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Alfa Romeo e Maserati, orgoglio italiano: ecco la supercar che umilia le rivali

© Ufficio stampa Maserati

Alfa Romeo e Maserati, due dei nomi più gloriosi della storia dell’automobile, sono pronte a riscrivere il concetto di supercar italiana. Lo faranno nel 2026, celebrando due anniversari storici: il centenario della 6C 1500 per Alfa Romeo e quello della Maserati Tipo 26. Due ricorrenze che non passeranno inosservate e che, secondo quanto emerso dal Goodwood Festival of Speed, porteranno al debutto di due nuovi modelli in edizione limitata. E qui viene il bello: motore V6 Nettuno, cambio manuale e un design votato alla purezza meccanica.

Peccato che a godere di tanta meraviglia sarà un numero davvero esiguo di fortunati. E in tempi in cui l’auto sportiva viene sacrificata sull’altare dell’elettrificazione forzata, questa è una scelta coraggiosa, quasi rivoluzionaria. Ma anche una provocazione che divide, perché troppo spesso l’industria automobilistica italiana produce gioielli per pochi, mentre chi ama davvero la guida viene lasciato indietro.

Maserati prepara la sua nuova supercar: artigianato e potenza pura

A 20 anni dalla MC12, Maserati torna a far parlare di sé con una supercar che si preannuncia iconica. La base tecnica sarà quella dell’attuale GranTurismo, ma nulla sarà lasciato al caso: sotto il cofano pulserebbe un V6 Nettuno ancora più potente, e al posto delle ormai onnipresenti palette al volante, potrebbe tornare la leva del cambio manuale.

Un’eresia per molti, un sogno per i puristi. «Il cambio manuale è un’opportunità», ha dichiarato l’ingegner Davide Danesin, capo progetto Maserati. E come dargli torto? In un mondo dove ogni movimento è filtrato da centraline e algoritmi, ritrovare la connessione fisica con la meccanica è un atto rivoluzionario.

Il motore Nettuno è già una leggenda: 3.0 litri, doppia iniezione, pre-camera derivata dalla Formula 1, 621 cavalli nella versione attuale. E c’è margine per spingersi ancora oltre, senza ricorrere a motori elettrificati che pesano, complicano, e tradiscono la vocazione delle supercar.

Alfa Romeo e il centenario della 6C 1500: la rinascita della sportività

Anche in casa Alfa si lavora a un modello che non sarà da meno. Un’erede spirituale della 6C 1500, la prima Alfa Romeo a vincere la Mille Miglia e la 24 Ore di Spa. Una macchina che non solo celebrerà il passato, ma che potrebbe riportare il Biscione al centro della scena sportiva internazionale.

Tutti gli indizi convergono verso una gemella” tecnica della nuova Maserati: stesso motore Nettuno, telaio monoscocca derivato dalla MC20, produzione a Modena e una progettazione affidata alla divisione Bottega, già responsabile della 33 Stradale.

Una scelta che grida orgoglio italiano. Ma anche una riflessione amara: perché dobbiamo aspettare anniversari per vedere Alfa Romeo tornare a essere la regina delle emozioni su strada?

Modena, il tempio delle supercar italiane

L’idea è quella di costruire entrambe le vetture a Modena, nella storica sede Maserati. Una decisione tanto simbolica quanto logica. È lì che sono nate la MC12, la GranTurismo, l’Alfa 8C e la 4C. È lì che l’Italia ha scritto pagine leggendarie della sua storia automobilistica.

Oggi, mentre molti marchi si rifugiano in produzioni industriali e freddi configuratori online, Maserati e Alfa scelgono di tornare all’artigianato, alla costruzione a mano, all’anima delle auto fatte per guidare. Ma con una contraddizione di fondo: queste auto saranno prodotte in numeri irrisori (forse meno di 100 esemplari per ciascun modello) e con un prezzo superiore ai 300.000 euro.

Il prezzo dell’eccellenza (e dell’esclusione)

Questa è forse la parte più dolorosa della storia. Una supercar che celebra due giganti dell’automobilismo italiano, ma che sarà inaccessibile ai più. Sì, il valore simbolico è alto. Ma mentre il mondo si affanna con bonus e incentivi per la mobilità sostenibile, chi sogna un’auto sportiva e appassionata viene lasciato a se stesso.

Le Case automobilistiche dovrebbero anche tornare a costruire modelli sportivi “veri” per il pubblico comune, come una volta con la Giulia GTA o la GTV. Oggi, invece, si parla solo di SUV, di BEV e di automobili tutte uguali, guidate da software e non più da emozioni.

E allora viene da chiedersi: che senso ha creare supercar eccezionali per pochi milionari, se poi la cultura dell’auto sportiva rischia di sparire tra burocrazia e accanimento normativo?

Maserati e Alfa devono osare, ma anche includere

Ben venga la supercar manuale, ben venga il V6 Nettuno spinto al massimo, ben venga la produzione a Modena e tutto il suo valore simbolico. Ma se davvero si vuole rilanciare l’automotive italiano, serve una visione più ampia e coraggiosa.

Non si può vivere di riedizioni celebrative una tantum. Serve riportare il piacere di guida nei listini, offrire modelli accessibili, alimentare la passione nei giovani. Altrimenti, tutto questo rimarrà solo un museo a cielo aperto, dove l’unica cosa a girare saranno le chiavi in mano a collezionisti svizzeri o emiratini.

Per chi ama davvero l’auto, questa è l’ennesima beffa. E no, non basta dire che sono “pezzi da collezione” per giustificare prezzi e volumi fuori scala. L’Italia automobilistica ha bisogno di tornare a parlare al cuore e non solo al portafoglio.