Bando Pnrr per colonnine ricarica: alcune regioni non ne avranno neanche una

Bando Pnrr per colonnine ricarica: alcune regioni non ne avranno neanche una

Anche a causa del passaggio dal Governo Draghi a quello Meloni, molti operatori rischiano di non poter usufruire dei finanziamenti a fondo perduto

di Redazione

03.07.2023 ( Aggiornata il 03.07.2023 10:32 )

C'è un velo di rassegnazione per quanto riguarda il primo bando per l'assegnazione dei fondi del Pnrr per l'installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche con 150 milioni dei 270 complessivi messi a disposizione di Bruxelles destinati ai primi 2.500 punti di ricarica che rischiano di essere inutilizzati. Una speranza arriva dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica il quale assicura che l'UE concederà l'autorizzazione per il loro utilizzo.

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Aree urbane ed extra urbane

A causa di ostacoli tecnico-burocratici, le società che hanno scelto di partecipare al bando delle regioni Trentino, Veneto, Campania e Friuli Venezia Giulia non sono state ammesse. Il dossier, con allegate problematiche, è stato trasferito dall'ex Ministro Roberto Cingolani al Ministro Gilberto Pichetto Fratin per evitare sanzioni da parte di Bruxelles entro la scadenza del 30 giugno 2023. Per quanto riguarda le aree urbane invece, le società hanno ottenuto contributi a fondo perduto pari al 40% per realizzare le colonnine, riscontrando comunque diversi provlemi in Sardegna e Calabria che non riceveranno alcun impianto di ricarica per i prossimi 12 mesi. Il problema ora ricade sulle spalle degli operatori come Be Charge, gruppo Eni ed Enel X Way che appunto dovranno ora realizzare oltre 4.000 stazioni di ricarica entro un anno, altrimenti perderanno il contributo a fondo perduto.

Il problema della scadenza ravvicinata

La scadenza del 30 giugno 2023 è stato un ostacolo non indifferente per gli operatori italiani: per il nostro Paese infatti l'Unione Europea ha stanziato ben 713 milioni da utilizzare entro il 2026 per 21mila nuove colonnine ma, a causa del cambio di Governo, da quello Draghi a quello targato Meloni, i tempi si sono inevitabilmente allungati, con gli operatori hanno avuto meno di un mese di tempo per presentare le proprie candidature.

Anche Motus-E, l'associazione che rappresenta le aziende operanti nel settore della transizione energetica, ha evidenziato questa problematica attraverso le parole del segretario Francesco Naso: "Ci siamo comunque impegnati a dare una mano. Ci aspettavamo un risultato del genere per quanto riguarda gli impianti sulle superstrade. Le cose sono andate meglio per quanto riguarda i centri urbani, ma è evidente che i criteri per i prossimi bandi devono essere rivisti per evitare che una parte delle risorse rimanga inutilizzata. Sarebbe un peccato. Questi fondi sono essenziali per espandere la rete di infrastrutture di ricarica al fine di sostenere la diffusione delle auto elettriche in Italia. Motus-E ritiene che sarebbe sufficiente apportare alcune modifiche ai criteri delle gare riguardanti ambiti territoriali, lotti e numero minimo di colonnine per raggiungere meglio l'obiettivo. Anche il Ministero guidato da Pichetto Fratin ha fissato questo obiettivo. Nonostante non sia stato raggiunto il risultato previsto entro il 30 giugno, al Ministero dell'Ambiente si è fiduciosi che i fondi non impegnati con la gara della prima fase potranno essere recuperati per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica lungo le superstrade e nelle aree urbane non ancora coperte entro il 2024".

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