Oltrepò Pavese, a sud del Grande Fiume

Oltrepò Pavese, a sud del Grande Fiume

Un triangolo lombardo che, dalla piana alla collina, offre un paesaggio cangiante ricco d'arte e di specialità culinarie

di Redazione

15.10.2020 ( Aggiornata il 15.10.2020 18:38 )

É la punta più meridionale della Lombardia, la più spuria perché s'infila tra Piemonte ed Emilia-Romagna mescolando dialetti, vicende storiche, umori e sapori. È l'Oltrepò Pavese, un triangolo di terra a sud del maestoso fiume grande poco più di mille chilometri quadrati e dal paesaggio cangiante: c'è la piana, vicino alle rive del Po, fatta di terreni alluvionali e fertili buoni per mais e frumento e ci sono le colline, dolci, coltivate a vite e punteggiate di antiche rocche, pievi e ville ottocentesche.

Un posto che si presta ad affascinare viaggiatori diversi: gli appassionati d'arte vi troveranno pregevoli centri storici, castelli, chiese e musei; gli sportivi spettacolari percorsi ciclabili; i gourmet con un itinerario dedicato, la "Strada del vino e dei sapori dell'Oltrepò Pavese", una via ebbra di riesling, croatina, bonarda e barbera, condita con salami aromatizzati, pani croccanti, bolliti misti, mostarde, formaggi piccanti. La regina dell'Oltrepò è Montalto Pavese, una cittadina dominata da un imponente castello cinquecentesco che offre un bel panorama su tutta la valle e dal Belvedere Madonna del Vento, che un curioso incrocio di correnti ascensionali ha fatto diventare una delle mete preferite dagli appassionati di deltaplano e parapendio. Qualche chilometro più a est c'è il paesino di Soriasco che vanta una particolare varietà di mela renetta, succosa e dall'aroma che ricorda l'uva moscato mentre la vicina Santa Maria La Versa è la patria degli spumanti italiani ottenuti da uva di Pinot Nero.

Non è un caso se l'Oltrepò Pavese è attraversato dal 45° parallelo, quello che tocca le migliori aree vinicole del mondo; questa è patria di vini: nei suoi 13500 ettari coltivati a vigna si produce più del 60 per cento del vino lombardo. Più a sud ci si imbatte in Fortunago, uno dei "Borghi più belli d'Italia": una cerchia compatta di mura, ripide stradine lastricate, antiche case di pietra. D'obbligo una visita alla trecentesca chiesa di San Giorgio e all'adiacente Oratorio di Sant'Antonio Abate eretto nel Seicento quando la chiesa fu pesantemente rimaneggiata, e una passeggiata tra boschi e prati in fiore del Parco di Fortunago. Altra manciata di chilometri e altro "borgo più bello d'Italia": Zavattarello. Paesino medievale fortificato, un tempo famoso per le botteghe dei "savatén", i ciabattini, conserva ancora la maestosa rocca in pietra del Castello del Verme. La fortezza ha mura spesse fino a quattro metri, è circondata da un parco di settantanove ettari, ha oltre quaranta stanze e ospita due musei: quello di Arte Contemporanea con opere di artisti della seconda metà del Ventesimo secolo e il "Magazzino dei ricordi" con una vasta collezione di oggetti dell'artigianato locale e la ricostruzione delle antiche botteghe. La vicina Val Nizza merita senz'altro una deviazione: qui sorge l'Eremo di Sant'Alberto di Butrio, un convento dai muri grezzi, dominato da una torre quadrata e abbarbicato su uno sperone roccioso che regala una splendida vista sulla valle. Da non perdere.

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