In Italia l’età media delle auto circolanti ha ormai raggiunto i 10 anni, ma tre automobilisti su quattro non hanno intenzione di cambiarla. È quanto emerge dall’ultimo Osservatorio Findomestic, che fotografa un Paese che si muove a bordo di veicoli sempre più datati, con una crescente resistenza all’acquisto di una nuova vettura. Il motivo? Una miscela esplosiva di rincari, incertezza economica e disillusione sulle promesse della mobilità green.
Il dato di partenza è chiaro: due famiglie su tre non possono permettersi di spendere più di 20 mila euro per un’auto. È la stessa soglia indicata nel 2023, ma con una differenza sostanziale: in un solo anno i prezzi sono lievitati e ora, per il 60% degli intervistati, l’auto costa sensibilmente di più rispetto all’ultimo acquisto. Più di un terzo parla addirittura di un aumento tra il 20 e il 50%.
In questo contesto, l’automobile diventa un bene da conservare più che da rinnovare. Non solo per ragioni economiche, ma anche per un cambio di paradigma culturale: la marca non è più importante, lo è la sostanza. Solo il 10% degli acquirenti dà ancora peso al brand. Il resto punta a ciò che davvero conta: consumi, affidabilità e libertà di movimento.
Le priorità: consumi bassi e libertà di circolare
A dominare la scena delle preferenze d’acquisto è il risparmio nei consumi, indicato come requisito fondamentale dal 58% del campione. La seconda esigenza è la garanzia di non restare a piedi per via di restrizioni alla circolazione: una priorità per il 45% degli intervistati. In pratica, gli italiani vogliono un’auto che li porti ovunque e che costi poco. Semplice a dirsi, difficilissimo a farsi nel mercato attuale.
Eppure, c’è chi si adatta. Cresce la disponibilità a valutare l’usato, che viene ormai considerato alla stregua del nuovo, in un clima di crescente realismo. «La scelta dell’auto – sottolinea Claudio Bardazzi di Findomestic – è oggi un delicato equilibrio tra aspirazione e budget». Un equilibrio che, evidentemente, si sposta sempre più verso il secondo.
Elettrico? Solo per pochi (che lo hanno provato)
L’auto elettrica rimane, per ora, una promessa non mantenuta. Solo il 6% degli italiani si dice pronto ad acquistarne una. E nonostante la soddisfazione di chi ha avuto modo di provarla (oltre l’80% si è detto colpito dalla silenziosità e semplicità di guida), il 60% degli automobilisti non è mai salito a bordo di una vettura elettrica. Un dato che grida vendetta e che certifica un grave ritardo culturale e infrastrutturale.
Il problema non è solo il prezzo d’ingresso o la mancanza di colonnine: è l’assenza totale di esperienza diretta. E senza esperienza, nessun passaggio sarà mai realmente compiuto. Colpa anche di politiche poco incisive: incentivi confusi, disinformazione, carenza di test drive, difficoltà di reperimento dell’usato elettrico.
Il risultato è che l’ibrido vince: ben il 45% degli automobilisti lo ritiene la scelta migliore. Una decisione di compromesso che si sposa bene con l’incertezza di questi anni.
Una politica distratta e un parco auto al collasso
La situazione è figlia anche di una politica distratta che non tutela davvero gli automobilisti. In un Paese dove la macchina è ancora essenziale per vivere, lavorare, spostarsi, continuiamo a ignorare un parco auto che invecchia e inquina, senza dare alternative credibili.
La soglia dei 20 mila euro è diventata una gabbia psicologica ed economica. E se anche fosse disponibile una vettura efficiente sotto quella cifra, il cittadino medio dovrebbe destreggiarsi tra bonus complicati, rottamazioni parziali e soluzioni a lungo termine poco trasparenti.
Serve una politica di sostegno chiara e accessibile, con incentivi strutturati, test gratuiti per veicoli elettrici e una rete di ricarica capillare. Senza contare il rilancio del mercato dell’usato garantito e green, che rappresenta l’unica vera ancora di salvezza per milioni di italiani.
La scelta dell’usato come nuova normalità
Non sorprende quindi che il confine tra nuovo e usato si stia dissolvendo. Gli italiani, costretti a scegliere tra sogni e bollette, abbandonano pregiudizi e si affidano all’occasione, alla promozione, alla fiducia. Crescono i portali di vendita online, i servizi di garanzia estesa, le formule di acquisto flessibili.
Ma questa normalità emergente va supportata. Le istituzioni non possono continuare a trattare il mondo dell’auto come se fosse un problema da limitare, invece che una risorsa da modernizzare. Chi guida oggi in Italia lo fa in condizioni sempre più sfidanti, tra ZTL improvvise, assicurazioni alle stelle e carburanti sempre più cari.
Difendere gli automobilisti non significa incoraggiarne l’inerzia, ma offrirgli un futuro credibile. E quel futuro, oggi, passa soprattutto da una riforma seria del mercato auto: usato garantito, elettrico accessibile, rottamazioni vere, costi trasparenti.
Serve una nuova visione per salvare la mobilità privata
L’età media delle auto italiane salirà ancora, se non cambiano le condizioni strutturali. Non possiamo accettare che guidare un’auto sicura, efficiente ed ecologica sia un lusso per pochi. La mobilità privata è un diritto e come tale va tutelato, anche in chiave sostenibile. Ma con azioni concrete, non con proclami.
Oggi troppi cittadini vivono nell’ansia del blocco del traffico, del bollo da pagare, della revisione da superare. E troppe famiglie si sentono abbandonate in un contesto dove la mobilità è sempre più complicata e costosa.
È ora che qualcuno si faccia carico di questa realtà. A cominciare da chi ha il potere di decidere e la responsabilità di ascoltare.