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Usato al top: +1,8 % nel primo semestre 2025

© Ufficio Stampa

Il mercato dell’usato italiano non molla, e anzi mostra una vitalità che il settore dell’auto nuova si può solo sognare. Secondo l’Osservatorio di AutoScout24, i passaggi di proprietà al netto delle minivolture hanno superato quota 1.627.408 atti nel primo semestre del 2025, registrando un +1,8 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente  . Un risultato che domina non solo rispetto a un nuovo in calo (‑3,6 % fino a giugno), ma che rilancia l’usato come baluardo necessario per la mobilità familiare. Chi difende realmente l’automobilista non può che mettere l’usato al centro delle proposte.

L’usato regge (+1,8 %)

Confrontando i dati regionali si nota come in Veneto i passaggi di proprietà siano cresciuti anch’essi dell’1,8 %, a fronte di 129.657 trasferimenti, con Verona in testa  . Altrove, regioni come Marche, Sicilia, Umbria e Sardegna segnano crescite tra il +5 % e +5,4 %, mentre Piemonte, Liguria e Molise mostrano qualche rallentamento. La Lombardia continua a dominare in volume con oltre 258.855 atti, crescita dell’1,9 % rispetto al 2024. Chi sostiene il settore non può ignorare queste geografie: l’usato non è solo mercato, è presidio territoriale.

Diesel, benzina e brand orientali vincenti

Chi sceglie l’usato mantiene salda la preferenza verso le alimentazioni tradizionali: il diesel è al 47 % delle intenzioni, seguito dalla benzina al 36 %. Le ibride sfiorano il 15 % delle scelte, mentre l’elettrico resta marginale intorno al 2 % delle preferenze.

Peggio ancora per chi ha già provato un’auto elettrica: il 75 % degli utenti con esperienza significativa non la sceglie come futura opzione. Motivi? Per il 45 % non si adatta alle abitudini di guida, per il 32,9 % l’autonomia è insufficiente, 30,9 % lamenta il costo elevato, 26,1 % la diffidenza, e 25,6 % la carenza di colonnine per la ricarica  . In sostanza l’elettrico è lontano dal rispondere alle esigenze reali degli automobilisti italiani, nonostante il marketing.

Sul fronte dei brand orientali, la svolta è evidente: le richieste su AutoScout24 sono cresciute del 90,7 % nel primo semestre del 2025 rispetto al 2024, pur restando una quota ancora contenuta del totale. Auto come MG ZS, DR 4.0, EVO3, Omoda 5, Lynk & Co 01, Jaecoo J7, BYD Atto 3 stanno emergendo tra le ricerche. Prezzi competitivi, dotazioni tecnologiche e design moderno sono il mix che convince sempre più automobilisti.

Il profilo dell’auto usata preferita

  • Alimentazione: diesel o benzina, con ibride in crescita e elettrico ancora marginale
  • Età massima: ≤ 5–7 anni, chilometraggio ideale intorno a 60 000 km
  • Prezzo medio previsto: 19.600 € (+8,7 % rispetto a inizio anno)  
  • Carrozzeria preferita: SUV o crossover (49,5 %), seguiti da berline e station wagon (25,2 % ciascuna), monovolume (13,6 %), city car e coupé (7,8 %)  
  • Dotazioni indispensabili: ABS, ESP/ASR (73,1 %), cambio automatico (47,1 %), infotainment (45,2 %), sistemi ADAS (44,2 %), keyless e sensori intelligenti (42,3 %)  

Chi conosce il mondo vive di domanda reale: le aspettative dei compratori sono precise, e l’usato è spesso l’unica strada percorribile per averle soddisfatte senza budget da auto nuova.

Un’analisi critica: perché il “nuovo” non basta

Il mercato dell’usato tiene, mentre quello delle auto nuove arranca (-3,6 % nei primi sei mesi del 2025). E non è solo una questione di prezzo: per molti consumatori non è più tempo di compromessi. Gli automobilisti vogliono tecnologie, sicurezza, comfort, ma a un costo accessibile. In tanti casi, il nuovo costa troppo e l’elettrico promette senza mantenere. L’usato offre valore vero: vetture moderne, spesso con garanzia residua, a prezzi concreti.

brand orientali emergenti rispondono a questa domanda con modelli innovativi, ricchi di dotazioni, spesso garantiti e dal prezzo inferiore anche sul nuovo. Questo spiega l’interesse crescente anche nel segmento second-hand.

L’elettrico invece resta indietro anche su prove su strada, con la maggioranza degli utenti che lo abbandonerebbe nonostante l’esperienza. È evidente: fino a quando infrastrutture, autonomia e costi non saranno all’altezza, restare fedeli all’usato sarà una scelta razionale, non ideologica.