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Assicurazione auto a mio nome ma auto di mia moglie: quando conviene davvero

© Sarah Brown

Intestare l’assicurazione auto a proprio nome su una vettura di proprietà del coniuge è una pratica sempre più diffusa tra gli automobilisti italiani. Il motivo? Cercare di ottenere un premio più basso sfruttando una classe di merito miglioreo una storia assicurativa più pulita. Tuttavia, sebbene la procedura sia formalmente lecita, non sempre risulta conveniente. Anzi, in molti casi può trasformarsi in un rischio economico e legale non trascurabile.

A ricordarlo è l’Ivass, l’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni, che da anni chiarisce come la classe di merito segua il proprietario del veicolo e non chi paga la polizza. Ciò significa che anche se la polizza è intestata al marito, ma l’auto appartiene alla moglie, il prezzo sarà comunque calcolato sulla base della storia assicurativa della moglie.

Intestare la polizza al coniuge: cosa è legale e cosa no

Non esiste alcuna norma che imponga la coincidenza tra proprietario del veicolo e contraente della polizza Rc auto. Il contratto può quindi essere sottoscritto da chiunque, purché vengano fornite dichiarazioni veritiere e il profilo del conducente abituale corrisponda alla realtà dei fatti.

Tuttavia, la legge distingue tra tre figure:

  • il proprietario, iscritto al Pubblico registro automobilistico e responsabile civile in caso di sinistro;
  • il contraente, che sottoscrive la polizza e ne gestisce i pagamenti;
  • il conducente abituale, cioè chi utilizza l’auto quotidianamente.

Queste figure possono anche non coincidere, ma le compagnie assicurative calcolano il rischio principalmente sulla base del proprietario e del conducente effettivo. Età, esperienza di guida, chilometri percorsi, residenza e sinistrosità influenzano il prezzo finale.

I rischi di dichiarazioni inesatte o fuorvianti

Sottoscrivere una polizza intestata al marito mentre l’auto è intestata alla moglie è valido solo se le informazioni dichiarate sono corrette. Se, per esempio, si indica il marito come conducente abituale ma l’auto è usata quotidianamente dalla moglie, si rischia di incorrere in dichiarazioni inesatte punite dagli articoli 1892 e 1893 del Codice civile.

In questi casi, la compagnia può ridurre o annullare l’indennizzo e persino rivalersi sull’assicurato dopo aver risarcito la controparte. In situazioni gravi, un errore di questo tipo può portare alla revoca della copertura o a conseguenze penali per truffa assicurativa (articolo 642 del Codice penale), con pene fino a cinque anni di reclusione.

Le compagnie, inoltre, dispongono oggi di strumenti digitali e telematici avanzati — come black box, archivi Ivass e attestato di rischio dinamico — che permettono di incrociare i dati e verificare l’effettivo utilizzo del veicolo.

Il nuovo attestato di rischio europeo

Dal luglio 2025 è operativo il nuovo attestato di rischio europeo, che consente a tutte le compagnie dell’Unione Europea di condividere informazioni sui sinistri e sulle classi di merito. Ciò significa che è diventato praticamente impossibile “ripulire” la propria posizione cambiando compagnia o contraente.

Questo sistema garantisce maggiore trasparenza e una valutazione del rischio più realistica, ma riduce i margini di manovra per chi tenta di ottenere sconti con espedienti formali come l’intestazione incrociata.

Quando l’intestazione incrociata ha senso

Ci sono però situazioni in cui intestare la polizza al coniuge può avere una sua utilità. Ad esempio, se la moglie è la proprietaria dell’auto ma non dispone di una carta di credito o preferisce che il marito gestisca pagamenti e scadenze, allora l’intestazione della polizza al marito è una scelta organizzativa, non economica.

Diverso il discorso quando si tenta di sfruttare la migliore classe di merito del marito per pagare meno: il sistema non lo consente, perché la classe resta sempre legata al proprietario del veicolo.

Rc familiare: l’alternativa legale per risparmiare

La soluzione più efficace per risparmiare in modo legittimo è sfruttare la Rc auto familiare, introdotta nel 2020 come evoluzione della Legge Bersani. Questa norma consente di applicare la classe di merito più vantaggiosa tra i veicoli appartenenti allo stesso nucleo familiare, purché i membri risultino conviventi e non abbiano causato sinistri con colpa negli ultimi cinque anni.

In questo modo, l’auto intestata alla moglie può beneficiare della classe più bassa del marito, senza dover ricorrere a intestazioni incrociate. Si tratta di un meccanismo completamente trasparente, riconosciuto dalle compagnie e privo di rischi legali.

Meglio risparmiare poco o dormire tranquilli?

Intestare l’assicurazione a proprio nome per risparmiare poche decine di euro può sembrare una furbizia, ma spesso si rivela un errore costoso. Se le informazioni fornite alla compagnia non sono coerenti con la realtà, si rischia di perdere la copertura in caso di sinistro o di dover rimborsare i danni pagati all’altra parte.

In definitiva, la trasparenza resta la regola d’oro. Se il veicolo è usato quotidianamente dalla moglie, è corretto indicarla come conducente abituale, anche se la polizza è intestata al marito. Una dichiarazione veritiera evita problemi, assicura la piena validità della copertura e tutela davvero la famiglia.