Mercedes V 250 CDI, salotto privé, la prova

Mercedes V 250 CDI, salotto privé, la prova
L’abitacolo è spaziale, ma è anche complesso e faticoso da arredare: il 2.1 diesel sostituisce, alla grande, il precedente V6 3.0

di Lorenzo Facchinetti

30.10.2014 ( Aggiornata il 30.10.2014 10:31 )

Prestazioni

Il problema della Classe V è soltanto uno: quando dallo specchio retrovisore intravvedi in lontananza i tuoi passeggeri sollazzarsi sulle poltroncine singole, che giocano con le bocchette del clima automatico per trovare refrigerio, reclinano gli schienali e stendono le gambe per schiacciare un pisolino, oppure improvvisano una partita a carte sul tavolino estraibile, capisci che sei seduto sul sedile sbagliato...

La V, infatti, è uno di quei mezzi che vanno vissuti come fossero un appartamento vero e proprio, e in questo Mercedes è riuscita a creare un arredamento talmente accogliente e raffinato che quasi non ti vien voglia di uscire di “casa” e vorresti che il viaggio non finisse mai.

Chi dovesse aver la sfortuna di beccarsi il posto guida, in verità, non se la passa poi tanto male. A parte il fatto di esser seduti veramente in alto (ci guadagna la visibilità, però), e di avere un volante un po’ troppo piegato in avanti che costringe ad andare un po’ sotto con il sedile, l’accoglienza è quella di qualsiasi altra Mercedes: una plancia dalle linee sinuose, con finiture pregevoli, e i medesimi, raffinatissimi comandi; al centro campeggia il gigantesco monitor del ComandOn Line che può essere gestito dal nuovo touchpad a sfioramento: ma è possibile raggiungere le stesse funzioni anche attraverso la classica rotella (posta sotto il touchpad) oppure, in maniera ancor più tradizionale, con tasti fisici.

Il valore aggiunto che offre la Classe V, è poi una quantità e qualità di vani portaoggetti che giocoforza, sulle Mercedes normali, non troverebbero spazio. In particolare, il tunnel centrale è un unico, enorme vano la cui tendina apribile nasconde un pozzetto dalla capienza senza eguali, oltre a due portabottiglie, due ingressi Usb, un lettore di schede SD e una presa 12V.

Inserita la prima, attraverso la pratica leva di comando al volante, la V 250 CDI richiede solo un’accortezza: quella di fare l’occhio agli importanti ingombri, sia in lunghezza (5,14 m) che in larghezza (1,93 m), ma viene subito in aiuto uno sterzo che, oltre ad essere ben calibrato e preciso, offre un eccellente diametro di volta, che esalta l’agilità nel traffico e in parcheggio. I 190 cavalli del 2.1 turbodiesel spostano con dignità un peso davvero molto elevato (2467 kg effettivi con il pieno), soprattutto grazie a una coppia elevata (440 Nm, 480 in overboost) e ben spalmata lungo tutto l’arco di utilizzo.

Non si ha l’impressione, insomma, che il motore sia sottodimensionato anche quando si cerca la prestazione in sorpasso oppure lo spunto per affrontare passi di montagna. Non si deve pretendere, invece, grande agilità in curva: il rollio viene contenuto abbastanza bene dall’assetto sportivo presente sul nostro esemplare, ma i movimenti del corpo vettura hanno una certa inerzia, specie quando ci sono cambi di direzione o si cerca un appoggio veloce in curva.

Data la mole del mezzo, può peraltro sorgere qualche dubbio sulla stabilità, specie per via del baricentro alto (1,88 metri “cielo terra”). Mercedes ha sviluppato appositamente un ESP adattivo che, tra le varie funzioni, annovera quella che assiste la vettura in caso di forti raffiche di vento laterale, frenando leggermente (al di sopra degli 80 km/h) la ruota anteriore e posteriore sul lato che dà verso il vento. Ma anche in caso di improvvisi e bruschi cambi di direzione, il controllo di stabilità ha una taratura talmente conservativa che non dà modo alla vettura di iniziare un’imbardata, frenando istantaneamente la ruota anteriore in appoggio.

Per quel che riguarda il confort, Mercedes ha svolto un bel lavoro d’insonorizzazione e di setup delle sospensioni. Dunque, la comodità globale è piuttosto elevata. Ci sono però situazioni in cui la Classe V tradisce le sue origini da veicolo commerciale, come ad esempio una rumorosità ben più elevata ai posti posteriori (a 130 orari: 69,7 db davanti e 77,9 in ultima fila) e quando si affrontano sconnessioni molto importanti si avverte un lavoro non molto efficace dell’asse posteriore.

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