Il Car of the Year nasce nel 1964 dall’idea di sei riviste europee — tra cui Autocar (Regno Unito), L’Automobile Magazine (Francia) e Auto Visie (Paesi Bassi) — con un obiettivo chiaro: creare un riconoscimento unico, indipendente e realmente rappresentativo dell’intero continente.
A differenza di altri premi, il Car of the Year non ha sponsor, partnership commerciali o categorie separate. C’è un solo vincitore ogni anno, scelto tra tutte le novità di mercato senza distinzione di segmento o prezzo.
Questo principio di neutralità e autorevolezza è ancora oggi il cuore del premio, garantito da una giuria formata da professionisti della stampa specializzata, selezionati per la loro competenza e imparzialità.
Come si diventa giurati del Car of the Year
Entrare nella giuria del Car of the Year è un riconoscimento riservato a pochi. Ogni Paese europeo ha un numero di rappresentanti proporzionale al proprio mercato automobilistico. L’Italia, ad esempio, conta cinque membri, scelti tra i giornalisti più autorevoli delle principali testate nazionali.
I giurati vengono nominati dal Comitato del premio, che valuta esperienza, conoscenza tecnica e indipendenza editoriale. Una volta selezionati, i membri partecipano a test comparativi, analisi di mercato e sessioni di valutazione approfondite.
Ogni giurato ha a disposizione 25 punti da distribuire tra le sette finaliste, con la possibilità di assegnarne un massimo di 10 a una singola auto e di motivare ogni voto con un commento pubblico.
Questa trasparenza è uno degli elementi che hanno reso il Car of the Year un riferimento credibile: i voti e le motivazioni vengono pubblicati integralmente dopo la proclamazione del vincitore.
Criteri di valutazione: innovazione, qualità, sostenibilità
La giuria non premia semplicemente “l’auto migliore”, ma quella che incarna il miglior equilibrio tra innovazione, design, qualità, efficienza e rapporto valore-prezzo.
Ogni anno, i giurati si confrontano con un mercato in trasformazione: se negli anni ’70 a fare la differenza erano la meccanica e la sicurezza, oggi contano anche la digitalizzazione, la connettività e la sostenibilità ambientale.
Per questo motivo, auto molto diverse tra loro possono trovarsi a competere per lo stesso titolo: dalla piccola cittadina elettrica al SUV ibrido, fino alla berlina di lusso. Il Car of the Year, infatti, non valuta la categoria ma la coerenza del progetto con i tempi.
Negli ultimi anni, l’attenzione alla transizione ecologica è diventata centrale. Auto come la Toyota Prius, la Nissan Leaf e la Jeep Avenger sono state premiate proprio perché hanno rappresentato un punto di svolta nella percezione della mobilità sostenibile.
Dentro il voto: un confronto di visioni europee
Uno degli aspetti più interessanti del Car of the Year è la diversità culturale della sua giuria. I giornalisti scandinavi, ad esempio, danno grande importanza alla sicurezza e all’efficienza; quelli dell’Europa meridionale tendono a privilegiare design, piacere di guida e accessibilità economica; mentre i membri dei Paesi dell’Est guardano con attenzione al rapporto qualità/prezzo.
Il risultato finale è quindi un compromesso equilibrato tra diverse sensibilità nazionali, capace di riflettere la pluralità dell’Europa automobilistica. Non sempre vince la più tecnologica o la più economica: vince quella che riesce a parlare a tutti.
È proprio questa dinamica a rendere il Car of the Year un premio unico: non un semplice sondaggio, ma un dialogo continentale sull’evoluzione dell’automobile.
Il peso del giudizio e l’eredità del premio
Per i costruttori, vincere l’Auto dell’Anno è molto più che un riconoscimento mediatico. Significa ottenere una legittimazione culturale e industriale. Un titolo che, spesso, diventa parte integrante della comunicazione del marchio e un segno di fiducia per il consumatore.
Ma, al di là delle campagne pubblicitarie, ciò che rende speciale questo premio è la sua credibilità. I giurati, molti dei quali hanno alle spalle decenni di esperienza, non premiano mode passeggere ma visioni solide, spesso anticipando i trend futuri.
E se il mercato, negli anni, ha confermato gran parte delle loro scelte, è perché dietro ogni voto c’è un’idea precisa di automobile come cultura, innovazione e responsabilità.