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Countryman, la Mini più grande raccontata da chi l'ha fatta

"La mia convinzione che sta diventando una mia regola fissa è: le Mini non sono soltanto auto, rappresentano un qualcosa di unico, sono iconiche e devono essere pensate e disegnate come piccole invenzioni piene zeppe di segni distintivi. Questo il punto di partenza del mio lavoro sulla Countryman 2”.

Chi parla con entusiasmo genuino e una voglia di differenziare il proprio prodotto dalle altre auto di oggi è Oliver Sieghart, designer delle city-car inglesi, il “papà” degli interni della Countryman 2 che ha debuttato al recente Salone di Los Angeles.

Video: TEST SU STRADA DELLA MINI COUNTRYMAN

La Countryman, e questo è il primo aspetto che ha colpito tutti, non ha più niente a che vedere con la precedente in fatto di dimensioni ed ergonomia interna: ha una lunghezza maggiore di 20 cm rispetto a quella uscita nel 2010 (passa da 410 a 430 cm), è più larga di tre e ha un passo superiore di 8 cm. Sieghart sorride, questa mania di grandezza che è diventata una “smania” è paragonabile a una simpatica ossessione: “La Countryman è la prima Mini che può essere la... prima auto, e non la seconda, in una famiglia. Tutti mi chiedono: come avete lavorato, dal punto di vista estetico, per soddisfare le richieste ingegneristiche e tecniche di un’auto che doveva diventare più grande rispetto alla precedente? Semplice, mi sono detto: davanti al foglio bianco dovremo lavorare su una Countryman che volti pagina con il passato e passi da un segmento all’altro. Quattro metri e 30 centimetri la collocano, per dimensioni, equilibri stilistici e ingombri, in un altro settore, in quel segmento C occupato da rivali che devono essere combattute, però, con le consuete armi Mini. Ovvero l’originalità, la freschezza del design interno, la tradizione”.

Nel mirino c’è — inutile nasconderselo — la Audi Q2. E Sieghart lo ammette, senza problemi: “Certamente, non lo nego e sarebbe assurdo farlo. Però aggiungo: la Q2 ha una sua griffe stilistica, la Countryman viaggia con altre idee, rigorosamente Mini. Il frontale è più aggressivo e sfrontato rispetto a prima e la una griglia è molto... Cooper anche nelle versioni basiche. Pensate, poi, agli interni e osservateli bene: la caratteristica strumentazione Mini resiste ma è cambiata, ha dettagli e finiture diverse rispetto a prima. E poi le bocchette d’aerazione, non sono più tonde, ma quasi rettangolari per riprendere il design dei fari posteriori”.

Il lato iconico delle Mini nasce negli anni ‘60, secondo Sieghart, tedesco di nascita ma grande annotatore di quel mondo: “Recentemente ho visto alcune vecchie fotografie delle prime Mini in mano a personaggi celebri di quel favoloso decennio, dai Beatles a Peter Sellers. E mi sono convinto che la Mini di Issigonis sia stata un fenomeno sociale e di costume: non era soltanto un’automobile ma un piacere della vita. Noi abbiamo l’obiettivo di perseguire questa filosofia. Speriamo di farcela con questi modelli del nuovo millennio. Countryman in testa”.

Il lavoro stilistico sulla Countryman 2 è nato sì da un foglio bianco ma anche dallo studio di modellini tridimensionali: “Abbiamo incominciato a studiare la Countryman 2 quattro anni fa, nel 2012, quando il mondo stava apprezzando molto la prima generazione. E ci siamo detti: migliorarla non deve essere facile. Uno schizzo è pur sempre il primo strumento per disegnare un’auto ma poi amo molto studiare ed evolvere un progetto all’interno di celle 3D dove riesco a valutare le proporzioni e gli ingombri in modo ideale. Così sono nate le nuove bocchette d’aria di forma non più rotonda ma rettangolare per riprendere la forma dei fari. Lavorare su questo aspetto virtuale è uno dei segreti del mio staff. L’introduzione di un display touch a centro plancia, inoltre, ci ha fatto valutare molte cose e, così, siamo arrivati al nuovo strumento con cornice luminosa a Led e abbiamo introdotto una grafica aggiornata per visualizzare meglio le informazioni di bordo”.

BMW 2 Active Tourer 225xe, la prova

Anche l’idea di introdurre una versione ibrida — la Cooper S E All4 che adotta lo stesso power-train della “cugina” BMW 2 Active Tourer 225xe, con tecnologia plug-in (il tre cilindri 1.5 turbobenzina da 136 cv è abbinato a un motore elettrico sincrono da 88 cavalli per una potenza complessiva di 224 cavalli) — ha coinvolto Sieghart e il suo staff: “Dove siamo intervenuti in questa versione per differenziarla? In pochi ma fondamentali dettagli: per esempio nella zona del bocchettone, sulla griglia frontale e nel portellone dove abbiamo disegnato un logo specifico. Ma non chiedetemi se in in futuro ci sarà anche una Countryman sportiva a due porte, stile coupé. Ho sentito anche questa, in giro. Vi assicuro che in questo momento non stiamo lavorando su una Countryman con queste caratteristiche”.