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Auto a guida autonoma: 60 sindaci italiani pronti alla sperimentazione

© Timo Wielink, Unsplash

Sessanta sindaci italiani sono pronti a trasformare le loro città in laboratori di sperimentazione per le auto a guida autonoma, raccogliendo l’appello lanciato a Milano dall’europarlamentare Pierfrancesco Maran. Una risposta forte e corale a un vuoto evidente: la mancanza di una strategia nazionale ed europea chiara e coerente.

Durante l’incontro “Guida autonoma: l’Italia in prima fila”, tenutosi il 14 luglio al MEET Digital Culture Center, amministratori locali di grandi e piccoli comuni hanno manifestato la volontà di guidare il cambiamento tecnologico della mobilità, con l’obiettivo ambizioso di rendere l’Italia un riferimento continentale nel settore.

L’Europa arranca mentre Usa e Cina volano

Se da un lato cresce l’entusiasmo politico, dall’altro i numeri raccontano una realtà preoccupante. Waymo negli Stati Uniti gestisce oltre 250.000 corse pagate a settimana, mentre la Cina conta più di 120 milioni di chilometri di test e ben 20 città pilota. L’Europa, al contrario, si disperde in 400 micro-progetti frammentati, con quadro normativo incoerente tra i 27 Stati membri. In Italia, poi, la situazione è ancora più critica: nessuna compagnia assicura le auto autonome per il servizio pubblico e le procedure di omologazione restano un freno.

Come ha sottolineato Maran, il nuovo Codice della Strada, approvato nel 2024, «è l’ultimo del vecchio secolo, non il primo del nuovo». E mentre i colossi internazionali investono miliardi, l’Italia non riesce neppure a far partire test su robot per le consegne senza affrontare montagne di burocrazia.

Le città vogliono guidare il cambiamento

sindaci firmatari dell’appello, da Beppe Sala (Milano) a Stefano Lo Russo (Torino), vedono nella guida autonoma una soluzione concreta ai problemi urbani: mobilità per anziani e disabili, collegamento delle periferie, riduzione del traffico e dell’inquinamento.

L’assessora torinese Chiara Foglietta ha evidenziato il potenziale della guida autonoma per migliorare la logistica urbana e l’ultimo miglio, mentre la collega milanese Arianna Censi ha denunciato le assurde complicazioni burocratiche: «Sembra di dover andare su Marte per avviare un test».

Il dibattito europeo: fra rassegnazione e rilancio strategico

Il convegno ha acceso il confronto tra due visioni opposte. Da una parte Giorgio Gori, europarlamentare PD, ha lanciato un monito sulla competitività europea, invitando a evitare gli stessi errori commessi con cloud e intelligenza artificiale: «Non siamo buoni a produrre, ma potremmo eccellere nell’applicare tecnologie sviluppate altrove».

Di tutt’altro parere Benedetta Scuderi, eurodeputata dei Verdi, secondo cui «l’Europa non può rinunciare a essere protagonista». La guida autonoma, ha detto, può e deve diventare uno strumento per accelerare la transizione ecologica, favorendo la condivisione e riducendo l’impatto ambientale rispetto ai modelli americani basati sull’auto individuale.

Nonostante le divergenze, entrambi hanno riconosciuto che l’Europa deve concentrarsi su progetti solidi e coerenti, citando la proposta di Maran: finanziare solo i progetti che coinvolgano almeno 100 veicoli in quattro paesi.

Serve una strategia unitaria: il tempo sta per scadere

Il dibattito ha fatto emergere una verità innegabile: senza regole comuni, visione industriale e investimenti mirati, la guida autonoma resterà un’occasione persa per l’Europa. E l’Italia, che pure ha esperienze importanti come i test ATM a Milano o quelli condotti a Modena e Torino, rischia di restare ai margini.

Secondo Maran, «non si tratta di tecnologia che arriverà domani, ma di una rivoluzione già in corso». Eppure, senza assicurazioni, senza autorizzazioni chiare, senza omologazioni rapide, anche la buona volontà di 60 sindaci non basta a trasformare la visione in realtà.

Una sfida europea, non solo tecnologica ma politica

La partita della guida autonoma non riguarda solo la mobilità. Riguarda la capacità dell’Europa di governare il proprio futuro industriale e tecnologico, coordinando politiche pubbliche e risorse private.

Come ha ricordato Gori, il modello Apci per i semiconduttori dimostra che si può creare innovazione anche partendo da una posizione di svantaggio, purché si scelga una strategia chiara e condivisa.

La guida autonoma è il banco di prova perfetto per capire se l’Europa sarà soggetto o spettatore della rivoluzione tecnologica globale.

60 sindaci non bastano: ora tocca alla politica fare la sua parte

L’appello dei primi cittadini è un atto di coraggio e visione, ma non può restare isolato. Serve un salto di qualità da parte del Governo italiano e delle istituzioni europee, che devono:

  • Definire un quadro normativo omogeneo e aggiornato
  • Facilitare l’accesso alle assicurazioni e ai permessi di test
  • Sostenere economicamente progetti ambiziosi e interconnessi
  • Coinvolgere i cittadini in modo trasparente per costruire fiducia

Solo così l’Italia potrà davvero diventare leader nella mobilità del futuro, e non restare un semplice osservatore dei successi altrui.