        Qualcuno a prima vista potrebbe pensare che sia una vettura, bella, comoda e blindata, come tante altre limousine di personaggi importanti e Capi di Stato. Invece la &ldquo;Cadillac One&rdquo; &egrave; tutto questo ma anche molto di pi&ugrave;. La vettura che porta a spasso il Presidente degli Stati Uniti, infatti, &egrave; costruita per offrire il massimo della sicurezza, come solo un vero e proprio bunker &egrave; in grado di offrire. &nbsp; Un&rsquo;auto super corazzata Grazie alla blindatura con lastre in metallo spesse oltre 20 centimetri, la &ldquo;First Car&rdquo;, soprannominata anche &ldquo;la Bestia&rdquo; pu&ograve; resistere ad attacchi di vario tipo: assalti a fuoco, mine ma anche attacchi chimici. Anche perch&eacute; i vetri sono in cinque strati per uno spessore di 13 centimetri. Inoltre, solo quello del conducente pu&ograve; essere abbassato e per un massimo di soli 8 centimetri. Il peso di circa 8,5 tonnellate d&agrave; l&rsquo;idea di quanto metallo (e, per l&rsquo;appunto, vetro) vi sia attorno al presidente mentre viaggia in strada. E, anche in virt&ugrave; del suo peso, scordatevi di poterla speronare: sembra viaggiare su un binario. Neppure gli pneumatici sono lasciati al caso: sono a prova di razzo e gli speciali cerchi le consentirebbero in ogni caso di viaggiare anche in assenza di pneumatici. &nbsp; Tecnologia da bat mobile Il contenuto tecnologico non &egrave; da meno. &Egrave; dotata di un sistema di visione notturna che le permette di viaggiare in tutta sicurezza anche a fari spenti. &Egrave; vero, non pu&ograve; andare molto veloce: raggiunge al massimo i 100 km orari. Il suo motore turbodiesel da 6,6 litri, sebbene, non abbia un&rsquo;anima sportiva &egrave; pi&ugrave; che assetato: consuma da 29 a 64 litri per 100 km (meno di un km con un litro!). Ma, tornando alla tecnologia, c&rsquo;&egrave; dell&rsquo;altro: dalla vettura il Presidente pu&ograve; impartire comandi a tutte le forze armate e grazie al telefono satellitare e ovviamente restare in contatto con tutti i suoi collaboratori. Nel kit di pronto soccorso, tenuto al fresco in un frigorifero alloggiato nel bagagliaio, &egrave; anche presente una sacca di sangue dello stesso gruppo sanguigno del Presidente nel caso si rendesse necessaria una trasfusione. A dispetto di tutto quanto, il prezzo della Cadillac One, non pare esagerato: costa &ldquo;appena&rdquo; 1,5 milioni di dollari.         

Sembra una limousine come le altre, in realt&agrave; &egrave; un vero e proprio bunker in grado di resistere ad attacchi pesanti. Ecco com&rsquo;&egrave; fatta &ldquo;la Bestia&rdquo; del Presidente americano.

I segreti della Cadillac One, la macchina del Presidente USA

        Il momento &egrave; pi&ugrave; delicato che mai: due anni di pandemia, con tutte le conseguenze scaturite, una crisi economica, il conflitto in Ucraina. Tanti settori colpiti, tra cui quello dell'aumotive che da diverso tempo a questa parte sta affrontando molte difficolt&agrave; alle quali, inevitabilmente, si deve fare fronte, ma solo sostenendosi. Sostegno che il presidente Unrae Michele Crisci ha chiesto a Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, durante la conferenza stampa di oggi 13 dicembre 2022: il settore, oltre alle difficolt&agrave; che si trova a vivere da tempo, deve affrontare anche l'evolversi delle tecnologie e i nuovi rigorosi standard imposti dall'Ue sull'impatto ambientale. Per far portare a termine questi obiettivi, e quindi rispettare le direttive, serve un aiuto solido e concreto da parte del Governo, a partire da una chiarezza assoluta sugli incentivi e dallo sviluppo delle infrastrutture.&nbsp; Mercato Auto, 2022 al minimo storico e Co2 la parola pi&ugrave; cercata sul web La lettera a Giorgia Meloni &ldquo;LETTERA APERTA&rdquo; AL PRESIDENTE MELONI 13.12.22 Buongiorno On. Meloni, Presidente del Consiglio, Mi rivolgo a Lei dal palco di questa conferenza stampa, le scrivo da Presidente di UNRAE, una delle associazioni pi&ugrave; illustri e longeve della storia dell&rsquo;Automotive in Italia. Un&rsquo;Associazione che in 70 anni di storia &egrave; stata capace di costruire basi solide e continuative per accogliere in Italia una lunga serie di operatori esteri, accompagnandoli e supportandoli in un cammino che non &egrave; stato certamente facile, specialmente ai tempi delle quote fisse di importazione. Sono aziende che negli anni hanno provveduto ad importare e distribuire milioni di autovetture, veicoli commerciali, industriali e bus, automezzi che rappresentavano sempre il meglio della tecnologia del momento - spesso non disponibile in Italia - e che hanno garantito mobilit&agrave; a persone e merci sulle nostre strade con la massima efficienza e sicurezza possibili. Si tratta di investitori che hanno portato lavoro e ricchezza al nostro Paese Portando allo stesso tempo crescita economica e sociale. UNRAE, con i suoi Presidenti dal 1950 ad oggi, ha avuto sempre confronti costruttivi con tutti i 60 Governi - di ogni formazione politica - che nel frattempo si sono succeduti in Italia, nonch&eacute; con le amministrazioni locali, attraverso le Regioni, le Province e i Comuni. In questi decenni abbiamo anche interloquito, con mutua soddisfazione, con il cd &ldquo;costruttore nazionale&rdquo; che non fa parte della nostra associazione ma con il quale - ancora oggi che difficilmente lo si pu&ograve; ancora definire tale - ci confrontiamo regolarmente pur nel massimo rispetto della libera concorrenza. La stessa che caratterizza sempre i rapporti fra membri della Associazione. S&igrave;, perch&eacute; la competizione libera e corretta &egrave; alla base della crescita, del mercato e delle aziende. I marchi che noi rappresentiamo hanno contribuito allo sviluppo del nostro Paese in generale, ed in particolare della nostra Industria, anche e soprattutto nell&rsquo;area della componentistica la cui qualit&agrave; &egrave; nota in tutto il mondo. S&igrave; Presidente, anche nell&rsquo;auto esiste il &ldquo;Made in Italy&rdquo; ed esiste grazie alle sfide vinte nel mondo. Mi rivolgo a Lei perch&eacute; in un Suo recente discorso, prima di andare al governo, Lei ha espressamente detto, tra le altre cose, di essere fiera di essere Italiana e di essere Madre. Bene da qui vorrei partire&hellip;. Io sono Italiano, come Lei, e fiero di esserlo anche e soprattutto quando rappresento il nostro Paese all&rsquo;estero, nel mio Headquarter svedese. S&igrave; perch&eacute; noi siamo uno dei pochi paesi al mondo che hanno scritto la storia dell&rsquo;Automotive, innovando nelle tecnologie, nel design e nei contenuti. Negli ultimi anni, tuttavia, il mondo e con esso &ldquo;il nostro mondo&rdquo; dell&rsquo;Automotive sta cambiando radicalmente, l&rsquo;introduzione ormai definitiva di nuove tecnologie motoristiche che riducano fortemente l&rsquo;impatto ambientale, di tecnologie legate, all&rsquo;elettronica, al digitale, all&rsquo;intelligenza artificiale, stanno profondamente sfidando la capacit&agrave; dell&rsquo;Italia di tenere il passo. I sacrosanti target ambientali dettati dall&rsquo;Europa, e ripeto sacrosanti, impongono una riconversione industriale rapida ed efficiente, basata su queste nuove tecnologie e non sulla difesa del passato, su una capacit&agrave; di innovazione che, sola e quale condizione irrinunciabile, potr&agrave; ridarci il posto che meritiamo come Paese in questo settore strategico, in Europa e nel Mondo. Non possiamo difenderci arroccandoci su posizioni passate e su tecnologie passate, basti pensare che nella componentistica, per esempio, oltre il 60% del fatturato delle aziende italiane si sviluppa verso le aziende estere che UNRAE rappresenta. Le chiedo cosa succeder&agrave; alle nostre aziende italiane quando le loro clienti estere, come sta accadendo, si concentreranno velocemente sul fabbisogno solo di queste nuove tecnologie? Come saranno in grado le aziende della componentistica italiana di rispondere a questa sfida per mantenere quel 60% di fatturato&hellip; senza il quale &egrave; facile prevedere la loro chiusura e la perdita di migliaia di posti di lavoro? Difendere il passato non significa proteggere l&rsquo;Italia dagli &ldquo;invasori esteri&rdquo; come qualcuno continua a dire in giro&hellip; piuttosto ahim&egrave; significa consegnare le nostre aziende ad un futuro&hellip; senza futuro. E allora: come velocizzare questa riconversione? Dando direzioni chiare al mercato (operatori e clienti, sia aziende che consumatori) sull&rsquo;accoglimento delle nuove tecnologie. Perch&eacute; solo un mercato in salute (e quello italiano non lo &egrave; pi&ugrave; da tempo) pu&ograve; rappresentare un&rsquo;interessante area dove investire, sia per le nostre aziende che per quelle estere. S&igrave;, perch&eacute; quello a cui stiamo assistendo in Italia &egrave; una serie di provvedimenti poco pragmatici, quasi di facciata o che spesso, per non si capisce quale &ldquo;fine ultimo sociale&rdquo;, restano incompiuti e inefficaci. Mi riferisco, &egrave; chiaro, agli incentivi basati sulle classi di CO2, che prima sono stati ben pensati su base triennale e poi sono stati rovinati da limitazioni senza senso, quali le soglie di prezzo o l&rsquo;esclusione delle aziende, che di fatto ne hanno completamente sterilizzato l&rsquo;efficacia. Ma mi riferisco anche e soprattutto alla ormai cronica assenza di una revisione fiscale sull&rsquo;Automotive, per le auto aziendali e non solo, soprattutto alla luce dei chiarissimi segnali dati in questa direzione dalla stragrande maggioranza dei mercati europei, da ultimo il Belgio, dopo Norvegia, Olanda, Germania e Francia. Le aziende Italiane non possono essere solo un vanto del &ldquo;Made in Italy&rdquo; quando vendono i loro prodotti, dovrebbero essere tutelate nella competizione verso i mercati europei e mondiali anche quando acquistano, in questo caso le auto. La conseguenza di questi provvedimenti non chiari e di altrettanti messaggi non chiari o di segno completamente opposto, talvolta mirati unicamente ad una sterile raccolta di consensi, sono i dati che mostrano l&rsquo;Italia unico paese europeo che retrocede nelle vendite di auto con la spina e resta fanalino di coda dei Major 5 markets europei. Cos&igrave; non si attraggono gli investimenti dall&rsquo;estero, al contrario si rallenta la transizione. Cos&igrave; non si proteggono le aziende italiane, le si mettono fuori mercato per molti decenni a venire. L&rsquo;Italia deve poter contare su infrastrutture di ricarica in grado di convincere gli italiani di quale sia la scelta da fare, con impianti di ricarica potenti, capillari su tutto il territorio italiano, su tutte le autostrade e le strade di maggior traffico. Oggi per l&rsquo;elettrificazione, domani o forse prima, per l&rsquo;idrogeno. Investire sulle&nbsp; infrastrutture sar&agrave; una grande opportunit&agrave; per le aziende italiane, esattamente quelle che vogliamo difendere. So quanto Lei sia consapevole della fortuna di tutti noi che viviamo in questo meraviglioso Paese, costellato di bellezza e meta di tutto il turismo mondiale. E quindi ben consapevole del PIL che il turismo genera. Ecco, facciamo che i turisti che raggiungano l&rsquo;Italia in auto possano davvero trovare dove e come ricaricare le loro auto, pensiamoci con seriet&agrave;. Chiudo questa mia lettera a Lei, Presidente del Consiglio, riallacciandomi a quando Lei ha detto con orgoglio di essere madre. Io sono pap&agrave; di una ragazza di 15 anni, e sento tutto il dovere, tutta la pressione e tutta l&rsquo;urgenza di iniziare con seriet&agrave; a invertire la rotta che il nostro pianeta ha preso, una rotta che noi abbiamo segnato con i nostri comportamenti anche nell&rsquo;esigenza di diffondere benessere e sicurezza. Oggi la tecnologia ci pu&ograve; aiutare a continuare su questa strada di diffusione del benessere ma al contempo ci pu&ograve; aiutare, ed &egrave; in grado di farlo mi creda, a invertire il degrado a cui abbiamo consegnato il nostro pianeta. E allora approfitto per affrontare un ultimo argomento che forse avrebbe potuto essere il primo, il parco circolante italiano di auto e veicoli commerciali leggeri e pesanti. Il pi&ugrave; vecchio e numeroso d&rsquo;Europa. Non voglio raccontarLe di nuovo le cifre, ormai sono chiare a tutti. Il parco auto, cos&igrave; come quello dei veicoli commerciali va rinnovato con somma urgenza. Le auto legate ai cicli omologativi ante euro 5 (4,3,2,1) vanno gradualmente ma velocemente sostituite, aiutando chi non &egrave; in grado di farlo con scivoli verso ibridi o piccoli endotermici nuovi e/o usati di ultima generazione, virtuosissimi rispetto alle auto che guidano, che invece vanno inderogabilmente rottamate. Non possiamo pensare e nemmeno aspettare che sia l&rsquo;elettrico o l&rsquo;idrogeno la soluzione in questo caso specifico perch&eacute; la legge della domanda e dell&rsquo;offerta e i costi relativi non lo consentirebbero. Ci vuole pragmatismo, ci vuole la capacit&agrave; di individuare le soluzioni giuste a misura delle problematiche urgenti, ma ci vuole anche la visione per mettere a terra strategie per il prossimo futuro. Abbracciare le nuove tecnologie velocizzandone l&rsquo;adozione a partire dai soggetti che hanno la disponibilit&agrave; di farlo, velocizzando al contempo, l&rsquo;abbattimento dei costi e dei prezzi, questo &egrave; l&rsquo;unico modo per aumentarne la diffusione per tutti. Come sempre &egrave; successo alle innovazioni nel corso della storia. Solo le nuove tecnologie ed il loro accoglimento possono difendere il tessuto sociale ed economico di questo meraviglioso paese, accrescendone il PIL per il benessere di tutti. Un benessere sostenibile, Presidente, che va ormai irrinunciabilmente ricercato e trovato anche al nostro pianeta per il futuro dei nostri figli. Questo &egrave; il dovere di una madre e di un padre&hellip; ma pi&ugrave; in generale mi creda questo &egrave; il dovere di tutti. Grazie Presidente e buon lavoro. Vieni a provare le finaliste del Car of The Year 2023       

Il presidente Michele Crisci scrive al Governo: "Chiarezza sugli incentivi, sviluppo delle insfratture. L'automotive italiano &egrave; un orgoglio e va tutelato"

UNRAE, la lettera a Giorgia Meloni: "Soluzioni giuste per problemi urgenti"

        Questa mattina &egrave; ufficialmente iniziato il Governo Meloni dopo un weekend ricco di appuntamenti per la nuova Premier. Nel fine settimana pi&ugrave; importante della sua vita, il Presidente del Consiglio ha viaggiato per i diversi Palazzi della Capitale a bordo di Fiat e la tedesca Audi, ma quella scelta per essere la vettura presidenziale &egrave; tutta made in Italy: una lussuosa Alfa Romeo Giulia grigio scuro.  Elezioni 2022 ecco l'auto di Giorgia Meloni: "Mi fa sentire libera" Il massimo del made in Italy Nel giorno della formazione ufficiale del nuovo Governo era arrivata al Quirinale su una Fiat 500X, per poi andar via su quella che tutti credevano l'auto presidenziale, un'elegante Audi A6. Ma il nuovo primo ministro, soprattutto uno come Giorgia Meloni, non poteva che scegliere l'eccellenza italiana per spostarsi da una parte all'altra della Capitale. Se infatti dopo il 1986 il parco auto del Premier si era allargato anche ai marchi tedeschi, per la prima riunione dell'Esecutivo lei ha scelto un'Alfa Fomeo Giulia per recarsi al consueto passaggio di consegne, simboleggiato dalla cerimonia della campanella, consegnatale dal suo predecessore Mario Draghi. Un'Alfa non solo per lei, ma anche per la sua scorta: se a lei &egrave; "bastata" una berlina pi&ugrave; ristretta, per i suoi uomini c'&egrave; bisogno di pi&ugrave; spazio e per questo si sono mossi a bordo del Suv Stelvio. Diana, William e Harry: i reali d'Inghilterra e la passione "Royal" per Audi, Mercedes e Porsche       

Il Presidente del Consiglio si &egrave; recato ieri al Quirinale per la consueta cerimonia della campanella a bordo della berlina italiana. Una Stelvio invece attendeva gli uomini della scorta

Una "Giulia" per Giorgia: la nuova Premier sceglie l'Alfa Romeo

Arrivata a bordo di una Fiat 500X e andata via su un'Audi A6, Giorgia Meloni si è recata in questo weekend nei vari Palazzi presidenziali per dare il via al suo nuovo Governo. Ieri per arrivare a Palazzo  alla consueta cerimonia della campanella ha invece scelto un'Alfa Romeo Giulia color grigio scuro.

L'Alfa Romeo Giulia è l'auto presidenziale di Giorgia Meloni

Durante gli eventi ufficiali, anche all&rsquo;estero il Presidente Vladimir Putin utilizza sempre macchine blindate e sedendo, ovviamente, sui sedili posteriori. Anche lui per&ograve; con il tempo si &egrave; fatto affascinare da vetture di un certo pregio, ovviamente sovietiche, che ha utilizzato privatamente.  La prima auto che Vladimir Putin ha guidato &ndash; e una delle poche che ha posseduto con certezza &ndash; &egrave; una Zaz-968, prodotta in Unione Sovietica tra il 1972 e il 1980 con linee che ricalcavano in maniera evidente quelle della Nsu Prinz. Sembra che il futuro presidente la ricevette in regalo dai genitori che a loro volta la vinsero a una lotteria. Con quest&rsquo;auto percorse diverse migliaia di chilometri prima di venderla a un collega del Kgb.    &nbsp;  A riprova della passione di Putin per le auto sovietiche d&rsquo;epoca c&rsquo;&egrave; l&rsquo;acquisto, nel 2005, di una Gaz 21 &ldquo;Volga&rdquo; del 1956, sfoggiata l&rsquo;anno successivo durante un vertice con il Presidente americano George Bush Jr. Indiscrezioni rivelano che l&rsquo;auto fu modificata con l&rsquo;istallazione di un cambio automatico per permetterne la guida al capo della Casa Bianca. Una vera icona a quattro ruote d&rsquo;oltrecortina: presentata nel 1956, la Gaz 21 &egrave; stata infatti la prima autovettura sovietica a poter essere acquistata da privati cittadini, anche se aveva un prezzo decisamente alto.    Putin ama pescare e per farlo si reca in luoghi isolati e raggiungibili solo mediante percorsi offroad. Pi&ugrave; volte ha utilizzato una Lada Niva 4x4, conosciuta anche come codice Vaz 2121 e costruita fin dal 1977 nello stabilimento di Genova utilizzando componentistica Fiat come il motore 1.6 Ovh. Della Niva il Presidente Putin ha apprezzato la capacit&agrave; di andare ovunque, quella che ha utilizzato pi&ugrave; volte montava il bull-bar anteriore, gomme specifiche da fuoristrada, snorkel e ovviamente un colore mimetico.  &nbsp;  Prototipo mai entrato in produzione    Il Presidente &egrave; uno dei pochi che &egrave; riuscito a salire su una Yo-Mobile, un esempio di meteora dell&rsquo;industria automobilistica russa. Si trattava infatti di una vettura &ndash; rimasta allo stato di prototipo &ndash; pensata per essere equipaggiata con un motore bifuel benzina e metano che a sua volta avrebbe dovuto fornire energia elettrica a due moto, con un super condensatore per fornire brevi ma potenti picchi di potenza. Una caratteristica della Yo-Mobile era la capacit&agrave; di potere fornire fino a 20 kW di energia elettrica alla Rete elettrica. Il progetto &egrave; stato abbandonato nel 2014.    Sempre rimanendo su vetture innovative, un modello pi&ugrave; unico che raro donato a Putin &egrave; la Mercedes-Benz F600 Hygeniuns, un concept a emissioni zero con il motore elettrico alimentato da celle combustibili a idrogeno oltre che dalla tradizionale batteria agli ioni di litio. Un regalo molto esclusivo visto che il modello non &egrave; mai stato venduto al pubblico personalizzato con la carrozzeria in grado di sopportare esplosioni e commissionato direttamente alla casa di Stoccarda.  Come auto ufficiale per lunga parte dei suoi mandati da presidente Vladimir Putin ha utilizzato diverse generazioni di Mercedes-Benz Classe S Pullman equipaggiata con tutte le misure di sicurezza necessarie a garantire la sicurezza di un capo di Stato. Una tradizione, quella di usare auto della Stella, iniziata sotto la presidenza di Boris Eltsin, quando le vecchie Zil della nomenclatura sovietica furono ritirate perch&eacute; ormai obsolete.  &nbsp;  L&#39;auto pi&ugrave; recente    Putin per&ograve;, non ha mai fatto mistero che le istituzioni russe avrebbero dovuto dotarsi di auto di rappresentanza di produzione nazionale. Cos&igrave;, dopo oltre vent&rsquo;anni, nel 2018, la Mercedes Classe S &egrave; stata sostituita dalla Aurus Senat S700, una limousine di oltre sei metri completamente blindata prodotta dall&rsquo;azienda russa Aurus su una piattaforma creata con il Russian Central Scientific Reasearch Automobile e sviluppata in collaborazione con Porsche. I dati tecnici noti parlano di un motore ibrido V8 da 4.4 litri e 598 cavalli, con cambio automatico a 9 rapporti e un peso di circa 7 tonnellate. Top secret, invece, le dotazioni di sicurezza. 

Quando non impegnato in eventi ufficiali nei quali doveva necessariamente avere mezzi blindati, il Leader del Cremlino ha posseduto e guidato diverse auto, moto e persino un camion

Tutte le auto del Presidente Putin

        Si aspettava un altro presidente nel suo sedile posteriore. Eppure la Lancia Flaminia Presidenziale ha accolto nuovamente Sergio Mattarella nel suo abitacolo dopo la rielezione a Presidente della Repubblica Italiana. E proprio come il suo "padrone" anche la vettura, che da sempre accompagna il numero uno del Quirinale agli aventi pi&ugrave; esclusivi, sfoggia una nuova nomina quella di Targa Oro ASI.&nbsp; Lancia, Maserati, Panda e...: quante auto per il presidente della Repubblica Simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo La Commissione Tecnica dell&rsquo;ASI aveva esaminato le quattro Flaminia del Quirinale nel 2014. Battezzate Belfiore (telaio 813-99-1001, targa Roma 454308), Belmonte (telaio 813-99-1002, targa Roma 454306), Belvedere (telaio 813-99-1003, targa Roma 454307) e Belsito (telaio 813-99-1004, targa Roma 474229), risultano ancora oggi conservate in perfetto stato: colore blu notte, selleria in pelle Connolly nera, interfono per comunicare con l&rsquo;autista, cinque sedute posteriori con ampio divano e due strapuntini. Condizioni originali che hanno portato all&rsquo;omologazione ASI e al rilascio della &ldquo;Targa Oro&rdquo;: simbolo italiano di eccellenza per il collezionismo mondiale. La Flaminia Presidenziale con carrozzeria &ldquo;landaulet-cabriolet&rdquo; &egrave; figlia del modello presentato nel 1957 al Salone di Ginevra come ammiraglia di alta classe caratterizzata da linea elegante, interni e finiture lussuose. Nel 1961, la Carrozzeria Pininfarina realizz&ograve; la versione Presidenziale a passo lungo, denominata &ldquo;335&rdquo;, sigla che indica la misura del passo in centimetri. La vettura venne utilizzata per la prima volta dal Presidente Giovanni Gronchi in occasione della visita in Italia della regina Elisabetta II d&rsquo;Inghilterra. In pochi mesi ne vennero realizzati quattro esemplari, battezzati con i nomi propri di cavalli purosangue delle scuderie del Quirinale. Sono auto che il mondo ci invidia e che l&rsquo;ASI ha contribuito a valorizzare ulteriormente. Hanno tenuto alto l&rsquo;onore del motorismo italiano in occasione delle visite di capi di stato come John Fitzgerald Kennedy e Charles De Gaulle. Attualmente, la Belfiore e la Belvedere sono al Quirinale per le grandi occasioni del Capo dello Stato e delle pi&ugrave; alte cariche della Repubblica. La Belsito &egrave; visibile presso il Museo Storico della Motorizzazione Militare di Roma, mentre la Belmonte &egrave; esposta al Museo Nazionale dell&rsquo;Automobile di Torino.  Lancia celebra i suoi 115 anni (e i 60 della Flaminia presidenziale) al Quirinale Un tesoro di gioielli al Quirinale La Flaminia &ldquo;335&rdquo; &egrave; la pi&ugrave; famosa, ma il lungo elenco delle auto presidenziali inizia con sei Fiat 2800 Cabriolet acquistate nel 1939. Tre di queste - Aceste (targa Roma 73183), Admeto (Roma 73184) e Alcinoo (Roma 73185) - sono rimaste in servizio fino all&rsquo;inizio degli anni &rsquo;60 servendo De Nicola, Einaudi e da Gronchi. Tra il 1956 e il 1962 sono apparse la Lancia Aurelia B12 &ndash; Tortora (targata Roma 252481) &ndash; e due Flaminia berlina, Urania (Roma 292747) e Zodiaco (Roma 354128). Negli anni &rsquo;70 sono arrivate le Fiat 130 e le prime blindate, a partire dall&rsquo;Alfa Romeo 2000. Sandro Pertini ha introdotto la Maserati Quattroporte, poi sostituita dalle Lancia Thema e K Limousine di Scalfaro; pi&ugrave; recentemente la Thesis Limousine. &Egrave; stato quindi il turno della Maserati Quattroporte &ldquo;Livorno&rdquo;, dal 2005 con la presidenza Ciampi. Infine, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella hanno avuto a loro disposizione le Lancia Thema di ultima generazione, le Maserati Quattroporte e l&rsquo;Audi A8.         

Tra tutte le bellissime automobili presenti nel garage del Quirinale, la Presidenziale &egrave; l'ambasciatrice dell&rsquo;Italia per il collezionismo mondiale

Lancia Flaminia, la "first lady" del Presidente della Repubblica è Targa Oro ASI

        Dal 1948 a oggi di presidenti della Repubblica ne abbiamo visti parecchi (11) e con loro non sono mancate le auto presidenziali, che hanno segnato le epoche, proprio come i capi dello Stato che hanno trasportato. Nel tempo abbiamo assistito a vere e proprie &ldquo;storie d&rsquo;amore&rdquo; tra il Quirinale e alcuni Marchi, come Alfa Romeo ma soprattutto Lancia (i cui modelli sono stati scelti da molti presidenti). Il lusso non &egrave; mai mancato, cos&igrave; come le versioni blindati e speciali e i numerosi optional, molti decisamente all&rsquo;avanguardia per le varie epoche. In attesa di scoprire chi sar&agrave; il prossimo capo di Stato, per il quale &egrave; gi&agrave; stata preparata l&rsquo;iconica Lancia Flaminia decappottabile blu scuro (la primadonna, usata per le occasioni pi&ugrave; importanti) avvistata per le vie di Roma per qualche giro di prova, ripercorriamo insieme tutte le auto dei presidenti della Repubblica. Sfoglia le pagine per vederle &nbsp; Fiat 2800 Torpedo  La prima auto che debutta al Quirinale &egrave; la Fiat 2800 Torpedo (gi&agrave; in servizio durante il governo fascista) che accompagna nel 1948 Enrico De Nicola, il primo (anche se provvisorio) Presidente della Repubblica italiana. Ne vengono costruiti sei esemplari a sei posti, con motore da 2.852 cc e 85 CV, dotati di un buon impianto frenante e di sospensioni all'avanguardia per l&rsquo;epoca, possono raggiungere una&nbsp;velocit&agrave; massima di circa 140 km/h. &nbsp; Lancia Aurelia B12  Il primo, ufficiale, Presidente della Repubblica &egrave; stato Luigi Einaudi, in carica dal 1948 al 1955. Con lui continua l&rsquo;epoca della Fiat 2800, ma si aggiunge al parco macchine del Quirinale l&rsquo;elegantissima Lancia Aurelia B12, chiamata anche &ldquo;Cigno&rdquo;, dotata di raffinate soluzioni meccaniche, a partire dal sei cilindri a V in alluminio da 1.754 cc. Con questo modello si inaugura la lunga storia d&rsquo;amore tra il Marchio torinese e i vari presidenti. &nbsp; Alfa 1900  Tra le auto presidenziali dell&rsquo;era Einaudi c&rsquo;&egrave; anche l&rsquo;Alfa 1900, poi rimasta per accompagnare i successori, Giovanni Gronchi e Luigi Segni. Sono anni importanti per il settore automotive italiano, che di l&igrave; a poco vivr&agrave; - come tutto il paese - il boom economico. E sono anche gli anni dello sviluppo di Alfa Romeo, che portano la 1900 (con il suo quattro cilindri da 1,9 litri e 80 CV di potenza) prima tra le fila della Polizia di Stato e poi al Quirinale. &nbsp; Lancia Flaminia  Probabilmente l&rsquo;auto simbolo della presidenza della Repubblica. La Lancia Flaminia debutta nel 1957, con Giovanni Gronchi, e non passa di certo inosservata col suo motore V6 da 2.5 litri e 102 CV e gli interni e le finiture di lusso. L&rsquo;ammiraglia piace cos&igrave; tanto che presto ne vengono realizzate ben quattro versioni speciali da Pininfarina (con nomi propri di cavalli purosangue delle scuderie del Quirinale:&nbsp;Belfiore, Belmonte, Belvedere e Belsito): a caratterizzarla la colorazione blu notte e l&rsquo;ampia cura dell&rsquo;abitacolo. &nbsp; Fiat 130  Verso la fine del mandato di Giuseppe Saragat, Fiat torna al Quirinale. Al parco auto si aggiunge la Fiat 130, col suo motore 6 cilindri a V da 2,8 litri in grado di erogare 140 CV che poi viene sostituito con uno pi&ugrave; potente da 3,2 litri e 160 CV. Si &egrave; distinta per le sue linee sobrie, ma decise, e per i numerosi optional con cui, nel corso degli anni, &egrave; stata arricchita, come l&rsquo;aria condizionata. &nbsp; Maserati Quattroporte  La terza generazione della Maserati Quattroporte calca per la prima volta il palco del Quirinale nel 1983, come auto blindata (sotto la carrozzeria c&rsquo;&egrave; una lamiera al manganese ad alta resistenza, con vetri blindati spessi 31 mm, voluta dal presidente Sandro Pertini e&nbsp;disegnata da Giorgetto Giugiaro. Di colore Dark Aquamarine,&nbsp;con interni in velluto beige a contrasto, l&rsquo;ammiraglia presentava al suo interno alcuni speciali dettagli richiesti direttamente da Pertni, come il portacenere con portapipa&nbsp;al centro dei sedili posteriori. Ma c&rsquo;erano anche un mobile bar, un impianto radiotelefonico e un interfono per comunicare con l&rsquo;esterno. &nbsp; Alfa 164  &Egrave; stata l&rsquo;Alfa 164 ad accompagnare le presidenze di Francesco Cossiga prima e Luigi Scalfaro poi. E anche in questo caso la vettura era firmata da Pininfarina (si tratta del primo modello di Alfa nato dopo il passaggio del Marchio alla Fiat) e realizzata sulla piattaforma Tipo 4, comune a molte altre auto dell&rsquo;epoca. &nbsp; Lancia Thema  Al Quirinale non basta la Lancia Thema, in versione blindata, che arriva a Roma nell&rsquo;estate del 1985. La svolta c&rsquo;&egrave; con la sua versione speciale, la 8.32 o ancora gi&agrave; nota come &ldquo;Thema Ferrari&rdquo; per via del suo poderoso motore da 2.927 cc e 215 CV con 8 cilindri e 32 valvole (che gi&agrave; era stato visto sulla Ferrari 308 e qui adeguato per l&rsquo;ammiraglia). La Thema, poi, viene richiesta nuovamente da Giorgio Napolitano. &nbsp; Lancia Thesis  &Egrave; con Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) che si raggiunge il momento pi&ugrave; stretto del rapporto tra Quirinale e Lancia. Sebbene il presidente abbia utilizzato per i suoi spostamenti molto spesso la Flaminia del 1961, con lui si aggiunge anche un altro modello: la Lancia Thesis, che richiamava nelle forme proprio la Flaminia e la Aurelia. La Thesis serve Ciampi in varie versioni, blindata e non e anche come limousine. Montava un 6 cilindri a V in grado di erogare 215 CV e portava in dote una parte tecnologica decisamente all&rsquo;avanguardia. &nbsp; Fiat Panda  Nonostante abbia quasi sempre sfilato a bordo sia della Lancia Flaminia che della Maserati Quattroporte di sesta generazione, il presidente uscente Sergio Mattarella ha fatto il suo debutto alla presidenza su una Fiat Panda grigia. Appena eletto, infatti, lascia la foresteria per recarsi alla Corte Costituzionale e annunciare le dimissioni da giudice della Consulta e viene immortalato proprio a bordo della Panda. Da Berlusconi a Renzi, da Conte a Draghi: perch&eacute; le auto dei Presidenti non sono italiane?       

Dal 1948 a oggi, aspettando il nuovo Capo di Stato: ecco quali sono state le "primedonne a quattro ruote"&nbsp; protagoniste al Quirinale

Lancia, Maserati, Panda e...: quante auto per il presidente della Repubblica

Sembrerà strano, ma le figure istituzionali prediligono vetture di marchi stranieri per muoversi a Roma e non solo. In molti hanno scelto vetture tedesche, Audi, Bmw, Mercedes, ma per fortuna c'è qualcuno che ha optato per aziende nostrane. Vediamo quali sono le auto dei presidenti nella nostra foto gallery

Tutte le auto dei presidenti italiani

        Anche il mercato del Vietnam ha le sue auto esclusive. VinFast, marchio vietnamita fondato nel 2017, ha presentato ufficialmente VinFast President. Si tratta di un SUV in edizione limitata, spinto da un V8 da 6,2 litri in grado di erogare 420 CV e 624 Nm. Insieme a una trasmissione automatica a 8 velocit&agrave; e a un sistema di trazione integrale full-time a 4 ruote motrici, VinFast President pu&ograve; accelerare da 0 a 100 km/h in 6,8 secondi, raggiungendo una velocit&agrave; massima di quasi 300 km/h. Un SUV non solo potente, ma anche esclusivo: qui c&rsquo;&egrave;, infatti, la firma di Pininfarina.  Cerchi un'auto usata? Sfoglia il nostro listino Esclusivo VinFast President &egrave; prodotto in sole 500 unit&agrave;, esclusivamente per il mercato vietnamita. A far brillare il modello, ci pensa la collaborazione con Pininfarina (gi&agrave; partecipe alla realizzazione di altri modelli del marchio). Grazie all&rsquo;azienda italiana, il SUV ha un&rsquo;identit&agrave; ben precisa, un design riconoscibile e alcuni dettagli emblematici, come il logo V sulla calandra, che fa riferimento al Vietnam, oltre che ai marchi Vingroup e VinFast. Altri elementi caratteristici di VinFast President sono le venature goffrate sulla parte anteriore o laterale e i fari LED anteriori e posteriori allungati. Sul retro, due larghi tubi di scarico sportivi a doppia uscita a supporto del motore V8. A distinguere il SUV vietnamita anche alcuni lussuosi dettagli rivestiti con tonalit&agrave; oro, bronzo rame, canna di fucile o argento metallico sul logo, il portapacchi, i paracolpi delle portiere, i gradini della macchina, le ruote, il paraurti anteriore e posteriore. A disposizione del cliente ben 18 colori per gli esterni. Lusso interno Il lusso non manca di certo all&rsquo;interno dell&rsquo;abitacolo. I sedili del conducente e dei passeggeri hanno funzioni di massaggio, riscaldamento e climatizzazione, e sono ricoperti di nappa di prima qualit&agrave;. per gli interni del SUV &egrave; stata anche utilizzato del legno impiallacciato made in Italy. Per quanto riguarda l&rsquo;infotainment, troviamo un grande cluster con display multifunzione da 7&rdquo;, uno schermo centrale da 12,3&rdquo; e 13 altoparlanti. Ma il prezzo di tutto questa esclusivit&agrave;? Circa 164.000 dollari (quasi 140mila euro) per i primi 100 clienti e 198.000 dollari (168mila euro) per quelli successivi. Audi Q5, nuovi motori e dotazioni in gamma       

L'azienda italiana ha gi&agrave; collaborato con il brand fondato nel 2017. L'esclusivo modello &egrave; disponibile solo per il mercato del Vietnam in edizione limitata da 500 esemplari

Pininfarina firma VinFast President, lussuoso SUV vietnamita

L'azienda italiana ha già collaborato con il brand fondato nel 2017. L'esclusivo modello è disponibile solo per il mercato del Vietnam in edizione limitata da 500 esemplari. Il SUV è spinto da un V8 da 6,2 litri in grado di erogare 420 CV e 624 Nm e può raggiungere una velocità massima di quasi 300 km/h

Pininfarina firma VinFast President, lussuoso SUV vietnamita FOTO

        Un&rsquo;australiana al posto di Elon Musk alla presidenza di Tesla. Il Marchio californiano ha in Robyn Denholm, 55 anni originaria di Milperra (New South Wales) il nuovo chair. Non si tratta di rivoluzione, il passaggio di testimone era nell&rsquo;aria. Musk, che rimarr&agrave; a guidare Tesla, ha dovuto abdicare dalla presidenza dopo una trattativa col SEC, l&rsquo;autorit&agrave; della Borsa americana. &nbsp; La "punizione" &egrave; arrivata dopo il tweet nel quale Musk aveva prospettato di effettuare un delisting di Tesla a 420 dollari per azione. Il magnate, che rimarr&agrave; Ceo, per l&rsquo;azione non legale dovr&agrave; pagare una multa da 20 milioni di dollari e stare lontano da questa poltrona per tre anni. Sostiuito da un volto noto. La Denholm&nbsp;faceva parte del consiglio d&rsquo;amministrazione di Tesla, come membro esterno indipendente dal 2014. Per la nuova carica ha lasciato il ruolo di direttore finanziario di&nbsp;Telstra, colosso australiano delle telecomunicazioni.&nbsp;E&rsquo; una specialista dell&rsquo;alta tecnologia, avendo lavorato per aziende di prestigio quali Sun Microsystems&nbsp;e&nbsp;Juniper Networks. Ma anche nel dipartimento finanziario di&nbsp;Toyota. Con lei in ogni modo Tesla si normalizzer&agrave; un poco, rispetto a Musk. Che l&rsquo;ha introdotta cos&igrave;. &ldquo;Robyn ha una vesta esperienza sia in campo tecnologico, sia nell&rsquo;industria dell&rsquo;auto. Negli ultimi quattro anni ci ha dato un apporto molto importante all&rsquo;interno del cda Tesla. Sono impaziente di lavorare ancora pi&ugrave; a stretto contatto con lei per accelerare ancora l&rsquo;arrivo dell&rsquo;era dell&rsquo;energia sostenibile&rdquo;.       

Elon Musk rimarr&agrave; CEO: per l'azienda un passo verso la normalizzazione?

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