Mercato auto, a marzo immatricolazioni in calo

Mercato auto, a marzo immatricolazioni in calo

Il settore auto frena nel terzo mese del 2024, complici i due giorni lavorativi in meno e incentivi che tardano ad arrivare

di Redazione

02.04.2024 18:24

Il mercato auto nel mese di marzo ha subìto una brusca frenata. I dati parlano del -3,7% e 162.083 auto immatricolate rispetto alle 168.324 dello stesso periodo di un anno fa. Il primo trimestre dell’anno archivia una crescita del 5,7% sullo stesso periodo 2023 con 451.261 unità immatricolate (-16,1% su gennaio-marzo 2019).

Sul dato negativo di marzo pesano, in modo particolare, i due giorni lavorativi di meno rispetto al 2023, ma soprattutto i nuovi incentivi che tardano ad arrivare. Ricordiamo che sono in vigore quelli, meno vantaggiosi, del precedente decreto del Governo Draghi, mentre i nuovi, annunciati a dicembre e sono ancora lontani dall’entrata a regime, hanno avuto l’effetto di rallentare gli acquisti spingendo i potenziali compratori ad attendere sconti migliori.

Le BEV hanno avuto la peggio

A fare maggiormente le spese di questa fase di stallo è il settore delle BEV, ferme alla quota di mercato del 3,3%. Le PHEV sono l 3,5%  sul totale del mercato.

“Anche i risultati di marzo delle immatricolazioni di auto BEV e PHEV, in lieve calo rispetto a febbraio le prime e in leggero rialzo le seconde, confermano come la prolungata attesa degli incentivi stia determinando una paralisi del mercato di tali motorizzazioni”, ha dichiarato il Presidente dell’UNRAE Michele Crisci.

“È d’obbligo per noi – prosegue – continuare a sottolineare l’importanza e l’urgenza di rendere presto operativo il nuovo schema incentivi: considerando i tempi tecnici di tutti i prossimi passaggi della normativa ancora necessari, rischiamo di arrivare a perdere metà dell'anno e avere un impatto degli incentivi estremamente limitato sul 2024”.

Incentivi 2024 in ritardo

Il forte ritardo nell’avvio di una politica di incentivi mantiene il nostro Paese fanalino di coda rispetto agli altri Major Markets europei. Gli incentivi – ricorda l’UNRAE – sono stati introdotti in Francia da 15 anni, in Spagna da 14 anni, nel Regno Unito da 13 anni, in Germania da 8 anni e in Italia solo da 5 anni.

“Da noi – nota Crisci – dopo due anni di incentivi, peraltro abbastanza timidi in termini di importi unitari, nel 2022 gli stessi sono stati in sostanza vanificati perché sono state escluse le aziende, vero motore della transizione energetica. Per questo in due anni sono stati accumulati circa 600 milioni di fondi stanziati ma non spesi”.

Per invertire questo trend, l’UNRAE ritiene necessario che venga eliminato il tetto di prezzo alle auto 0-20 g/Km, o quantomeno equiparato a quello della fascia 21-60 g/Km, e che il Governo accompagni questa transizione in modo strutturale, dando una visione chiara agli imprenditori e ai consumatori del piano incentivi per i prossimi 2/3 anni. E si augura che tali richieste possano essere presto introdotte, consentendo così un più rapido cambio di rotta per il nostro Paese.

“Un ulteriore fattore abilitante per favorire il percorso verso la transizione energetica – sottolinea infine il Presidente dell’UNRAE Michele Crisci – è la revisione del trattamento fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo, agendo su detraibilità IVA e deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2 e riducendo il periodo di ammortamento a 3 anni, attraverso i decreti attuativi della Delega Fiscale, al fine di rilanciare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il contributo che le stesse, con il veloce ricambio dei veicoli aziendali, possono fornire per accelerare il rinnovo del parco circolante”.

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