La Fiat Panda è un’icona dell’automobilismo italiano, seconda (forse) solo alla Fiat 500. Non stupisce quindi che l’arrivo sul mercato di una nuova generazione dell’utilitaria torinese generi attesa e alte aspettative. Di fatto, la prima generazione della Panda, quella del 1980, ha fatto in quegli anni quello che qualche decennio prima aveva fatto la 500, motorizzando un intero Paese e divenendo con il tempo un simbolo di libertà, di emancipazione e una vera e propria icona del made in Italy. Oggi, a oltre quarant’anni da allora, il fascino e il valore simbolico di questo modello resta del tutto immutato, soprattutto per noi italiani.
Grande Panda, Panda e Pandina...
Va da sé, quindi, che lanciare una nuova vettura con questo nome e con il chiaro intento di ispirarsi proprio a quella mitica Panda degli anni Ottanta è una sfida impegnativa. Eppure, in Fiat pare ci siano riusciti, mettendo in campo una strategia interessante. La nuova grande Panda, infatti, non arriva sul mercato per sostituire la Panda attualmente in commercio dal 2012, ma le si affianca ponendosi rispetto a questa come un modello a se stante. Più grande, più spaziosa, più moderna. Lo stesso posizionamento di mercato è differente: la vecchia Panda, che ora assume il nome di Pandina, apparteneva al segmento delle citycar, mentre la nuova grande Panda si posiziona un gradino più sopra entrando nell’agguerrito segmento B del mercato e andando così a colmare quel vuoto lasciato qualche anno fa da un altro modello iconico di casa Fiat, ovvero la Punto.
Il servizio completo è sul prossimo numero di Auto, in edicola il 14 maggio, oppure qui in edizione digitale.