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Auto cinesi, il karaoke in macchina traina le vendite

© Chong Kern, Unsplash

Chi lo avrebbe detto solo qualche anno fa che il karaoke a bordo di un’auto sarebbe diventato un fattore chiave di vendita? Eppure è ciò che sta accadendo, soprattutto grazie all’irresistibile ascesa dei costruttori cinesi. Una rivoluzione che ha colto impreparata l’industria europea, ancora ancorata a logiche tradizionali, mentre BYD, Xpeng, Geely e SAIC riscrivono le regole del gioco.

Il karaoke non è soltanto una funzione di intrattenimento: è il simbolo di un cambiamento profondo. Perché oggi l’auto non è più solo un mezzo di trasporto, ma uno spazio digitale, social, esperienziale. E la Cina l’ha capito prima di tutti.

Karaoke e TikTok: la nuova grammatica dell’auto elettrica

Sulle piattaforme social, i video di passeggeri che cantano in macchina sono virali. Su TikTok e Instagram, il trend è globale: auto come studi di registrazione su ruote. E i costruttori cinesi hanno saputo cogliere questo linguaggio.

Il risultato? Auto elettriche equipaggiate con microfoni, altoparlanti, effetti luce, app di karaoke integrate e schermi panoramici. Tutto progettato per offrire un’esperienza immersiva. Una scelta che, secondo i numeri, funziona: la Cina ha venduto nel 2024 oltre 12 milioni di veicoli elettrici e ibridi.

A lanciare l’allarme (o l’ammissione) è stato addirittura Arno Antlitz, CFO di Volkswagen, durante una conferenza del Financial Times: «Nessuno a Wolfsburg pensava che il karaoke fosse necessario. Ma ora, ne abbiamo bisogno». Tradotto: anche le big europee dovranno inseguire l’intrattenimento, se vogliono restare competitive.

L’auto cinese oggi è bella, smart e costa meno

Fino a dieci anni fa, i marchi cinesi venivano considerati di serie B: copie a basso costo, assemblaggi mediocri, tecnologia acerba. Ma con l’avvento della trazione elettrica, lo scenario si è capovolto.

Grazie a un mix letale di investimenti statali massicci, una supply chain integrata e un mercato interno sterminato, la Cina ha preso il largo. I numeri lo confermano: secondo Bain & Company, un costruttore cinese sviluppa un’auto spendendo appena il 27% di quanto spende un produttore europeo.

E i modelli non sono più scadenti: basti guardare alla MG Cyberster, una roadster elettrica con design sportivo e tecnologia d’avanguardia. O alla Aito M8, SUV di lusso con schermo cinematografico, funzioni autonome e interni da lounge. Il tutto venduto a cifre che umiliano i listini europei.

Saloni, test e futuro: la Cina detta la linea

Il Salone dell’Auto di Shanghai 2023 ha sancito la svolta: le auto cinesi non rincorrono più, ma guidano l’innovazione. Gli interni sono futuristici, gli infotainment avanzati, gli assistenti vocali sofisticati. Si parla con l’auto, si canta con l’auto, si vive l’auto. Il tutto a metà prezzo rispetto alle concorrenti occidentali.

Nei test europei, come quelli della Society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT) nel Regno Unito, i modelli cinesi stupiscono: Chery, Leapmotor, Xpeng, Geely propongono veicoli fluidi alla guida, ben rifiniti, smart. Non più outsider, ma protagonisti.

A tutto questo si aggiunge la prospettiva della guida autonoma. Ecco allora che l’intrattenimento a bordo diventa essenziale: se non si dovrà più guidare, bisognerà riempire il tempo. E il karaoke – oggi visto come frivolo – domani sarà un’esigenza funzionale.

L’Europa rischia di arrivare tardi. E male

Nel frattempo, la quota globale di mercato detenuta da Germania, Giappone e USA è scesa dal 74% al 60% in appena cinque anni. Una discesa che preoccupa, ma che trova spiegazione in un cambiamento che le case europee non hanno saputo anticipare.

Oggi, vendere un’auto non significa solo vendere un motore o una linea elegante. Vuol dire vendere un’esperienza, un ecosistema digitale. Un’estensione del proprio smartphone. I giovani, oggi, scelgono in base a ciò che un’auto “fa”, non solo a ciò che “è”.

Ecco perché l’Europa deve svegliarsi. Non solo perché i marchi cinesi stanno invadendo il vecchio continente, ma perché stanno educando il consumatore a nuovi standard. E se Volkswagen, Renault, Stellantis e BMW non vogliono restare indietro, dovranno cambiare radicalmente approccio.

Dal karaoke al dominio del mercato: un messaggio da non ignorare

Sottovalutare il karaoke è stato l’errore. Non si tratta solo di cantare in auto: si tratta di capire la direzione del mercato, le esigenze della nuova generazione di automobilisti, la centralità dell’infotainment.

Il rischio per l’Europa è non solo di perdere quote di mercato, ma di perdere il linguaggio con cui comunicare con i clienti. Se il futuro è un’auto autonoma, connessa e coinvolgente, allora la strada è segnata. E non sarà facile recuperare il ritardo accumulato.

L’auto cinese oggi è un’esperienza. Un’esperienza economica, digitale, social. E se anche una funzionalità all’apparenza frivola come il karaoke vende più auto, forse è il caso di smettere di sorridere e iniziare a copiare.