Alfa Romeo MiTo 1.4 Turbo Distinctive

Alfa Romeo MiTo 1.4 Turbo Distinctive

di Redazione

26.11.2008 ( Aggiornata il 26.11.2008 10:50 )

Prestazioni

È bassa, la posizione di guida, ma senza esagerare: quel che basta per sistemare il volante in linea con le spalle. La pedaliera è a posto e il sedile supporta bene: peccato che quando la marcia aumenta il ritmo, lo schienale non riesca a contenere al meglio il busto. Per le gambe, invece, è facile trovare validi ancoraggi anche se, a seconda della posizione adottata, qualcuno può trovarsi col ginocchio destro che litiga col profilo del tunnel centrale. Quanto alla visibilità qualche limite c’è, ma viste le ridotte dimensioni delle superfici vetrate, laterali e di coda, ci si poteva anche attendere di peggio.

Eccellente il lavoro del Q2 elettronico, in grado di annullare le "smusate" in maniera del tutto simile a un autobloccante tradizionale.

Inusuale la posizione della chiave, col blocchetto che spunta frontalmente dalla plancia. Ma quando la giri, capisci subito che il sound è quello giusto: il lavoro condotto per accordare aspirazione e scarico lo ha fatto diventare pieno, corposo, secco nell’accompagnare la caduta di giri nelle cambiate. Oltre a suonare bene, il 1400 turbo è anche pronto nel rispondere, soprattutto se si utilizza la vettura in modalità Dynamic (la conversione è possibile fino a 100 km/h), ampiamente consigliata quando la strada si distende e il traffico si dirada. Così, la spinta del motore acquista più carico. Peccato solo si esaurisca un po’ troppo in fretta: si affievolisce quando i giri aumentano, tanto che non ha neppure senso tirare le marce fino ai 6500 del limitatore. Meglio cambiare prima, attorno ai 5500, quando il numero di barre illuminate, nel manometro del turbo, comincia a diminuire. Con il passaggio alla modalità più sportiva migliora pure lo sterzo: il comando acquista carico, offre una maggiore sensazione di contatto con la strada e, tutto sommato, appare anche all’altezza per prontezza e precisione. Ma la vera differenza viene dal supporto garantito dall’autobloccante elettronico, rivelatosi davvero efficace nel riportare la vettura su linee più interne, in accelerazione. Tanto da offrire sensazioni del tutto innaturali per una trazione anteriore: affondi il gas e invece di allargare col muso la MiTo va a chiudere la traiettoria. Certo, le “pinzate” sui freni fanno inevitabilmente perdere qualcosa in accelerazione, ma l’intervento dell’elettronica è semsegue pre lineare, non comporta strappi e dunque non va a inficiare la linearità di marcia.

Con il DNA è possibile variare l'azione dei sistemi elettronici.

Per parte sua, neppure il controllo della stabilità disturba più di tanto. Anzi, frenando intensamente con la vettura non perfettamente in linea lascia spazio a movimenti di imbardata che addirittura possono creare un minimo di apprensione. In ogni caso, la risposta del comando risulta pronta e i freni potenti, capaci di garantire spazi di arresto contenuti e di conservare una buona efficienza anche quando li si fa lavorare a ripetizione. Fra i comandi, l’unico un po’ sottotono è il cambio: precisione e sincronizzazione non gli fanno difetto, ma l’escursione della leva non è delle più brevi. In linea generale, comunque, ci sono tutte le premesse per una guida divertente e brillante: le dimensioni compatte favoriscono la rapidità nei cambi di direzione: anche quelli più rapidi avvengono senza innescare reazioni fastidiose. L’assetto non è esageratamente rigido, sicché nella prima fase di inserimento si avverte un minimo di cedevolezza, poi l’appoggio si conferma preciso e permette di controllare al meglio linee e movimenti della vettura.

La MiTo è veloce e silenziosa.

Le controindicazioni sul fronte del confort si materializzano soprattutto quando il fondo stradale è afflitto da lievi sconnessioni verticali: sul pavé, in particolare, la vettura sembra rigidissima, incapace di assorbire le oscillazioni indotte dal fondo stradale, mentre avvallamenti e ostacoli di maggiore ampiezza vengono digeriti con ben altra disinvoltura. Sul fronte rumore il bilancio risulta decisamente positivo, grazie al buon isolamento sia rispetto alla strada sia rispetto ai disturbi di natura aerodinamica. E per quanto corposa, la voce del motore non diviene mai invadente.

Lo sterzo assicura un ottimo feeling


Quanto alle prestazioni, infine, la MiTo si difende bene, soprattutto in ripresa, dove il turbo in pratica non manca mai. Tuttavia, almeno per adesso, l’ultima creatura Alfa non può certo definirsi la prima della classe: per tener testa alle concorrenti meglio dotate occorre qualcosa in più, soprattutto sul fronte motore. Per questo però occorrerà attendere: almeno un anno ancora.

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