Nissan Juke 1.6 DIG-T, inconfondibile e divertente

Nissan Juke 1.6 DIG-T, inconfondibile e divertente

di Redazione

09.02.2011 ( Aggiornata il 09.02.2011 11:59 )

Prestazioni

Giusto guidare a occhi chiusi è una cosa che non si fa. Perché diversamente ci sentiremmo di consigliarvelo: se non sapeste dove siete, vi sfidiamo a dire che vi trovate ai comandi di un SUV. La Juke fa esattamente questo effetto, al guidatore: il suo assetto è talmente bilanciato che cancella gli effetti tipici delle auto a baricentro alto, monovolume, crossover o sport utility che siano. Quindi un certo rollio, più inerzia negli inserimenti, un appoggio laterale che tradisce sempre un minimo di incertezza. Nulla di tutto questo si ritrova invece sul più piccolo degli “sport ute” della Casa giapponese, e questo malgrado la sua luce libera da terra di 17 cm (pur ribassata di 1 cm, sulla nostra versione di prova, rispetto a quella delle Juke meno “tirate”) non sia esattamente uno scherzo. Per dire, una C3 ce l’ha di 12 cm e una Golf di 13, nelle rispettive versioni base. La si guida, la Juke, se non come una coupé — che sarebbe eccessivo — certamente come una berlina. E una berlina neanche piccola.
E anche qui,le dimensioni decisamente compatte possono confondere le idee. Perché se è vero che da un paraurti all’altro non ci ballano che 4 metri e 13 centimetri, poco più che una Punto, quel che conta è che il passo sia lungo (2,53 metri) e le carreggiate larghe: difficile trovare un’altra segmento B, ammesso che come tale sia lecito intenderla, con una misura di 1525 mm tra le due ruote dello stesso asse; l’uno come le altre, sono garanzia di reazioni composte e di un bell’artigliamento della strada.
Da tutta questa rassicurante premessa consegue che la Juke ha un comportamento stradale non neutro, ma con reazioni comunque molto misurate. In inserimento, il sottosterzo bisogna andarselo a cercare mentre nei rilasci più violenti i trasferimenti di carico fanno stringere la curva, e in ogni caso c’è l’ESP a ripulire con progressione la traiettoria. Pochissimo il rollio, mentre una certa carenza la Juke la dimostra a livello di motricità: d’accordo che sulla versione che abbiamo provato noi le ruote motrici sono solo due, ma da un SUV ti aspetteresti comunque una certa trazione. E invece, specie sui fondi viscidi affrontati con l’NDCS — Nissan Dynamic Control System — su Sport (cioè la più sportiva delle tre posizioni disponibili), l’avantreno si alleggerisce e c’è una certa tendenza al pattinamento, specie in uscita dalle curve strette. Discutibile anche la mancanza dell’hill holder. E già che lo abbiamo tirato in ballo, l’NDCS — del tutto assimilabile a sistemi analoghi quali il DNA Alfa Romeo — svolge il proprio lavoro con efficacia, trasformando l’indole stradale della vettura a seconda del settaggio di acceleratore e sterzo che si seleziona con gli appositi tasti e il display dedicato sulla consolle. Specie in termini di risposta del propulsore, è più la variazione che si avverte al ribasso “scendendo” da Normal a Eco di quella al rialzo che fa la differenza allorché si passa da Normal a Sport.
Di suo, il motore è il vero pezzo di bravura di tutta l’esecuzione. Commercialmente parlando, sfiora il non senso: 190 cavalli per un piccolo SUV, con i costi che questo comporta sul piano assicurativo e dei consumi, appaiono spropositati. Al netto delle considerazioni di natura economica è però un signor motore: dà prova di un’erogazione progressiva, senza vuoti e men che meno turbolag, ha un allungo corposo da 1800 fin oltre 5000 giri e un livello sonoro discreto, che completa un quadro — quello relativo al confort — superiore alle attese: l’unica cosa che si può imputare alla Juke è una certa rombosità aerodinamica dovuta ai montanti anteriori piuttosto spigolosi. Perché per il resto anche le sospensioni si dimostrano buone incassatrici, per quanto il meglio di sè lo diano sulle sconnessioni “lunghe” piuttosto che su quelle ravvicinate, nelle quali la risposta è un pizzico secca. Quanto agli altri comandi, le sensazioni sono in gran parte positive: il cambio a sei marce ha innesti definiti e una corretta rapportatura (la prima è corta per favorire lo spunto) e lo sterzo è un riuscito compromesso tra prontezza, precisione e confort: lascia capire quello che succede tra ruote e asfalto senza però affliggere il guidatore con la necessità di continue correzioni.
La frenata dà prova di un buon mordente, cui corrispondono spazi corretti anche (e soprattutto) su fondi differenziati, come testimoniano i 15 metri da 60 km/h su asfalto e pavé e i 34,6 su asfalto e ghiaccio alla stessa velocità. Criticabile semmai un certo alleggerimento del posteriore nelle decelerazioni più impegnative; la resistenza all’affaticamento, pur non critica, non la si può nemmeno definire straordinaria. Dalle parole ai fatti, cioè ai numeri: in velocità la Juke avvicina il dichiarato e, con 213,1 km/h rilevati, permette medie elevate; in accelerazione migliora le promesse della Nissan, limando mezzo secondo nello 0-100, in cui stacca un brillante 7”5. Efficaci anche i rilanci: per passare da 80 a 120 km/h nel rapporto superiore bastano 9”51. Note meno liete — e ce lo aspettavamo — sul piano dei consumi: con la Juke 1.6 DIG-T è difficile superare realisticamente i 10 km/litro e, a velocità da codice, in autostrada si superano di poco i 9 (9,209 km/ litro per l’esattezza). Il che, se tutto sommato è comprensibile stante la potenza e l’importante sezione frontale, comporta però un certo fastidio in termini di autonomia: il serbatoio da 46 litri è pensato per ben altri motori. E di soste per il pieno se ne fanno tante.

 

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