Lamborghini, i 5 (+1) modelli che hanno fatto la storia del Toro

Lamborghini Countach

Sostituire un mito non è mai facile, specie se quel mito si chiama Miura. Dopo il grande successo di quest'ultimo modello, nel 1971 Lamborghini lanciò la Countach, sportiva dalle caratteristiche linee tese e spigolose che tuttora caratterizzano le vetture di Sant'Agata. L'auto deve il suo nome all'espressione in dialetto torinese “contacc!”, che letteralmente vuol dire “contagio” ma che viene usata generalmente per esprimere stupore. Secondo la tradizione, fu questa l'esclamazione di un dipendente della Bertone la prima volta che vide l'auto.

Marcello Gandini, già autore delle linee della Miura, stavolta puntò su uno stile decisamente più estremo che aveva già proposto sull'Alfa Romeo Carabo e che in seguito avrebbe evoluto con la Fiat X1/9 e la Lancia Stratos. Influenzando il design di molte tra le sportive degli anni '70 e '80. A rendere unica questa vettura nel panorama dell'epoca anche le porte con apertura verso l'alto e la carrozzeria realizzata in fibra di vetro. Che, insieme al telaio in acciaio, garantivano leggerezza e resistenza pur con costi economici molto elevati.

E fu proprio per ragioni finanziarie che la Casa di Sant'Agata, all'epoca non in una situazione facile dal punto di vista economico, rinunciò a equipaggiare la Countach con il V12 da 5 litri e 440 cavalli in favore del propulsore della Miura da 375. Nel corso della sua lunghissima carriera (durata fino al 1990) il modello è stato però aggiornato e potenziato, fino a raggiungere i 455 cv della versione 5000 Quattrovalvole a carburatori con cilindrata incrementata a 5,2 litri. Venduta in oltre 2mila esemplari, la Countach venne sostituita nel '90 dalla Diablo.

Lamborghini Countach, la sua storia