Lancia Delta 1.6 Multijet DPF Platino

Lancia Delta 1.6 Multijet DPF Platino

di Redazione

13.11.2008 ( Aggiornata il 13.11.2008 10:34 )

Prestazioni

Meglio rilassarsi che spingere sul gas

Non chiedetele un comportamentosportivo. L’assetto,molto soft,privilegia il confort lasciando troppo spazio al rollio a scapito dell’agilità. Le reazioni del nuovo sterzo attivo richiedono una certa assuefazione

La seduta è relativamente bassa, ma non al punto da costringere a guidare infossati. Anche perché le regolazioni vantano un’estensione sufficiente per sistemarsi al meglio, in funzione delle preferenze individuali. Con un solo limite relativo alla visibilità e riconducibile all’attacco piuttosto avanzato del montante anteriore che “chiude” un poco il campo visivo. La generosità del corpo vettura e la ricchezza delle dotazioni hanno finito per spingere in alto il peso della Delta, che sull’esemplare provato è risultato addirittura superiore alla tonnellata e mezzo: inutile dunque attendersi particolare brio in presenza del Multijet 1600 che, peraltro, rappresenta la motorizzazione di base sul fronte diesel. Il motore non manca di coppia, che anzi esce già a regimi piuttosto bassi e con una buona progressione, ma a dispetto del discreto allungo (la spinta cala solo dopo i 4000) la risposta non risulta né prontissima, né vivace. Lo testimoniano bene i tempi decisamente non esaltanti registrati in ripresa, che pagano pure la relativa lunghezza dei rapporti al cambio: il finale sviluppa oltre 55 orari per 1000 giri, ma riesce comunque ad aggiungere qualcosa alla velocità di punta, portando la Delta a quasi 190 orari.

Nel complesso il quadro prestazionale appare tutt’altro che esaltante, e tale da rimandare alle motorizzazioni di taglia superiore (che in famiglia non mancano) gli amanti dello sprint, come ad esempio i nuovi 2.0 Multijet da 165 cv e il 1.9 TwinTurbo Multijet da 190 cv. Del resto, anche come comportamento stradale la berlina torinese denota una marcata vocazione turistica: le regolazioni di assetto, chiamate a garantire a dovere il confort, finiscono per lasciare parecchio spazio al rollio che, tra l’altro, emerge con sostanziale progressività. Sicché, sin quando si guida in maniera lineare le risposte dell’autotelaio risultano gradevolmente “pulite”. Ma non è il caso di forzare gli inserimenti in curva, che hanno quale risultato soltanto di far emergere un evidentissimo sottosterzo. Insomma, meglio dimenticarsi la guida sportiva, anche per le caratteristiche stesse del corpo vettura che paga in agilità il sensibile allungamento del passo.
La già citata morbidezza di assetto lascia spazio, poi, a un certo ritardo nei riallineamenti del retrotreno, con un bel lavoro per il controllo della stabilità in caso di correzioni violente.

Le rivali

Audi A3 Sportback



Bmw 118d


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