Auto storiche, potrebbe tornare il bollo: ASI non ci sta

Auto storiche, potrebbe tornare il bollo: ASI non ci sta

L’Automotoclub si oppone alla proposta di legge che potrebbe dare un’altra stangata al settore, colpendo le vetture tra i 20 e i 29 anni d’età

di Redazione

19.11.2021 ( Aggiornata il 19.11.2021 15:19 )

Si preannunciano problemi per le auto storiche. È stato appena presentato, infatti, un emendamento per il disegno di legge di conversione del Decreto Fiscale, che chiede l'abolizione dell’agevolazione fiscale per i veicoli che hanno ottenuto e riportato a libretto il certificato d'interesse storico e collezionistico. Nello specifico, si parla di quelli con età compresa fra 20 e 29 anni. Qual è la situazione attuale? A oggi, questi veicoli pagano l’imposta ridotta del 50% come forma di tutela che facilita la loro conservazione e ne evita la rottamazione o la vendita all’estero. Dopo questa notizia, l’ASI, Automotoclub Storico Italiano, è scesa in campo per opporsi. La manovra, è evidente, potrebbe danneggiare l'intero settore già gravemente colpito dal Covid e che ha perso, secondo l’analisi fatta appunto da ASI, oltre mezzo miliardo di euro. Senza contare la difficile situazione che vede benzina e parcheggi sempre più cari, costi di assicurazioni che presto torneranno a salire.

La risposta di ASI

Tornando all’oltre mezzo miliardo perso dal settore a causa del Covid, il 75% di questo cifra, che si aggira intorno ai 375 milioni di euro, si riferisce agli operatori professionali - artigiani, commercianti, micro e piccole imprese - molti dei quali si occupano di gestione, manutenzione, restauro e produzione di parti specifiche per i veicoli storici.Un’attività, questa, che durante il lockdown aveva ridotto addirittura del 70% la propria operatività.

L’emendamento potrebbe avere effetti gravissimi nel settore – spiega il presidente dell’ASI, Alberto Scuroe non solo sul piano economico. Si andrebbe anche a minare il valore culturale, attuale e futuro, di questi veicoli. Se la preoccupazione è che gli autoveicoli che godono della tutela fiscale (per una legge introdotta tre anni e ormai a regime) siano troppi, la si può facilmente smentire: in base ai dati della Motorizzazione al 2 novembre 2021, sono in tutto 66.050. Cioè lo 0,14% dei 47.564.572 autoveicoli circolanti in Italia e l’1,12% dei 5.908.824 autoveicoli ventennali. Aggiungo che, oltre ad essere pochi, hanno chilometraggi annui bassissimi (1.000 chilometri circa) e che l’inquinamento da loro prodotto è assolutamente residuale. Andando a punire questa esigua minoranza di veicoli, i benefici per lo Stato sarebbero inconsistenti e si andrebbe a compromettere l’intera filiera professionale, si incentiverebbe la dispersione del nostro patrimonio e si spegnerebbero le prospettive occupazionali per molti giovani. Per il nostro Paese le perdite sarebbero decisamente superiori alle possibili entrate. ASI farà tutto il possibile affinché tale emendamento non venga convertito in legge e per illustrare in maniera dettagliata il panorama del motorismo storico nazionale. Incentiviamo la mobilità green ma senza distruggere il passato”.

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