto di considerare l’incidente come un “ ammortizzatore sociale”, un grazioso omaggio che la collettività porge alla “fortunata vittima”. Persone rispettabili non ritengono affatto scorretto, o eticamente riprovevole, moltiplicare per due o per tre l’importo dei danni subiti. E molte altre sono disposte a inventare incidenti o a testimoniare un evento mai accaduto. Ma forse non sanno che l’anno dopo questi costi verranno spalmati su tutti con un relativo, congruo aumento dei premi.
Purtroppo ciò accade con la tacita connivenza delle Compagnie, che, infatti, evitano di adottare l’unico strumento in grado di cancellare il 90% degli incidenti finti, dei colpi di frusta inesistenti, dei danni gonfiati dai carrozzieri: cioè un premio, uno sconto davvero significativo, per chi non denuncia sinistri, non subisce incidenti, e, nel contempo, più controlli e sospetti sui furbi destinatari di risarcimenti più volte all’anno. Invece, si premia solo – ma in misura ridicola – chi non provoca incidenti.

Un premio a chi non subisce

Ma la novità comporterebbe per le Compagnie lo scambio di informazioni, la costituzione di un data base nazionale, una gestione oltremodo rapida dei risarcimenti, un premio ai virtuosi che, per essere efficace, deve compensare realmente la prudenza e l’abilità di guida, oltre che la voglia di essere onesti. E ciò richiederebbe motivazioni etiche che difficilmente albergano in una Compagnia di assicurazione.
La conferma ce la fornisce un altro aspetto del problema: se metà delle truffe sono originate dagli automobilisti è ormai chiaro che l’altra metà è invece generata da vere e proprie associazioni a delinquere, proliferate in molte città, delle quali fanno parte medici, avvocati, periti d’infortunistica, liquidatori e carrozzieri. Brave persone dedite a inventare, gonfiare, truffare le imprese di assicurazione. Le quali però, a fine anno, riversano le loro perdite nel calderone e poi se le suddividono. Quello che manca alla partita verrà richiesto l’anno dopo, a tutti gli automobilisti, sotto forma di aumento. Le compagnie non hanno interesse a scoprire le truffe, altrimenti avrebbero denunciato - prima e meglio - i loro periti e liquidatori in odore di sospetto. Tanto, l’anno dopo, il danno lo ripaghiamo noi. Con la cresta.
Enrico De Vita

Scrivete a: laposta@auto-at.it


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