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Guido Meda: "I rally e la strada, sinonimi di vita reale"

Dieci anni fa avrei fatto altri ragionamenti. Dieci anni fa guardando Sébastien Loeb guidare e vincere sulle strade del Rally di Montecarlo avrei pensato che fosse un segnale di speranza per chi a 45 anni ha obiettivi, automobilistici e non, ancora vivi e perseguibili.

Adesso che ne ho 55, no. Tocca che mi convinca che non sarò mai in grado di vincere un mondiale Rally. È finita amici, finita. Sébastien Loeb ha 47 anni e al Montecarlo ci è arrivato giusto una settimana dopo essere andato sul podio alla Dakar. Lui e Sébastien Ogier, che di anni ne ha 38, hanno messo sull’asse dei formaggini tutta una fila di piloti giovani e programmati per vincere sfide, guidando e gestendo nuove tecnologie.

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Per questo adoro la Strada. Loeb, Ogier e io facciamo 17 mondiali in tre, nel senso che loro ne hanno vinti 17 (9 Ogiere 8 Loeb) e io 0. Esperienza, tecnica e istinto, oltre a due buonissime macchine come Ford Puma e Toyota Yaris, hanno fatto tutto, ma proprio tutto. Per questo adoro la Strada. Non sarà sempre così; il Montecarlo è particolare, umano e disumano, freddo e caldo, con grip e con ghiaccio, stretto e filante. Troppo specifico per dire che nel 2022 sarà sempre e tutto roba loro, ma intanto abbiamo avuto una storia di Uomini, di Macchine e di Strada da raccontare a figli e nipoti. Meraviglioso. Amo la pista, per tutto ciò che dà e dice. Ma in pista una cosa del genere non sarebbe mai successa.

Per questo adoro la Strada.

Il rally è la nostra realtà

Il rally e la Strada sono troppo naturali e troppo specifici per mortificare le qualità umane. Solo il rally può mettere in grado un pilota stagionato, per quanto in forma, di essere clamoroso anche mentre viaggia verso la cinquantina. Una chiesa a destra, tre piante con dei tronchi grossi così a sinistra e una bella cancellata in ferro battuto davanti, proprio dove una bella lastra di galaverna ti complica la frenata sono una poesia terrificante e per pochi. Per questo adoro la Strada. Il Rally incarna i nostri spostamenti con i loro problemi a velocità quadrupla. Il Rally è la realtà di milioni di persone tutti i giorni in cui i tempi di decisione passano da qualche secondo a qualche millesimo. Ma sempre di una strada da percorrere con quattro ruote, un motore, un volante e i pedali si tratta. Il Rally è la vera sala parto di ciò che ci renderà sicuri nei nostri viaggi sulla strada. Per questo adoro il Rally. È la nostra realtà, la più reale ottenibile dopo che è passata per il filtro degli ingegneri, dei reparti corse, delle mani e dei piedi dei piloti. Per questo sarebbe bello che il Rally tornasse ad avere per tutti un posto nelle strategie di marketing. Dopo aver visto quegli uomini lì io su una Puma, una Yaris o una i20 un pensierino ce lo farei serenamente, tanto quanto lo feci su Fulvia e Delta, Audi quattro e Toyota Celica. Perché adoro la strada.