Euro 7, De Meo (Acea) all'Europa: investimenti da destinare all'elettrico

Euro 7, De Meo (Acea) all'Europa: investimenti da destinare all'elettrico

L'industria europea dell'auto si rivolge al legislatore, ribadendo gli scenari foschi di una supremazia cinese e gli investimenti obbligati sull'Euro 7 che produrranno minimi benefici

31.01.2023 ( Aggiornata il 31.01.2023 17:08 )

Mentre gli Stati Uniti hanno deliberato l'accesso a incentivi all'acquisto di auto elettriche solo per i costruttori che producono in territorio statunitense, mentre la Cina detiene saldamente le chiavi della catena di fornitura legata all'auto elettrica - nonché dei semiconduttori - l'Europa ha da un lato confermato l'imposizione delle zero emissioni sulle auto nuove a partire dal 2035 e, dall'altro, fissato limiti impegnativi con l'Euro 7 in vigore dal 2025. 

Luca de Meo, nuovo presidente dell'associazione dei costruttori europei d'auto (ACEA), si è rivolto direttamente alle istituzioni europee, rilanciando una posizione che chiede interventi coordinati tra politica e industria, per fronteggiare quelle che sono concreti scenari attuali e in evoluzione, più che minacce di prospettiva all'industria dell'auto e al diritto alla mobilità dei cittadini europei.

Nel quadro europeo, poi, si inserisce la vicenda tutta italiana, di un mercato in grande sofferenza, con una domanda ridotta da prezzi in costante crescita. 

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L'auto elettrica è nelle mani della Cina

"La nostra industria ha per molto tempo avuto un vantaggio competitivo sull'intera catena di valore dei veicoli con un motore a combustione interna. Non sarà più così con i veicoli elettrici, perlomeno non nel breve periodo", si rivolge De Meo alle istituzioni di Bruxelles. 

"I nostri avversari hanno molte carte in mano che noi ancora non possediamo, segnatamente a monte nella catena di fornitura dei veicoli elettrici a batteria. In aggiunta, il supporto ottenuto dalle autorità nazionali e locali è stato enorme e ancora sta aumentando in Cina e negli Stati Uniti". In numeri, il presidente dell'Acea sottolinea come, nel 2030, l'Europa avrà un misero 5% delle materie prime necessarie per realizzare le batterie, contro un 95% che dovrà essere importato e i player cinesi saldamente in controllo del mercato delle materie prime.

Euro 7, tanta spesa e poca resa?

La posizione dell'Acea sulle norme Euro 7 è stata da subito molto critica, poiché impone sforzi massicci ai costruttori per migliorare ulteriormente (e in misura marginale rispetto all'Euro 6) le emissioni di auto termiche, sforzi di gran lunga più costosi rispetto ai benefici. 

La campana europea, del legislatore, giustifica l'imposizione del nuovo standard, da metà 2025, in un'ottica di ricambio del parco veicoli termico molto rallentato: nel 2050 si stima ancora una flotta di auto termiche in Europa rilevante, perciò il legislatore pensa di riuscire in un abbassamento delle emissioni inquinanti medie attraverso veicoli Euro 7. 

"Nonostante lo scenario sfidante, tutti i nostri impegni e investimenti sono rivolti alla decarbonizzazione. Le politiche e le regolamentazioni dovrebbero allinearsi e supportare quest'obiettivo. Perciò abbiamo bisogno che il regolatore parli con una voce coordinata, considerando i ritmi specifici dell'industria, della ricerca e gli investimenti. Non è purtroppo questo il caso della proposta Euro 7/VII, che costringerà i costruttori di mezzi leggeri e pesanti a investire miliardi di euro in motori e tecnologie di trattamento allo scarico per ottenere minimi miglioramenti ambientali. 

Mentre l'approccio dell'Europa è di regolamentare la via alle zero emissioni, altre regioni stanno incentivando quella via.

Vediamo, infatti, gli USA stimolare la loro industria verso la transizione green attraverso l'Inflation Reduction Act, mentre l'approccio dell'Europa è di regolamentare l'industria, spesso in modo non sincronizzato", scandisce De Meo.

L'interrogativo degli automobilisti: che fare?

Sull'Euro 7 la battaglia è chiara: perché gravare i costruttori di costi ulteriori, che porteranno al taglio di tutta una serie di modelli, peraltro nell'offerta più accessibile per prezzo, quando si potrebbero orientare le risorse verso una necessaria accelerazione sull'elettrico?

"Aderire all'Euro 7 porterà un incremento di costo che potrebbe scoraggiare i clienti dal comprare queste nuove auto. Questo potrebbe portare a un allungamento del ciclo vitale della flotta, il che vuol dire auto più vecchie, dalle emissioni maggiori, che restano più a lungo sulle strade. 

Sosteniamo che potremmo ottenere di gran lunga un miglior rapporto costi-benefici se orientassimo gli investimenti enormi che richiederebbe l'Euro 7 verso l'elettrificazione, rendendo le auto elettriche più accessibili e sviluppando tecnologie a zero emissioni per migliorare la flotta".

Fronte elettrico sul quale, a latitare, è sempre l'infrastruttura, il cui ampliamento al ritmo prospettato dall'Europa è ritenuto dall'Acea insufficiente nei volumi in sé di nuove colonnine.

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