Mini Countryman Cooper S, nel fango con glamour

Mini Countryman Cooper S - Prova

di Redazione

09.11.2013 ( Aggiornata il 09.11.2013 12:59 )

Prestazioni

Se hai in mente una Mini “normale”, appena monti sulla Countryman noti subito qualcosa di diverso: non ti devi calare in abitacolo come sulle altre versioni perché il sedile è a portata di... fondoschiena. La seduta è stata infatti rialzata, per fornire quella sensazione di domino della strada tipica dei Suv. Fortunatamente sono riusciti a garantire una posizione di guida comunque soddisfacente e corretta, che non offre quella sgradevole sensazione di esser seduti su un furgonicino come talvolta accade su queste vetture. Se hai nuovamente in mente la Mini classica, non avrai difficoltà a districarti con i comandi della plancia. Al contrario, se l’universo Mini è una novità bisogna prepararsi a un periodo di apprendistato. L’originalità della plancia impone infatti di prendere una certa dimestichezza con la disposizione dei comandi, in particolare quelli a centro console che risultano un po’ fitti fra loro e alcuni sono disposti troppo in basso, constringendo a distogliere lo sguardo dalla strada. Stesso dicasi per l’enorme “oblò” che servirebbe da tachimetro; evincere da lì a che velocità si sta viaggiando è piuttosto difficile (molto meglio l’indicatore digitale all’interno del contagiri, proprio davanti agli occhi), dunque la sua destinazione migliore è quella di far da cornice allo schermo da 6,5 pollici per i servizi di infotainment.
Mossi i primi passi, il carattere della Countryman è inconfondibilmente Mini. A partire dal sound caratteristico del “millesei” turbo (che col tasto Sport attivo produce pure gradevoli scoppiettii allo scarico in rilascio), passando per uno sterzo come sempre incredibilmente diretto e a un assetto abbastanza duro, perché la Countryman Cooper S ha una taratura più “ferma” rispetto alle versioni meno potenti e nel nostro caso specifico la vettura era dotata di assetto opzionale ulteriormente sportivo. Morale, il “go kart feeling” di Mini è vivo e vegeto anche su questo modello, per la felicità di tutti gli affezionati del marchio e degli animi più sportivi. Il passo più lungo (di circa 5 cm), un baricentro più alto e un peso superiore (200 kg più di una Clubman con pari motore), non sembrano aver intaccato più di tanto le proverbiali doti di maneggevolezza della Mini. Certo, si accusa un po’ più di rollio in appoggio se si forza la mano. Ma la rapidità d’inserimento e la capacità di passare da una curva all’altra con grande disinvoltura ci sono tutte. Anche perché l’avantreno della Countryman è sempre piuttosto “carico” e presente, fatto che da una parte limita il sottosterzo ma dall’altra rende giocoforza più reattiva la coda, da tenere sotto controllo in caso di bruschi scarti o di rilasci improvvisi del gas in curva nel caso siano stati disattivato i controlli elettronici.
Problemi di motricità, invece, non ve ne sono affatto, grazie a una bella trazione integrale che risulta rapida ed efficace nel trasferire la coppia fra i due assali per muoversi agevolmente su ogni terreno e, perché no, per divertirsi pure con sbandate controllate se l’aderenza è bassa, emulando quel che farà nei rally durante la prossima stagione la nuova Mini Countryman WRC.
Ma visto che i clienti di questa Mini non sono tutti rallysti — anzi, questa versione ha avvicinato molti neofiti del marchio — è bene precisare che il cosiddetto “go kart feeling” va talvolta a scapito del confort. L’assetto, come accennato, è abbastanza duro. Ma lo si avverte soprattutto sulle sconnessioni accentuate ed eventualmente, se si fa a meno dell’opzionale assetto sportivo, il problema può essere in parte arginato. Piuttosto è lo sterzo a non convincere del tutto: è terribilmente piacevole fra le curve, per la sua grande direzionalità e per il feeling preciso e appagante che trasmette. Ma per contro appare troppo sensibile in certe situazioni: come ad esempio sui “tagli” metallici dei viadotti autostradali, dove il comando accusa brusche reazioni e tende a “tirare” la vettura verso l’interno, e anche in marcia rettilinea dove per via della notevole direzionalità si è costretti ad effettuare sovente piccole correzioni per tenere la linea se il manto stradale non è perfetto. Restando in tema di confort, anche la silenziosità di marcia non è propriamente lo stato dell’arte (72,9 decibel a 130 orari) e le sospensioni stesse, sul pavé, si fanno sentire un poco.

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