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2CV, perché ha senso rifarla e perché Citroen ci pensa

Di ragioni valide per sviluppare e produrre una nuova Citroen 2CV ve ne sono almeno un paio, a condizione che sia un progetto fedele all'originale. Ovvero, considerare il contesto attuale non solo e non tanto dell'industria dell'auto, quanto osservare la cosa dalla prospettiva degli automobilisti. 

Il successo Dacia ha radici profonde e risponde all'esigenza di una mobilità accessibile e concreta. Dacia Sandero è ancora la best seller in Europa, Dacia Spring regge sul fronte elettrico. Esempi vincenti.

Citroen tornerà nel segmento della C1?

Prima ragione valida per rifare una Citroen 2CV moderna: offrire un modello essenziale, economico, di mobilità urbana.

Seconda ragione validissima: con l'uscita di scena della Citroen C1, il marchio si è trovato con un vuoto rilevante nell'offerta delle citycar. La Ami ha avuto un buon successo ma è un quadriciclo e non può minimamente essere considerata un'alternativa a quello che ha rappresentato la C1. Una piccola citycar economica ma completa. Quattro posti, cinque porte, bassi consumi, affidabile. 

Terza ragione valida: la formula dello stile retro' piace al pubblico. Gli esempi si sprecano, dalla 500 dei primi anni Duemila alla R5 elettrica. Citroen (qui trovi i modelli sul mercato dell'usato) ha la carta della "due cavalli" da giocare e perché non sfruttarla? Posizionandola tra Ami e nuova C3, che è un'interessantissima utilitaria (peraltro molto spaziosa) e con margini di manovra per proporre altro nel segmento A.

Secondo le anticipazioni diffuse da Autocar, l'idea di rifare la 2CV è considerata da Citroen, sebbene sia attualmente una fase assolutamente iniziale di definizione dello stile. Non sarà un modello che, dovesse ricevere il semaforo verde, vedremo nel breve periodo. 

Smart Car alla base e prezzi accessibili

Fedele allo stile dell'originale, la 2CV come potrebbe/dovrebbe nascere? L'architettura Smart Car è la configurazione più economica a disposizione del Gruppo e attualmente offerta su nuova C3, C3 Aircross, Fiat Grande Panda. Ridurre ulteriormente il superfluo da questa base tecnica, in grado di accogliere motori benzina come anche l'elettrico, sarebbe la premessa per limare ancora i costi e riuscire a proporre un'auto economica. 

Cosa vuol dire, in termini concreti? Con una C3 benzina a 15.240 euro, l'asticella è presto indicata ed è uno dei modelli in assoluto meno cari tra i listini italiani, tallonata proprio da Dacia con la Sandero (da 13.850 euro). Alla futura, nuova 2CV il compito di fare meglio.