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Il viaggio di Opel dalla Monza alla Grandland

Mark Adams è un londinese alto e magro, che sa tenere la scena come un vero artista. Non rappresenta un’eccezione nel mondo dei designer, dato che ci vuole una forte personalità per guidare squadre sempre più nutrite alla ricerca di uno stile che colpisca, piaccia e faccia vendere le automobili.

È lui il faro della Opel in una fase in cui si è trattato di cambiarne la rotta estetica. Ed è sempre lui che sta per affrontare, sempre sotto il profilo stilistico, l’assorbimento del marchio da parte del gruppo PSA. Adams non si fa pregare quando si tratta di affrontare quelle che possono essere le conseguenze di un’acquisizione di fondamentale importanza nel mondo dell’auto: “Noi abbiamo – dice – una chiara visione di come deve essere la nostra immagine di marca. La Opel, e la Vauxhall nel Regno Unito, hanno un valore e noi siamo in viaggio. In viaggio perché abbiamo lavorato duramente per ricostruire un’immagine che, in tutta onestà, ha avuto qualche problema in passato. Come detto, abbiamo una chiara visione di dove dobbiamo andare, che si è cominciata a intravedere in concept come la GT e la Monza. Detto questo, non vediamo motivi per cambiare la direzione che abbiamo preso”.

- Personalmente, cosa pensa possa succedere con l’acquisizione dell’Opel?
“Penso che il miglior modo di rispondere a questa domanda è andare a vedere la Crossland X che ha debuttato a Ginevra, e ovviamente anche la Grandland X che sta per arrivare. La Crossland X è in tutto e per tutto una pura Opel e sono certo che il cliente la percepirà come tale. Anche se è stata realizzata in collaborazione con il gruppo PSA. Sotto il profilo del design non vedo alcuna complicazione, nessun problema relativo alla direzione che abbiamo voluto dare allo stile. La Crossland X mostra come possiamo rendere di successo l’acquisizione, che peraltro ci permette di intravedere molte opportunità”.

- Pensa dunque che i cambiamenti saranno più di natura meccanica che estetica?
“In linea di massima dobbiamo aspettarci delle novità sottopelle. Al momento attuale nessuno sa con esattezza quali sono i termini e le condizioni di sviluppo della cessione. Come ho però detto, basta osservare la Crossland X per capire come si possa continuare a realizzare un mezzo che è tipicamente Opel anche all’interno del nuovo gruppo”.

- Parlando specificamente della Crossland X, quali sono state le maggiori difficoltà nel disegnarla?
“La sfida è stata interessante, perché c’è stato un chiaro e rapido calo di vendita delle monovolume. Il loro segmento era il più importante in Europa, ma le consegne sono diminuite in modo drammatico. Con la Crossland X abbiamo cercato di combinare in un solo veicolo la parte migliore di un suv, una monovolume e una berlina. Da una parte c’è la solidità di un Suv, sottolineata da robustezza e posizione alta di guida. Abbiamo poi interni, spazio e versatilità come su una monovolume. Stilisticamente abbiamo aggiunto una linea del tetto che sembra sospesa come sulla Adam, che aggiunge spontaneità e senso del movimento alla linea. Tutti questi elementi sono combinati insieme in maniera riuscita, secondo noi. Anche grazie allo stile, pensiamo che possa avere molto successo presso le giovani famiglie”.

- Guardando al passato, quali sono le sue auto preferite?
“Ne ho un paio che porto nel cuore. La prima è la Lamborghini Miura, se vogliamo la prima supercar a motore centrale della storia, di cui ho un modellino nel mio ufficio. E, oltretutto, sono l’unico autorizzato ufficialmente ad averne uno! La seconda è ancora una vettura sportiva, la Jaguar E-Type che ha superfici bellissime che si sviluppano con proporzioni che danno movimento. Sono due vetture degli anni ’60 che forniscono una testimonianza di quanto belle potessero essere quelle auto pur rispettando una grande tecnologia. E oggi io ho questo obiettivo: avere il massimo della tecnologia senza sacrificare la bellezza di un’auto. È un indirizzo che spero si possa vedere anche nelle nostre auto”.

- È più facile fare il designer oggi o in passato?
“Secondo la mia esperienza, ed ero molto giovane negli anni ’60 per dirlo con esattezza, è molto più difficile adesso a causa di tutte le normative di sicurezza che ci legano le mani in molti modi. Anche le richieste del business, con parametri economici da rispettare e una competizione più elevata tra i costruttori, rendono tutto molto più difficile. Nello stesso tempo, penso che, insieme alla squadra, dobbiamo accettare la sfida e superare gli ostacoli. Uso sempre l’analogia con gli ingegneri della F.1. Succede spesso, anche se non quest’anno, che regole e burocrazia cerchino di rallentare le monoposto, ma alla fine della stagione le vetture sono più veloci che al termine dell’anno precedente. Si tratta di superare gli ostacoli e andare avanti. Ci sono ostacoli nel mondo che si sviluppa, ma non bisogna vederli come tali ma piuttosto percepirli come opportunità”.