Lo si percepisce già prendendo posto a bordo: sulla
Jazz la posizione di guida è dominante, in classico stile monovolume. La seduta è piuttosto alta e la luminosità in abitacolo elevata, grazie alle superfici vetrate più estese, al tetto panoramico (di serie solo sulla
Exclusive) e pure ai piccoli finestrini laterali che favoriscono la visibilità in curva, altrimenti penalizzata dalla notevole inclinazione dei montanti anteriori. Il
1.4 Honda è accreditato di 100 cavalli. Non che il
V-Tec sia un mostro di elasticità in basso, per carità. Però proprio la fasatura variabile rende un po’ più piena la spinta ai mediobassi e agli alti regimi è maggiormente predisposto a cantare, fino a 6500 giri ma con una voce piuttosto invadente in abitacolo e una maggior ruvidità di funzionamento.
Tornando al discorso delle filosofie costruttive, la Jazz riflette appunto la sua indole monovolumeggiante. Perciò fra le curve appare un poco impacciata, con un sottosterzo un po' marcato e fenomeni di rollio e beccheggio anche accentuati. Non contribuisce a sollevare il quadro dinamico della
Honda la frenata, decisamente sottotono. La Jazz ha fatto registrare spazi molto lunghi (40,4 metri da 100 km/ h e ben 103,9 m da 160) e durante le frenate brusche la Jazz è un po'
scomposta. Gli altri comandi risultano poi un po' ruvidi. Lo sterzo, elettrico, non da un felling diretto, mentre il cambio è un po' duro e rumoroso negli innesti. Leggermente morbida d’assetto, la Honda assorbe in maniera soft le asperità ma dall’altra è penalizzata da una rumorosità meccanica a bordo, mentre è ottima alla voce consumo.