Ci sono automobili per le quali l’abituale operazione di restyling – normalmente a metà circa del ciclo di vita – sembra quasi assumere i contorni di un’imposizione “dall’alto”, sulle ali del marketing più che su quelle di una reale necessità di aggiornamento: giacché il modello, di per sé, continua a rimanere fresco, appetibile, pregevole. È un po’ il caso della
Mercedes Classe M, che dopo il lancio della versione integralmente nuova verso la metà del 2005, approda per l’appunto alla proverbiale “rinfrescata” che, di fatto, ben poco ne modifica contenuti e appeal. Pur con il pregio, va detto, di ottenere saldamente le luci del palcoscenico, mentre la concorrenza gioca le sue carte: con l’Audi, in particolare, pronta alla conquista con la più compatta Q5 sulla scia del successo maturato dall’ammiraglia Q7. Tornare al volante del prestigioso
SUV intermedio della
Casa di Stoccarda – strettamente imparentato con la
crossover Classe R, con al top di gamma, la grande
GL, e la solida e l’inossidabile Classe G a “servire” il popolo dei fuoristradisti più accaniti – permette a ogni buon conto di mettere a fuoco una volta di più le notevoli qualità della vettura. Che contribuiscono assai tangibilmente a farne una delle regine del segmento, prescindendo dalle quote di mercato; giacché dove l’eccellenza è di rigore, facendo parte a pieno titolo delle elevate aspettative di una clientela assai esigente, la
ML si sente proprio a suo agio. La ricetta
Mercedes, per questa vettura così per come per gli altri modelli, resta quella conosciuta, ma assai difficile da replicare: infondere ai passeggeri una costante sensazione di raro benessere, che sappia avvolgere — senza mai soffocarle — le altre qualità del veicolo che di volta in volta si rendono più evidenti a seconda degli impieghi e delle situazioni.