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BMW Z1, la prima "Zeta" non si scorda mai

Le future BMW “zeta” saranno molto significative per la storia del marchio di Monaco. Se non altro per il fatto che la prossima Z4 sarà condivisa con Toyota, che a sua volta realizzerà una propria sportiva alla luce della partnership tecnica siglata un paio d’anni fa tra i due costruttori. Bisognerà soltanto attendere e vedere se i frutti del matrimonio saranno originali quanto la prima BMW “zeta” della storia, cioé il modello che poi ha dato il via alla saga delle varie Z3, Z4 e Z8. Sì perché la Z1, realizzata soltanto in 8000 esemplari fra il 1988 e il 1991, era veramente un oggetto speciale. Lo si notava al primo sguardo, per via della soluzione adottata per le portiere: due piccoli pannelli, con tanto di finestrini, che alla pressione di un tasto scendevano elettricamente incassandosi nella scocca. Quest’ultima proteggeva l’abitacolo per quasi metà dell’altezza totale della vettura, perciò era possibile viaggiare anche con le portiere abbassate per esaltare all’ennesima potenza la sensazione di aria e libertà tipiche di una spider. Ancora, la carrozzeria era interamente realizzata con materiali sintetici e la dozzina di componenti separati che fungevano da pelle esterna erano scomponibili singolarmente, col risultato che in mezz’ora e con una buona manualità era possibile denudare completamente la vettura. Sotto di essa si celava poi un pianale a sandwich incollato alla monoscocca in acciaio, realizzato in un materiale composito di fibre. Insomma, un progetto avveniristico e molto ricercato (ad opera di Ulrich Bez, poi passato alla Porsche e infine diventato CEO di Aston Martin), che rese la Z1 una vettura di immediato successo nonostante il prezzo non fosse per nulla popolare, 85 milioni di lire pari a 20 milioni in più della M3 dell’epoca, quella con il 4 cilindri 2.3. Proprio il motore era però la componente più controversa della Z1. Nonostante fosse un giocattolo per divertirsi e basta, con un assetto piatto e rigido per divorare le curve, il propulsore scelto era il tranquillo 6 cilindri in linea di 2.5 litri da 170 cavalli. Il quale era in grado sì di garantire buone prestazioni (0-100 in 7”68), giacché favorito dalla massa contenuta della vettura (1290 kg effettivi), ma aveva un’erogazione un po’ piatta e troppo vellutata, buona per la berlina 325i ma non per un modello così improntato alla sportività. Avrebbe meritato un motore più potente e cattivo, proprio alla luce delle doti telaistiche che prevedevano schemi derivati dalla Serie 3 e una eccellente ripartizione dei pesi (49-51%) dovuta anche al cambio a 5 marce in posizione transaxle, cioé al retrotreno. Tra i pregi prestazionali si segnalava, per l’epoca, la potente frenata con spazi d’arresto contenuti, mentre di contro non erano eccelsi i consumi, con medie effettive che difficilmente superavano i 10 km/litro. Oggi la Z1 rappresenta senza dubbio un ottimo investimento, vista la tiratura relativamente limitata e l’originalità tecnica. Meglio farci un pensiero subito prima che le quotazioni arrivino alle stelle...