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Bugatti, Rimac e un futuro (elettrificato) roseo

© Rimac

In estrema sintesi, vendere una Bugatti è un affare altamente redditizio. Non lo è stato altrettanto, finora, sviluppare la hypercar Veyron e le sue derivazioni.

Mate Rimac, a.d. di quella che è diventata Bugatti Rimac, riassume in termini estremamente semplici quello che è stato un percorso, l'unico, per tenere in vita il marchio Bugatti. Troppo alti i costi dell'elettrificazione della casa di Le Mans perché potessero essere sostenuti dal Gruppo Volkswagen.

Bugatti, il mix elettrico firmato Rimac

La fusione darà accesso al know how sull'elettrico dalle prestazioni estreme detenuto dall'azienda croata. Sarà alla base dei futuri progetti, che manterranno comunque una componente di motore termico.

Di certo avverrà per la nuova generazione di hypercar in vista, sulla quale si lavora già da più di un anno e destinata a essere affiancata da un secondo modello. In realtà verrà ridefinita la linea stessa di prodotti rispetto a com'è vissuta dal lancio della Chiron a oggi.

Fusione vincente per tutti

Parla non a caso al plurale, di "nuovi prodotti in arrivo", Rimac, ad Autocar. "L'accordo è vincente per noi, che abbiamo un meraviglioso marchio con una storia di 113 anni. È una vittoria per Volkswagen perché Bugatti ha un grande futuro, hanno una partecipazione azionaria e noi terremo i costi sotto controllo. È una vittoria per i dipendenti, visto che ci espanderemo ed è una vittoria per i clienti, perché abbiamo entusiasmanti nuovi prodotti in arrivo. Prospereremo", commenta Mate Rimac.

Significativo un dettaglio, sulle possibilità di ottimizzazione dei costi. Se, infatti, la vendita di ogni singolo esemplare Bugatti prodotto è, in sé, un affare altamente redditizio, a essere problematico e insostenibile è lo sviluppo.

Pur condividendo motore e trasmissione con la Veyron, il costo del progetto Chiron è stato superiore a quanto non abbia speso Rimac nel progettare da zero la Nevera.