In un Paese dove le norme sulla circolazione spesso sembrano scritte per far inciampare l’automobilista più che per tutelarlo, la targa prova rappresenta uno degli strumenti più controversi. Chi può usarla davvero? E soprattutto: quando è lecito circolare con un’auto dotata di targa prova e quando si rischia grosso?
Nata per esigenze precise, la targa prova è diventata nel tempo un salvagente per molte officine, concessionari e carrozzerie. Ma l’uso improprio è dietro l’angolo, e le multe possono essere salate. Il problema? C’è ancora troppa confusione normativa, alimentata da circolari, sentenze e interpretazioni che si contraddicono. Il risultato è che tanti automobilisti si muovono sul filo della legalità senza saperlo.
A cosa serve la targa prova: la funzione originaria
La targa prova è una speciale targa rilasciata dalla Motorizzazione Civile, utilizzabile temporaneamente su veicoli sprovvisti di immatricolazione o non in regola con la revisione. Il suo scopo è semplice: permettere la circolazione di veicoli per test tecnici, trasferimenti, collaudi e dimostrazioni.
La normativa di riferimento è l’articolo 98 del Codice della Strada, che stabilisce:
«La targa prova può essere usata da costruttori, assemblatori, importatori, commercianti di veicoli, riparatori, carrozzieri, e in generale da operatori professionali del settore automobilistico.»
In altre parole, non è uno strumento per l’automobilista privato, ma per chi svolge attività professionale nel settore. Peccato che spesso venga usata oltre i limiti, con rischi seri.
Chi può usarla legalmente: elenco aggiornato
L’elenco dei soggetti autorizzati comprende:
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Concessionari e rivenditori di veicoli nuovi o usati
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Carrozzerie e officine meccaniche per prove su strada
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Importatori e costruttori per collaudi e test tecnici
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Centri di revisione e agenzie autorizzate
La regola chiave? L’uso dev’essere legato a motivi strettamente funzionali all’attività: nessun uso personale, nessun favore all’amico o al cliente che deve «fare un salto veloce fuori città».
Chi NON può usarla:
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Il privato cittadino (anche se ha acquistato l’auto e sta aspettando l’immatricolazione)
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Il cliente di un’officina che vuole portare l’auto in vacanza prima che sia pronta
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Il venditore che vuole semplicemente consegnare il mezzo a casa dell’acquirente senza motivi tecnici
Il nodo delle assicurazioni e delle revisioni
Un altro tema spinoso è il legame tra targa prova e assicurazione. Chi la usa deve disporre di copertura assicurativa valida, ma spesso non è chiaro se sia la targa prova stessa ad essere assicurata o il veicolo che la utilizza. Il Ministero delle Infrastrutture ha chiarito che:
«La copertura assicurativa deve essere intestata al soggetto autorizzato all’uso della targa prova e vale solo se l’uso è conforme ai limiti di legge.»
Altro nodo: la revisione. Secondo una nota sentenza del Consiglio di Stato del 2021, l’uso della targa prova è ammesso anche su veicoli non revisionati, a patto che il viaggio serva esclusivamente per portare il veicolo alla revisione o eseguire un test di collaudo. Ma le forze dell’ordine non sempre la pensano così, e la multa è sempre in agguato.
Le multe: cosa si rischia con un uso improprio
Usare la targa prova fuori dai casi consentiti può comportare:
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Multe fino a 1.731 euro
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Fermo amministrativo del veicolo
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Ritiro della targa prova e revoca della concessione
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Problemi assicurativi in caso di incidente
Il rischio maggiore è per le concessionarie e le officine che la prestano ai clienti: una pratica ancora troppo diffusa, ma che può avere conseguenze gravi, anche penali in caso di sinistro.
Gli abusi più comuni: le furberie che costano caro
Tra i comportamenti più frequenti fuori legge:
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Usare la targa prova per fare consegne a domicilio del mezzo venduto
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Farla usare al cliente per provarlo per un weekend prima dell’acquisto
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Impiegarla su veicoli immatricolati e già in regola, per evitare il bollo o la revisione
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Usarla come targa di cortesia su auto aziendali o demo
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Viaggi non autorizzati per esigenze personali del titolare della targa
Ogni uso non giustificato dalle finalità tecniche rischia di essere sanzionato. E con l’aumento dei controlli automatici tramite telecamere e ZTL, anche le forze dell’ordine si stanno attrezzando.
Le modifiche previste e la posizione di chi difende l’automobilista
Nel 2024 si è tornati a parlare di riforma della normativa sulla targa prova, con l’ipotesi di introdurre una versione digitale tracciabile e più regolamentata. Il problema però resta: troppe interpretazioni e poche certezze.
Chi difende il settore automotive, come UNRAE, Confartigianato Autoriparazione e Federauto, denuncia da anni:
«Non si può criminalizzare un uso consolidato solo per un vuoto normativo. Servono regole chiare e strumenti moderni.»
E hanno ragione: non si può lasciare agli agenti la discrezionalità totale su un tema così tecnico. La burocrazia italiana già mette in difficoltà l’automobilista; se poi anche le norme restano nel vago, a pagarne il prezzo saranno sempre e solo gli operatori onesti.
Serve chiarezza: regole semplici e digitalizzazione
Per evitare abusi e sanzioni, servono:
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Un registro digitale nazionale per le targhe prova
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Chiarezza su assicurazioni, revisioni e responsabilità
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Semplificazione dei permessi per test e trasferimenti tecnici
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Maggiore informazione agli operatori e formazione alle forze dell’ordine
Fino a quando la confusione regnerà sovrana, l’uso della targa prova resterà un rischio costante per chi lavora nel settore, e un ennesimo paradosso per un’Italia che dice di voler innovare ma inciampa sulle cose più semplici.