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Venezia, truffa Ferrari: falso bonifico da 220mila euro e auto tentata «sparizione»

© Ineco

La truffa Ferrari Venezia è una vicenda che sembra uscita da un film, e invece è accaduta davvero. Un episodio che colpisce non solo per l’audacia del protagonista, ma anche per la crescente sofisticazione delle frodi nel mercato delle auto di lusso. Un settore che, pur rimanendo un’eccellenza italiana, diventa sempre più appetibile per chi tenta raggiri ad alto margine. Al centro della storia c’è una Ferrari da 220mila euro, un finto bonifico e il tentativo di far sparire la vettura attraverso una falsa radiazione.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 27enne Richar Levak, originario di Chirignago, avrebbe risposto all’annuncio online di una donna veneziana intenzionata a vendere la propria Ferrari. La trattativa sembrava chiusa: prezzo concordato, documenti pronti, ricevuta del bonifico esibita con estrema sicurezza. Ma quella ricevuta, come scoperto successivamente, era solo un’apparenza, un documento privo di qualsiasi corrispondenza bancaria. La venditrice, non vedendo arrivare il denaro, ha immediatamente sporto denuncia, dando il via alle indagini che avrebbero svelato un piano ben più ampio.

Le autorità contestano infatti al giovane non solo la truffa aggravata, ma anche il riciclaggio. L’obiettivo, secondo gli investigatori, non era semplicemente impossessarsi della supercar, ma cancellarne le tracce. La vettura sarebbe dovuta sparire tramite una falsa radiazione al PRA, così da uscire dai registri ufficiali e rendere impossibile rintracciarla. Una strategia che purtroppo non è nuova nel mondo delle auto ad alto valore, e che mira a creare veicoli “fantasma” pronti a essere rivenduti in circuiti paralleli o esportati all’estero.

A rendere il caso ancora più inquietante, emerge anche la presenza di una seconda vettura, una Ferrari GTC4 Lusso, sotto la lente degli inquirenti. Secondo l’ipotesi investigativa, la prima Ferrari sarebbe stata rimpiazzata da questa seconda supercar, in una sorta di scambio volto a depistare i controlli e confondere la filiera dei passaggi di proprietà. Un’operazione complessa, strutturata e pericolosamente vicina ad andare a buon fine, se non fosse stata bloccata in extremis.

Il settore automotive, soprattutto nelle fasce premium, non è nuovo a tentativi di frode, falsi pagamenti, clonazioni dei documenti o traffici internazionali. È un mondo affascinante ma vulnerabile, dove la passione per i marchi come Ferrari può diventare terreno fertile per truffatori sempre più digitali e organizzati. Per questo, gli operatori del settore continuano a sottolineare l’importanza di strumenti di verifica più rigorosi, sistemi bancari istantanei, controlli incrociati e piattaforme sicure. E anche i privati hanno ormai bisogno di maggiore consapevolezza: una ricevuta non è mai una garanzia, e un trasferimento va sempre verificato presso l’istituto di credito prima di consegnare un bene di tale valore.

Il caso veneziano è un monito, ma anche la dimostrazione di come le forze dell’ordine stiano affinando gli strumenti di contrasto. L’intervento tempestivo ha permesso di recuperare la vettura e scongiurare un passaggio verso mercati illegali dai quali sarebbe stato difficile riottenerla. La vicenda lascia però aperta una riflessione più ampia: in un’epoca in cui la tecnologia rende immediati i pagamenti e le transazioni, rende però altrettanto immediate le frodi, e un mercato come quello delle supercar deve necessariamente investire in nuove forme di tutela.

Il fascino del Cavallino resta intatto, ma è evidente che chi possiede o vende una Ferrari debba adottare cautele specifiche. Non solo per il valore economico, ma per la delicatezza di un segmento in cui l’identità del veicolo, i documenti e la tracciabilità sono fondamentali. La storia di Venezia, pur con un lieto fine operativo, ricorda a tutti – appassionati, venditori e acquirenti – che la prudenza è una componente imprescindibile della passione automobilistica. E che dietro ogni annuncio online può celarsi un rischio, se non si adottano gli strumenti adeguati.