Skoda Yeti Outdoor 2.0 TDI, prova su strada

Skoda Yeti Outdoor 2.0 TDI, prova su strada
Spaziosa, versatile, gradevole su strada, ben costruita ma cara: dopo il restyling il Suv ceco conferma di avere grandi doti e qualche limite

di Marco Visani

10.07.2014 ( Aggiornata il 10.07.2014 08:00 )

Presentazione

Togliamoci il pensiero. E dichiariamo subito che anche noi siamo tra i molti cui la Yeti piaceva di più prima, coi suoi faretti tondi in basso. Ora è più coerente con il resto della gamma ma meno personale. Però siccome l’estetica è pur sempre questione di gusti, la finiamo qui. Torniamo a occuparci con piacere del Suv Skoda – a questo, in fondo, servono i restyling – che a oltre tre anni dal debutto, a parte quella faccenda del muso, è rimasta sostanzialmente la stessa.

Di nuovo c’è, soprattutto, che la gamma si è duplicata: accanto alla versione normale c’è la Outdoor, che a un prezzo quasi identico (giusto 200 euro in più) ne accentua la vocazione SUV grazie a un’altezza rialzata di un centimetro e mezzo, alcuni dettagli estetici (paracolpi specifici, fasce sottoporta non in tinta) e poco altro, come la funzione Off Road, cioè il pulsante che nelle forti pendenze gestisce autonomamente gas e freni (tu devi solo sterzare), che però – nell’allestimento Elegance – è presente anche sulle Yeti “basse”. La gamma, già ricca prima dello sdoppiamento, è oggi ridondante e si compone di 72 varianti che nascono dal mesh up di quattro allestimenti, tre motori a benzina e quattro diesel.

Abbiamo provato il più strano di questi ultimi, nel senso che il 2.0 TDI ha appena 5 cv più del 1.6 (e sono proprio pochini: 110) ma comporta costi assicurativi superiori, e questa non è una gran mossa. È pero il biglietto da pagare per ottenere la 4x4, che sulla millesei non c’è. Nonostante questo accostamento inusuale, come vedrete nelle pagine dedicate alla guida non rende affatto male, pur non eccellendo né sul piano delle prestazioni né su quello dei consumi.

Ma questo non c’era, appunto, da aspettarselo. Il bello della Yeti, oggi come ieri, è che è estremamente compatta (4 metri e 22, meno di una Golf; persino la Opel Mokka è più lunga), specie in relazione allo spazio notevole che ha all’interno. E che è, per di più, magnificamente modulabile: il divano 40/20/40 è scorrevole e regolabile longitudinalmente in modo individuale su ciascuna seduta, il sedile anteriore destro può essere ripiegato a libro per facilitare il passaggio dei carichi ingombranti, sotto il baule (rinunciando alla ruota di scorta) c’è modo di avere un doppio fondo particolarmente profondo.

Nuove funzionalità sono state aggiunte con il restyling proprio nel bagagliaio (le barre, i ganci e i vanetti laterali) mentre invece l’arredamento è pressoché invariato, fatta eccezione per il diverso volante. Gli interni, specie la plancia, hanno messo su qualche piccola ruga: il navigatore, ad esempio, non è quello della Octavia (quindi non è touch), è posizionato un po’ troppo in basso e ha una grafica datata; a parte questo, la razionalità dei comandi e la disponibilità di portaoggetti sono tuttora ai vertici della categoria, con addirittura due uscite del climatizzatore sia nel cassetto davanti al passeggero sia sotto il bracciolo. E non mancano le bocchette dietro.

1 di 5

Design
  • Link copiato

Skoda Yeti Outdoor 2.0 TDI, prova su strada

Torna su

Commenti

Leggi auto.it su tutti i tuoi dispositivi

Auto, copertina del meseAuto, copertina del meseAuto, copertina del mese