Seat Ibiza Style 1.4 TDI DPF

Prestazioni

Il primo contatto non è proprio dei più intriganti: al minimo, soprattutto a motore freddo, il battito del turbodiesel a iniettorepompa è intenso come non capitava di sentire da tempo. E in accelerazione, il suono che l’accompagna dichiara inequivocabilmente la disparità del numero di cilindri.
Se non altro, va sottolineato il buon lavoro fatto per isolare al meglio il corpo vettura dalle vibrazioni che abitualmente affliggono simile frazionamento: non se ne trova traccia neppure al minimo. E di per sé, occorre riconoscere al 3 cilindri VW la disponibilità di un buon brio, almeno quando il turbo è attivo. Il problema è che questo accade soltanto quando si oltrepassano i 2000 giri, e che la spinta emerge comunque con un certo ritardo, rispetto alla pressione sull’acceleratore. In più, c’è da fare i conti con una scelta di rapporti smaccatamente rivolta a contenere i consumi: ne segue che i suddetti 2000 giri, in quinta, corrispondono a 110 km/h, e dunque anche in autostrada il minimo rallentamento da traffico finisce per costringere alla scalata. Ma il problema si ripresenta tal quale nelle marce inferiori, seconda compresa: troppo lunga, per esempio, per sostenere la risposta in uscita da un tornante. Il risultato a questo punto è scontato: ci si può scordare di guidare in scioltezza, per sostenere il ritmo e non trovare il vuoto quando si preme sul gas occorre tener d’occhio il contagiri e spingerlo sin quasi ai 4500, quando il motore inizia a calare vistosamente, per poi sbrigarsi a lavorare con il cambio. Il quale fa la sua parte decorosamente: i movimenti della leva non sono dei più brevi, ma gli innesti si rivelano fluidi, anche maltrattandolo un po’.
Degli altri comandi, lo sterzo migliora col crescere della velocità: per quanto paradossale possa sembrare, è a bassa andatura che trasmette informazioni molto modeste sul contatto con la strada. Peraltro, risponde con buona prontezza, a volte anche un po’ troppo in fase di riallineamento. Meglio i freni, nel complesso: risposta pronta, pedale consistente, e soprattutto spazi di arresto di ottimo livello, con il conforto di una vettura priva di inclinazioni al serpeggiamento, composta anche quando la differenza di aderenza è sensibile o l’allineamento delle ruote imperfetto. Altrettanto piacevole risulta il comportamento della vettura, grazie alla solidità nell’appoggio dell’avantreno e alla conseguente rapidità nel seguire i cambi di direzione, a dispetto di una gommatura di intonazione chiaramente turistica: l’Ibiza, insomma, si rivela agile, reattiva e composta, cosa che fa rimpiangere ancora di più il fatto di non avere per le mani uno sterzo più fedele, e soprattutto un motore capace di garantire risposte più progressive. Come già accennato, nell’accoppiata motore/ cambio è stata fatta una scelta rivolta a limitare i consumi.
E da questo punto di vista non si può negare che i risultati ci siano, sotto forma di percorrenze medie sempre superiori ai 15 km/litro, e allungabili senza troppa difficoltà sino ai 17/18, valore che si registra anche nell’impiego autostradale a velocità codice, cui corrispondono 2300 giri di quinta. D’altronde, anche le sospensioni propongono regolazioni tutt’altro che esasperate, tali dunque da lasciar spazio a qualità di assorbimento di buon livello, premessa per un quadro di confort tutto sommato apprezzabile: l’unico disturbo rilevante viene dalla già citata, poco gradevole sonorità del propulsore in fase di accelerazione. A velocità stabilizzata invece i livelli di rumore rientrano nei livelli abituali, mai tali da infastidire seriamente la marcia. Una nota infine per il posto di guida, di orientamento altrettanto turistico: sedili dall’appoggio ampio e tutt’altro che costrittivi, anzi, persino un po’ carenti nel supporto laterale. Niente da eccepire, insomma, se non fosse che quest’Ibiza a metà strada fra il turistico e il risparmioso è stata battezzata Sport Coupé: denominazione che può trovare piena giustificazione solo con ben altra dotazione, motoristica e non.