Jaguar XF 3.0 D, al top su strada: la prova

Jaguar XF 3.0 D, al top su strada: la prova
Ottimi Il rendimento del propulsore, pieno di coppia a qualsiasi regime e l'agilità di guida nonostante la massa.

di Lorenzo Facchinetti

18.01.2016 ( Aggiornata il 18.01.2016 00:00 )

Presentazione

La F-Type è senza ombra di dubbio la miglior Jaguar mai costruita negli ultimi decenni. Oltre ad essere oggettivamente bella, ad oggi è una delle sportive più gradevoli e appaganti se sei uno di quelli a cui piace guidare davvero e provare sensazioni positive al volante. Voi direte, che c’azzecca la coupé inglese con la nuova berlina XF? C’entra eccome perché il rinnovamento del marchio inglese è partito proprio dalla sportiva, nel 2013. E da lì in poi ogni nuovo prodotto ha preso in prestito qualcosa dalla rodaster/coupé: oltre al linguaggio stilistico dell’intera gamma, effettivamente più dinamico perché la missione è quella di svecchiare l’immagine di Jaguar, è soprattutto a livello tecnico che la F-Type insegna.

Prendete ad esempio la recente berlina media XE: dall’ampio uso di alluminio per la scocca fino ai raffinati schemi sospensivi strappati dalla sportiva, passando per il nuovo sterzo a comando elettrico che vanta una delle migliori tarature sulla piazza. Persino il nuovo Suv F-Pace ha fatto la spesa dagli stessi scaffali. Tutte, insomma, si ispirano alla F-Type, compresa la nuova berlina XF che a dispetto di un’immagine fortemente legata alla precedente (datata 2008, con un restyling di metà carriera nel 2011), cambia radicalmente sottopelle.

A BEN GUARDARE, però, anche fuori la differenza fra la nuova XF e la precedente è abbastanza netta. E non stiamo parlando del taglio dei proiettori o di qualche finitura, come spesso accade nel caso di un restyling, ma di proporzioni effettivamente diverse. La scocca è infatti inedita (ampio uso di alluminio, fino a 190 kg più leggera della precedente) e ciò ha comportato dimensioni differenti: la lunghezza e l’altezza si sono ridotte di un capello (-7 mm, 4954 mm in tutto, - 3 in altezza), ma il passo si è allungato di 51 mm e lo sbalzo anteriore è stato accorciato di 66 millimetri, quindi le proporzioni sono più bilanciate e la vettura, specie nella vista laterale, appare più slanciata. E lo slancio è effettivamente tangibile poiché il Cx è sceso da 0,29 a 0,26, a tutto vantaggio dei consumi.

QUESTE NOVITÀ tecniche hanno comportato benefici anche all’abitabilità, quantificabili in un paio di centimetri in più per le ginocchia e per la testa di chi siede dietro. Mentre in termini di arredamento dell’abitacolo, le modifiche che balzano più all’occhio riguardano la plancia: è stato inserito il cosiddetto “Riva Hoop” inaugurato dall’ammiraglia XJ, ossia quell’arco d’ispirazione nautica che attraversa tutta la parte superiore della plancia da un pannello porta all’altro, creando una piacevole sensazione di avvolgimento. Ancora, cambia totalmente la struttura del climatizzatore, ora semplificata, e debutta un nuovo impianto multimediale. Si chiama InControl Touch Pro ed è l’evoluzione dell’InControl Touch standard (presente sulla vettura del test) con schermo da 8”. Il nuovo modello ha un display da 10,2”, un potente processore quad core e 60 Gb di spazio per stivare cartografia e file multimediali su un disco SSD a stato solido, quelli rapidissimi nel gestire grosse quantità di dati. Oltretutto, optando per questo sistema si otterrà anche la strumentazione virtuale che prevede un pannello TFT da 12,3 pollici configurabile a piacere al posto dei tradizionali, e sinceramente non troppo accattivanti, strumenti analogici.

DICEVAMO della tecnica. La XF ha ereditato dalla F-Type le sospensioni a doppi bracci sovrapposti anteriori, in più c’è l’Integral Link posteriore. Entrambi ne elevano il dinamismo, grazie anche al nuovo sistema Torque Vectoring che favorisce l’inserimento in curva. Per quel che riguarda la mobilità, è disponibile la trazione integrale ma anche per chi opta per la sola posteriore potrà beneficiare del sistema All-Surface Progress Control: è una sorta di regolatore di velocità per disimpegnarsi nelle partenze su fondi a bassa aderenza, dove basta impostare una velocità e l’elettronica provvede a gestire al meglio l’acceleratore per uscire dall’impiccio. 

DEBUTTANO anche i motori 4 cilindri diesel Ingenium di 2 litri (163 e 180 cv) che con soli 104 g/km di CO2 dichiarati promettono di essere i più efficienti in questa categoria. Chi invece ama la rotondità del 6 cilindri, ha a disposizione una versione rivisitata del 3 litri diesel con doppio turbo che è salita da 275 a 300 cavalli e da 600 a 700 Nm di coppia. Oggetto del nostro test, questo propulsore stupisce per la sua erogazione possente ma vellutata al tempo stesso, oltre che per un rapporto davvero invidiabile

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