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Il design al tempo dell'auto elettrica

Che problematiche pone allo stilista disegnare automobili elettriche invece che convenzionali? Sembra una domanda banale, invece è una complessità da non sottovalutare. La prima cosa che ci salta all’occhio, quando vediamo una Tesla, per esempio, non è la fluidità delle linee della carrozzeria, bensì la fisionomia tutta speciale che trasmette il muso per via dell’assenza della tipica griglia forata nera che hanno tutte le altre automobili.

La Tesla 3 è un esempio lampante: la sua calandra è completamente piena, verniciata nello stesso colore delle fiancate e del tetto, come fosse una parte di carrozzeria qualsiasi in lamiera. Perché mai? Perché la auto elettriche non hanno un radiatore in quanto non c’è un motore termico da raffreddare. Quindi non serve una calandra forata che lasci passare aria verso lo scambiatore di calore. Sembra una stupidaggine, invece è un problema serio in chiave design per lo stilista.

Cambia il volto dell'auto

Da quando esiste l’automobile, il frontale è sempre stato identificato come il volto dell’auto. Sia simbolicamente, sia di fatto. Centoquarant’anni di studi, esercizi stilistici e abitudine ci hanno portato a distinguere i modelli di automobile una dall’altra per prima cosa dalla fisionomia della calandra. Il muso della macchina, cioé il frontale, sta all’auto come il viso sta a un uomo. Oppure a una donna. La calandra e? il volto dell’automobile. È il suo segno riconoscitivo. Negli anni gli stilisti hanno cercato di dare una connotazione simbolica e particolare alla calandra delle proprie auto con ogni possibile trovata di design. Seguendo la filosofia del family feeling, cioé di “inventare” un frontale caratteristico e riconoscibile per un determinato marchio, da collocare con opportune modifiche di dettaglio su tutti i modelli di quel brand. In modo che ogni automobile di quel costruttore fosse identificabile senza dubbi né ambiguita? come appartenente alla sua famiglia.

Tratti distintivi

Di elementi stilistici univoci che portano a identificare un’auto con un marchio ce ne sono decine: pensate ai famosi “reni” della BMW, nel cui caso la griglia del radiatore ha assunto una ben precisa forma trapezoidale così caratteristica; oppure allo scudetto triangolare rovesciato dell’Alfa Romeo, così simbolico ed esclusivo. Riconoscibile e identificabile su qualsiasi calandra venga inserito. La forma della calandra è l’elemento su cui il designer Walter de Silva ha fatto uscire dall’anonimato le Audi inventando la mitica calandra single-frame. Ovvero la griglia a tutta grandezza, estesa dal bordo superiore del cofano fino al paraurti in basso e lateralmente ai fari, spezzata soltanto dalla targa, che per vent’anni - dal 2000 ad oggi - ha identificato fortemente tutti i modelli di Audi. I costruttori che non possedevano invece elementi stilistici così forti e riconoscibili come Alfa o BMW, hanno dovuto inventarsene uno sagomando la griglia della calandra secondo una forma originale e ben identificabile. Come ad esempio il “tiger nose” della Kia, la griglia schiacciata al centro e espansa ai lati delle au- to coreane chiamata a forma di muso di tigre perché lascia immaginare l’idea di un felino che arriccia il muso stringendo le narici prima di spalancare le fauci. In questo contesto estetico, eliminare il radiatore su un’auto elettrica vuol dire fare a meno della griglia, cioé condizionare l’aspetto estetico della calandra e di conseguenza la personalita? del modello e del marchio stesso.

La strada scelta da SEAT

Non c’è un’alternativa? Certo che c’è. Alejandro Mesonero, capo dello stile di SEAT, si è dovuto fronteggiare con questa problematica quando gli hanno chiesto di disegnare la prima auto elettrica del marchio spagnolo, la El Born (dal nome di un quartiere trendy di Barcellona) che verra? lanciata nell’autunno 2020. E ci racconta quale soluzione ha trovato per armonizzare il design esteriore con le specifiche necessita? di un’auto elettrica. È un sapiente gioco fatto di interventi sulle proporzioni esterne mescolando abilmente “trucchi” estetici e componenti meccanici come cerchi o interasse. Ecco la lezione di uno stilista su come si risolvono i problemi estetici che pone un’auto elettrica. “Disegnare un’auto con motore alimentato da batterie è ben diverso da una convenzionale - spiega Mesonero - perché si parte da basi meccaniche diverse.

Un’auto elettrica ha comunque un interasse (distanza fra le ruote anteriori e posteriori, ndr) maggiore di un’auto normale perché in quello spazio, sotto il pianale, si devono alloggiare le batterie. Quindi più l’auto è lunga, maggiore sarà l’autonomia ma questo cozzerebbe con le proporzioni di una compatta che deve restare entro la dimensione classica dei 4,2/4,4 metri di lunghezza. La soluzione che ho trovato sulla El Born è stata quella di collocare le ruote alle estremità del veicolo. In questo modo ho recuperato spazio per le batterie sotto al pianale senza allungare eccessivamente l’automobile”. L’altro problema viene dall’altezza del veicolo. “Le batterie, pur se sotto al pianale, hanno un elevato spessore. Quindi l’auto diventa più alta del normale. E questo scombina tutte le proporzioni estetiche. Per recuperarle ho adottato ruote di maggiore diametro che allo sguardo bilanciano la maggiore altezza del veicolo. Per questo la El Born, anche se è un crossover compatto cittadino ha ruote grandi come quelle di un Suv: da 705 mm di diametro invece che da 645 mm come ci si aspetterebbe su un veicolo di questa taglia».

Estetica e funzionalità

Le ruote però devono avere anche uno scopo funzionale su un’elettrica. “Vanno carenate, -spiega Mesonero - perché l’autonomia è l’aspetto più importante in un’auto a batterie. Ogni km guadagnato di percorrenza e? utile, per cui l’aero- dinamica e? importantissima. Perciò va ridotto il Cx complessivo. Sulla El Born abbiamo carenato i cerchi per ridurre i vortici che escono dalle ruote in movimento perché altrimenti creerebbero turbolenze che disturbano l’aerodinamica. Su un’auto tradizionale questo disturbo possiamo ignorarlo, qui anche se permette di guadagnare pochi km di percorrenza, è comunque utile». Infine la calandra. Per Mesonero una calandra piatta tipo Tesla è improponibile. “Bisogna dare una fisionomia all’automobile, la calandra è il viso dell’auto. Deve sorridere, avere un’espressione. Visto che non c’è una griglia forata, noi abbiamo creato sul metallo pieno una serie di fregi triangolari e tridimensionali per restituire alla calandra quella profondità che senza una vera griglia mancherebbe. Per questioni di omogeneità abbiamo poi ripreso sul montante posteriore lo stesso disegno a fregi triangolari”.

Lo spazio

Ultimo aspetto, l’abitacolo. L’assenza di un motore termico rende tutto piu? facile. C’è più spazio dentro per i passeggeri, ma c’è un’altra complicazione estetica. “Senza propulsore termico non serve un vano motore e quindi non è necessario un cofano lungo. Noi abbiamo allungato il montante anteriore inclinando di più il parabrezza. In questo modo abbiamo migliorato l’aerodinamica e anche creato un look “cab forward” cioé posto guida avanzato, che rende piacevole il look del profilo laterale dell’auto perché ricorda il design delle auto sportive del passato a motore posteriore”