Alfa Romeo Milano diventa Junior: contrordine, ci siamo sbagliati

Alfa Romeo risponde al Governo cambiando nome alla sua ultima nata. Ma la legge sull'italian sounding non sarebbe stata vincolante per il Biscione. Ecco cosa cambia adesso

di Alberto Sabbatini

15.04.2024 ( Aggiornata il 15.04.2024 21:46 )

Contrordine, ci siamo sbagliati! L’improvviso cambio di nome della nuova compatta sportiva Alfa Romeo da “Milano” a “Junior” ha del clamoroso. E farà discutere non poco. Non era mai successo nella storia dell’automotive che un’auto cambiasse improvvisamente nome appena dopo il lancio. Nell’imminenza sì, ma a presentazione già avvenuta mai.

Alfa Romeo Milano, eccola vista dal vivo

Alfa Romeo Milano, eccola vista dal vivo

Ecco le immagini del nuovo B-Suv Alfa Romeo nel corso della presentazione. Primo modello del Biscione completamente sviluppato da Stellantis e prima Alfa 100% elettrica, la Milano ha potenze comprese tra 136 e 240 cavalli

Guarda la gallery

Alfa Romeo Milano e il botta e risposta Governo-Stellantis

Mercoledi sera 10 aprile l’auto era stata lanciata in pompa magna con il nome Milano, con una frizzante world premiere proprio nella capitale lombarda. Appena cinque giorni dopo i vertici Alfa – con in testa l’amministratore delegato Jean Philippe Imparato – hanno deciso di cancellare quel nome che aveva suscitato tante polemiche e ribattezzarla “Junior”. Come la mitica Giulia GT Sprint del 1966 con motore 1.3 litri il cui nomignolo ne sottolineava proprio la cilindrata inferiore rispetto alla sorella maggiore 1600.

Il motivo del cambio di nome lo sappiamo e ce l’hanno spiegato con dovizia di particolari: spezzare la tensione politica che si era creata con le dichiarazioni del ministro del made in Italy, Adolfo Urso, che aveva più o meno apertamente accusato l’Alfa Milano di “illegalità”. Eliminando l’ambiguo nome Milano si vuol mandare un messaggio di distensione al mondo politico e a quello sociale.

La tesi del Ministro Urso era che battezzando la piccola Alfa Romeo col nome della città lombarda, si faceva credere alla gente che fosse un’auto costruita in Italia quando invece è assemblata in Polonia. Un’accusa grave. Ma anche una forzatura esagerata. Perché se per ipotesi estrema si fosse andati verso un contenzioso legale, Alfa Romeo avrebbe vinto a mani basse un’eventuale causa.

Perché Urso ha preso a pretesto una legge, quella dell’Italian Sounding, che è stata creata anni fa per tutelare la falsificazione dei prodotti italiani con nomi storpiati che per assonanza richiamano l’italianità quando sotto non c’è niente di italiano. Ma che è esagerato abbinare alla faccenda Alfa Milano. Quella legge è stata scritta per salvaguardare i prodotti italiani dal fake, dalle imitazioni: per esempio, il vero parmigiano dal farlocco “parmesan”, dal nome simile ma non uguale, prodotto nei paesi dell’est con latte differente da quello del parmigiano e lavorazioni molto meno scrupolose. E che viene venduto negli Usa agli ignari americani creduloni che acquistano parmesan convinti di mangiare il vero parmigiano. Lo stesso vale per le mozzarelle fake, per il finto prosciutto di Parma o per l’imitazione dell’aceto balsamico modenese, e per tanti altri prodotti fasulli.

Ma l’Alfa Romeo Milano non è come il parmesan: è veramente italiana. È un’auto pensata, disegnata e progettata in Italia. Da stilisti italiani e ingegneri del nostro Paese. Sviluppata e messa a punto da esperti tecnici italiani sulla pista di Balocco che sono gli stessi che hanno curato l’handling e il set-up della Giulia GTA, tanto per fare un esempio di tecnologia d’avanguardia. E soprattutto porta sul cofano un Marchio italiano che appartiene a un’azienda di proprietà almeno per metà di azionisti italiani. Insomma, caro Ministro, la Milano non è proprio la stessa cosa del parmesan cheese proveniente dai Paesi dell’est.

Alfa Romeo cambia nome alla Milano: il B-Suv ora si chiama Junior

Alfa Romeo, una decisione contro le polemiche

Così, cambiando nome alla Milano e chiamandola Junior, Alfa ha voluto smussare le polemiche. Mandare un messaggio di distensione. È come se avesse detto: noi crediamo di essere nel giusto ma se questo dev’essere un motivo di attrito, facciamo un passo indietro. Ha voluto mettere a tacere speculazioni, critiche e allusioni perché quasi subito la vicenda era stata strumentalizzata dalla politica.

È evidente che il Governo italiano ha criticato l’Alfa Romeo con la scusa del nome per colpire in realtà le strategie industriali del gran capo di Stellantis, Carlos Tavares, restìo ad aumentare la produttività di automobili nelle fabbriche italiane. Il Governo non poteva perdere la faccia davanti ai lavoratori e ai sindacati facendo vedere che non aveva forza di trattativa con Stellantis per far togliere la cassa integrazione a Mirafiori. Così ha giocato duro alludendo all’ambiguità del nome Milano che evocava un’italianità della macchina che solo produttivamente non era tale.

Ora questo segnale di distensione farà bene a tutti e due: all’Alfa Romeo che ha dimostrato maturità nella vicenda e al Governo che può incassare una mezza vittoria morale. Potrà vantarsi di aver costretto un’azienda che fino a ieri gli ha sempre risposto picche, a tornare sui propri passi.

Cosa cambierà dopo il cambio di nome della Milano

Ma siccome sappiamo che non è usanza né in politica né nell’industria che qualcuno porga l’altra guancia e basta; e sappiamo anche che a pensar male a volte ci si piglia, viene da chiedersi: cosa ci guadagneranno le due parti? Qui entriamo nel campo delle ipotesi: il Governo potrà fingere davanti alle parti sociali e ai cittadini di aver vinto il braccio di ferro senza in realtà che abbia portato a casa nulla di concreto. Perché la Milano, anzi la Junior, si continuerà a costruire in Polonia non certo a Mirafiori. L’Alfa Romeo, a sua volta, in cambio di questo segnale di distensione, magari potrebbe chiedere al governo che i famosi incentivi statali per rilanciare il mercato, promessi lo scorso febbraio e ancora misteriosamente fermi al palo della ratifica governativa, vengano finalmente fatti partire. È quello che serve a tutta l’industria automobilistica per rilanciare le vendite crollate nei primi mesi 2024, ripianare i bilanci e allontanare lo spettro della cassa integrazione per Stellantis.

E infine Alfa Romeo ci guadagna di sicuro tanta pubblicità extra e un nome bellissimo per la sua piccola compatta sportiva. Junior era la seconda scelta nella rosa dei nomi dopo Milano, ma le era stato preferito l’altro perché evocava le origini lombarde di Alfa. Invece non c’è dubbio che Junior sia un nome azzeccatissimo: perfetto come simbologia, tradizione e significato per un’Alfa sportiva di piccole dimensioni.

Solo una volta, nella storia dell’industria automobilistica, c’era stato un precedente altrettanto clamoroso di cambio di nome al momento del lancio del nuovo modello o poco prima. Guarda caso proprio da parte del gruppo Fiat. Quando la Fiat Panda del 2003 la cui nuova generazione avrebbe dovuto chiamarsi “Gingo” per segnare una netta rottura col passato, fu all’ultimo istante ribattezzata Panda perché Gingo somigliava troppo a Twingo (Renault). Successe talmente nell’imminenza del debutto che non ci fu il tempo di cambiare il merchandising che era stato preparato per la nuova utilitaria. Addirittura su certe borse di tela create per la Panda/Gingo, si intravvedeva ancora chiaramente in trasparenza sotto al nuovo nome Panda il vecchio nome Gingo che non si era riusciti a cancellare.

In quel 2003 la vicenda creò scalpore e sembrava che potesse finire in tragedia commerciale; invece la nuova Panda incontrò il successo clamoroso che ben conosciamo. Chissà che la vicenda non porti altrettanta fortuna all’Alfa Romeo Junior...

Abarth compie 75 anni e mette in mostra un tesoro di rarità

  • Link copiato

Commenti

Leggi auto.it su tutti i tuoi dispositivi

Auto, copertina del meseAuto, copertina del meseAuto, copertina del mese