BMW 220d Grand Tourer, la prova

BMW 220d Grand Tourer, la prova
Offre l’aumento dell’abitabilità per la seconda fila di sedili, la grande capacità di carico, la dinamica di guida

di Saverio Villa

11.01.2016 ( Aggiornata il 11.01.2016 00:20 )

Presentazione

Prendete un pezzo grosso del marketing BMW, ditegli che sì, è evidente, la Gran Tourer è una vera Bmw e lo vedrete piangere di felicità come un bambino abbandonato nell’Hamleys Toy Shop di Londra con in tasca un’American Express Black Centurion. Per contro, esprimete lo stesso giudizio al proprietario di una Serie 3 Touring - cioé la Bmw istituzionale più vicina alla Gran Tourer per categoria, dimensioni e prezzo – e lui, dopo averla guidata, comincerà a guardarsi intorno cercando le telecamere di “Scherzi a parte”. Terza opzione: mettetela nelle mani di un fruitore di Grand Picasso, C-Max 7, Zafira Tourer o di una qualsiasi altra monovolume della categoria e, una volta provata, il soggetto prenderà in considerazione anche l’eventualità di rubare in chiesa per passare alla Bmw. Morale: chi sostiene che la verità sia rigida e univoca è un sognatore patologico. Oppure un politico.

LA SERIE 2 Gran Tourer, versione allungata dell’Active Tourer, è ancora più distante di quest’ultima dall’identikit originario di Bmw, però prova anche lei ad attrarre chi è stufo di caracollare qua e là in cambio dello spazio interno necessario ad allietare le trasferte di moglie, figli e golden retriever. L’idea ha funzionato piuttosto bene nel caso della compatta e agile Active Tourer, che nel 75% dei casi ha portato alla Bmw nuovi clienti. La Gran Tourer, invece, è sul mercato solo dalla scorsa estate ed è difficile valutare l’accoglienza che sta riscuotendo (comunque, in Italia, in ottobre se ne sono vendute 224 contro 758 Active Tourer). Verosimilmente, però, dovrebbe essere un po’ meno digeribile da quel pubblico che approda al marchio tedesco perché sensibile a suggestioni sportive. Ma non è il caso di pensare alla Serie 2 Gran Tourer come una sette posti elefantiaca, quanto a una variazione sul tema Active Tourer che offre più agio alle canoniche cinque persone e maggior spazio per i bagagli. Il diverso andamento del tetto regala infatti più altezza interna, gli 11 cm in più di passo aumentano lo spazio per le gambe dei passeggeri posteriori e il bagagliaio cresce a ben 645/1905 litri contro 468/1510. Non da ultimo, se il sedile del passeggero anteriore prevede l’opzione del ripiegamento in avanti (195 euro), si possono caricare oggetti lunghi fino a 2,6 metri.

BMW 220d Grand Tourer

POIACCIDENTALMENTE” la Gran Tourer propone - a richiesta e per altri 900 euro - la terza fila di sedili. Però si tratta più che altro di una soluzione sfruttabile in situazioni transitorie, perché i due strapuntini in questione sono minimalisti nella struttura e nell’imbottitura, obbligano gli adulti a una posizione poco confortevole (spazio ridotto per le gambe e ginocchia molto piegate e alte) e quando sono entrambi in posizione d’uso riducono la capacità del  bagagliaio a 145 litri, cioè meno di una city car. Senza contare che, in questo caso, il volume del portabagagli si riduce comunque a 560/1820 litri, perché anche da ripiegate le poltroncine della terza fila sottraggono spazio. A parità di motore e allestimento, la Gran Tourer costa 1.600 euro più dell’Active Tourer, però l’entry level della gamma è praticamente identico (26.900 euro), perché alla carrozzeria allungata è abbinabile anche il 1500 3 cilindri a benzina nella configurazione economica da 102 cv, mentre l’Active Tourer parte con quella da 136 cv. La gamma diesel - che è quella davvero coerente col genere d’auto - è invece sovrapponibile: comincia col 1500 a 3 cilindri da 95 o 116 cv e finisce col 2000 a quattro cilindri da 150 o, nel caso della 220d del servizio, da 190 cv.

VISIVAMENTE la Gran Tourer è certo meno aggressiva dell’Active Tourer, che ha il pregio di essere più compatta ed equilibrata, oltre che di sembrare più acquattata sulla strada, come si converrebbe a una Bmw d.o.c, ma di questi tempi la verosimiglianza a un concetto che gode di un posto privilegiato nell’immaginario collettivo paga più di una coerenza rigida e meno spendibile. E, infatti, il mercato sta dando ragione alle aperture di Monaco verso fasce di pubblico diverse da quelle storiche.

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