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Parcometri con inserimento targa, novità che divide: comodità o nuovo balzello?

© Arrive

La digitalizzazione della sosta urbana compie un nuovo passo: i parcometri di ultima generazione richiedono l’inserimento della targa del veicolo al momento del pagamento. Una misura introdotta in seguito alla revisione del Codice della Strada di dicembre 2024, che consente ai controllori di verificare l’avvenuto pagamento direttamente attraverso il numero di targa. Una scelta che, sulla carta, promette più efficienza e trasparenza, ma che solleva anche dubbi e perplessità tra automobilisti già vessati da tasse, carburanti alle stelle e Ztl sempre più invasive.

Un cambiamento che riguarda tutti gli automobilisti

Quella che finora era una prassi tipica delle app per la sosta arriva ora anche nei dispositivi fisici. Un’evoluzione che dovrebbe portare coerenza tra strumenti digitali e tradizionali, ma che richiede un ulteriore adattamento da parte dei cittadini. Basta con il ticket cartaceo sul cruscotto, ora sarà il numero di targa a dire se il parcheggio è stato pagato o meno. Tutto bello, certo. Ma a chi conviene davvero?

Gli automobilisti si trovano davanti all’ennesima innovazione calata dall’alto: meno carta, più tecnologia. Ma dietro la patina “green” e smart, la verità è che il controllo sarà ancora più stringente. Una mossa che, in prospettiva, rischia di trasformare ogni sosta in un’occasione per incassare multe e massimizzare le entrate dei Comuni.

I vantaggi promessi dai nuovi parcometri

Secondo i promotori, il nuovo sistema porta benefici a utenti, operatori e amministrazioni. I cinque vantaggi principali vengono spesso citati:

  1. Addio al ticket cartaceo: niente più foglietti sul cruscotto, la verifica è digitale.
  2. Controlli più rapidi e puntuali: abbinamento diretto tra targa e pagamento, meno margini d’errore.
  3. Più trasparenza, meno irregolarità: impossibile passarsi il ticket tra auto diverse.
  4. Interfacce digitali intuitive: display touch e tariffe chiare, come sugli smartphone.
  5. Dati integrati per città più intelligenti: i flussi di sosta diventano patrimonio informativo per le amministrazioni.

Tutto sembra perfetto, ma resta la domanda: davvero i cittadini avranno più vantaggi o, come spesso accade, saranno solo le casse comunali a ingrassarsi?

Tra privacy e libertà di scelta

Un tema che non può essere ignorato riguarda la privacy degli automobilisti. L’inserimento obbligatorio della targa in ogni parcheggio crea un archivio digitale di spostamenti capillare. Un controllo che, se da un lato rende più difficile evadere il pagamento, dall’altro può aprire scenari inquietanti in termini di sorveglianza e utilizzo dei dati. Chi garantisce che queste informazioni non vengano usate per fini diversi dalla gestione della sosta?

Inoltre, l’abolizione del biglietto cartaceo elimina ogni margine di discrezionalità per il cittadino: non sarà più possibile, ad esempio, regalare il tempo residuo a un altro automobilista. Una pratica piccola, ma solidale, che faceva parte della vita quotidiana delle città.

Per precisazione: la privacy, la targa identifica l'auto e non la persona, per conoscere chi è la persona è necessario fare una visura al PRA, che costa e deve essere giustificata da una ragione. Per il costo della sosta a pagamento è il modo un cui i comuni possono ridurre l'impatto della sosta selvaggia cioè di chi sosta ore su suolo pubblico nelle aree dove si ritiene necessaria la rotazione delle auto negli stalli disponibili, che sono generalmente ridotti rispetto a numero di persone che sono fruitori delle aree limitrofe.  Inoltre il CdS prevede che sia gli introiti della sosta e delle multe debbano esse reinvestiti nella mobilità.

Il ruolo delle multinazionali della sosta

Il nuovo sistema porta la firma di Arrive, realtà che controlla marchi noti come EasyPark, Flowbird, RingGo, ParkMobile e Parkopedia. Una piattaforma presente in oltre 90 Paesi e 20.000 città, che dichiara di voler creare città più vivibili e sostenibili. «La targa assume un ruolo centrale: abilita il pagamento, collega il veicolo al sistema e alimenta un ecosistema digitale per la gestione della sosta» ha spiegato Giuliano Caldo, Country Director Italy di Arrive.

Parole che puntano alla modernità e alla sostenibilità, ma che nascondono una verità scomoda: il settore della sosta urbana è diventato un business miliardario, in cui le multinazionali hanno tutto l’interesse a spingere verso sistemi di controllo più stringenti, che aumentano i ricavi e riducono le possibilità per i cittadini di “sfuggire” alla tariffa.

Una rivoluzione che rischia di penalizzare i cittadini

Il rischio concreto è che i parcometri con inserimento targa diventino l’ennesimo strumento di pressione sugli automobilisti, già schiacciati tra caro carburanti, pedaggi autostradali e restrizioni alla circolazione. La narrazione ufficiale parla di città più smart e sostenibili, ma la sensazione è che a pagare siano sempre gli stessi.

Servirà vigilare affinché questa innovazione non diventi un’altra tassa occulta, nascosta dietro la parola magica “digitalizzazione”. Perché la vera sfida, oggi, non è moltiplicare i controlli, ma semplificare la vita di chi guida, offrendo soluzioni eque, trasparenti e davvero utili.