Renault Wind. Sportiva a cielo aperto, piacevole e grintosa

Design

Tecnicamente, la piccola Renault è realizzata facendo generoso ricorso alla banca organi interna, il che ha permesso una consistente riduzione di costi e tempi di sviluppo: la base di partenza è la Twingo, a sua volta strettamente derivata dalla Clio seconda generazione, mentre l’imprinting tecnico Renault Sport Technologies firma anche qui assetto e motore di punta (1.6 da 133 cv), come già in precedenza accaduto con Clio II RS e Twingo RS.
Nonostante ciò, l’offerta commerciale non è propriamente delle più economiche, partendo da non meno di 18mila euro per la versione meno performante, mentre per la più “cattiva” 1.6 qui in prova servono ulteriori 1.000 euro. Si tratta di quotazioni in linea con una concorrenza meno sportiva nell’anima (Peugeot 207 CC, Opel Tigra) ma anche leggermente più versatile, oltre che meglio rifinita.
Già, perché oltre al prezzo, l’offerta Wind resta un po’ debole proprio sul piano della qualità. L’arredo è suggestivo a sufficienza, così di primo impatto, ma non passa inosservata la scelta di materiali plastici eccessivamente essenziali nell’aspetto e nella fattura, con l’aggiunta di dettagli sottotono tra cui spiccano le bocchette di aerazione scarse nel numero (solo due laterali: al centro mancano!) e di qualità e funzionalità giusto sufficienti (sono le stesse delle Dacia). Sul piano dinamico, la Wind 1.6 Blizzard calzata con le ruote da 17” strizza l’occhio alla nervosità di una Twingo RS, attenuandone lievemente i toni: grintosa di motore a patto di tenere il regime molto elevato, altrettanto incisiva nella guida (non precisa, ma a suo modo coinvolgente) pur in presenza di un assetto giustamente un poco più cedevole, per lasciar un po’ più di spazio al confort. Che non manca specie a cielo aperto, grazie alla buona rigidità anche in configurazione roadster e all’efficace isolamento dai fruscii aerodinamici.