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Hyundai Tucson 2018, rilancio da best seller: prova

"Non mi preoccupo futuro. Arriva così presto". Parole di quel gran genio di Albert Einstein. Se le poteva permettere, in Hyundai, altrettanto legittimamente, contano i fatturati. Ed è arrivato il momento anche per Tucson, il best seller in Europa, di rinnovarsi, nonostante il successo di una formula, per contenuti, design e qualità, decisamente indovinata. Arriverà sul mercato a settembre, tutta made in Europe. Tucson è disegnato, ingegnerizzato e costruito a Nosovice, in Repubblica Ceca. 

Il SUV sudcoreano di taglia media (4,48 metri di lunghezza) presenta in chiave rinnovata, le chiavi del suo successo. Design indovinato, energico ma armonioso, equipaggiamenti di livello e un alto rapporto qualità/prezzo. Mettere sul piatto, dopo il successo all’esordio nel 2015, una ricetta altrettanto efficace non era semplice. Per questo ogni intervento è stato mirato.

Lo sguardo è ancora più sportivo, più affilato. Ci sono nuovi fari full led, la Cascading Grille, nuovi parafanghi. Disponibili per la carrozzeria tre nuovi colori, Olivine Grey, Stellar Blue, Champion Blue.

L’abitacolo offre materiali soft touch, schermo flottante in stil tablet (ma non capacitivo) da 5”, 7” o 8” pollici. I sedili possono essere riscaldabili o ventilabili. Le sensazioni sono di una buona qualità generale, al pari dell’abitabilità. Il bagagliaio ha una capacità da 513 a 1503 litri.

I nuovi Diesel sono conformi alla norma Euro 6D Temp. Adeguati i 1.6 a gasolio con potenze da 115 e 136 cavalli. Più esuberante e il 2.0 Diesel da 185 cavalli disponibile anche con il sistema Mild Hybrid da 48 Volt. La trazione può essere anteriore o integrale (a partire dal Diesel da 136 cv).

Testato sull’entroterra e i saliscendi dell’interno della Catalogna, Tucson ha esibito un passo dignitoso anche con i due Diesel più compatti (280 e 320 Nm di coppia). Senza dubbio 115 e i 136 cavalli sono sufficienti per viaggi anche lunghi e pronti, anche se non poderosi, nei cambi di passo. Il cambio manuale è piuttosto preciso l’automatico è il  doppia frizione 7DCT (il 2 litri invece ha un 8AT).

La qualità c’è nelle forme e in movimenti. Di livello il comfort acustico e la tenuta di strada contribuisce alla tranquillità di guidatore e passeggeri nei trasferimenti. I Diesel sono elastici, adatti ai macinatori di chilometri. La tenuta è buona, il rollio è più che tollerabile per un “ruote alte”. Buona la dotazione di assistenza alla guida. Non cambia molto col top di gamma. Tucson Mild Hybrid sfrutta il generoso 2 litri Diesel e dispone del recupero dell’energia in rilascio. Va deto che  non marcia in modalità solo elettrica. Il gasolio, anche in questo caso, si conferma la soluzione più efficiente. L’aiuto elettrico è un plus, ma non certo la panacea.